Il grande incontro diocesano «Sante subito», articolato in tre piazze del centro cittadino e conclusosi in piazza del Duomo, tra animazione, musica, testimonianze e preghiera, con la presenza dell’Arcivescovo

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di Annamaria Braccini

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«La promessa dell’affidabilità reciproca è una resistenza alla condanna alla solitudine che intristisce il mondo. La catena che unisce le generazioni, che genera futuro e chiede a Dio il vino buono, è una resistenza alla paura che fa invecchiare e considera i bambini come un’imprudenza».

Quell’ «imprudenza», per usare le parole dell’Arcivescovo, che, invece, nei volti dei tanti bimbi e bimbe seduti semplicemente a terra, davanti a lui e a un Duomo maestoso e magnifico, è l’immagine di una benedizione e della speranza nel domani. Simbolo della famiglia «che resiste» offrendo il suo contributo alla società e alla vita, di quella «catena di generazioni» capace, pur tra inevitabili difficoltà, di «smusare gli spigoli» e di andare comunque avanti.  Come le famiglie, dai piccolissimi ai nonni, che quando in piazza scatta l’appello, «Famiglie della diocesi di Milano fatevi sentire», lo fanno con un fragoroso applauso.

Il grande e atteso incontro delle famiglie “Sante subito”, svoltosi per un intero pomeriggio in 3 diverse piazze del centro di Milano, per poi concludersi con l’evento in piazza del Duomo, non poteva che essere una festa e lo è stata, ma avuto il sapore anche di un ritrovarsi mettendo (o rimettendo) al centro il senso autentico della famiglia come luogo in cui costruire «un domani promettente, contro l’egocentrismo» oggi dilagante. 

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La festa 

E così le 2800 sedie poste davanti alla Cattedrale non sono bastate per i 3500 partecipanti che, provenendo dall’intera Diocesi, non hanno voluto mancare a questo appuntamento promosso quale contributo con cui la Chiesa di Milano ha inteso prendere idealmente parte al X Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma dal 22 al 26 giugno, con il Papa.

Un momento, quello milanese, preparato con cura nelle diverse Zone, grazie all’impegno del Servizio diocesano per la Pastorale della Famiglia, e che ha riscosso subito successo sia sul territorio che nell’happening-clou articolato nell’animazione realizzata da diversi gruppi e associazioni nelle piazze San Fedele, Sant’Alessandro e Santo Stefano, tra giochi, karaoke, tombole, musica e tanta allegria.          

Poi tutti insieme verso il Duomo, dove la festa è continuata con la presenza dell’Arcivescovo – accanto a lui, don Mario Antonelli, vicario episcopale di Settore, don Massimiliano Sabbadini, Paolo e Maria Zambon, responsabili del Servizio familiare della Diocesi – dei vicari episcopali di Zona, delle autorità, presente tra altri, l’assessore del Comune di Milano, Marco Granelli con la fascia tricolore in rappresentanza del Primo cittadino.

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D’altra parte, gli ingredienti giusti per una serata indimenticabile ci sono stati tutti: il megaschermo (con traduzione simultanea i lingua Lis), l’animazione della Fom, che ha fatto ballare grandi e piccoli sulle note dell’Inno dell’oratorio feriale 2022 “Batticuore”, gli intermezzi musicali proposti dal cantante italo-togolese Arsene Duevi con il suo coro, tra cui il bel canto, “We believe in love”, inno del X Incontro Mondiale; la conduzione coinvolgente e da par suo del noto attore Giovanni Scifoni – magistrale la sua interpretazione della vita di santa Francesca Romana -, l’icona biblica delle Nozze di Cana, le 4 video-storie di altrettanti nuclei familiari. Brevi filmati cui si sono aggiunti quello che ha ricordato la visita di papa Benedetto XVI a Milano 10 anni fa, in occasione della VII Incontro Mondiale e la registrazione dell’Angelus di papa Francesco nel giorno della Santa Famiglia di Nazaret, in cui il Santo padre, invitando a vivere gli eventi nelle singole diocesi, aveva definito la famiglia «il nostro tesoro, la storia da cui proveniamo», perché «Dio non ci ha creati condottieri solitari».

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Le storie

4, appunto, le vicende di vita autentica attraverso le quali famiglie normali si sono raccontate con le “Promesse e promesse di Elena e Damiano, 29 anni entrambi ingeneri, sposi dal 3 ottobre 2020. «Avere invitato Gesù ha fatto diventare il nostro matrimonio il luogo della sua presenza nella speranza certa che in futuro ci sarà sempre del bene»; con “Dentro e oltre la crisi” di Flavia e Claudio, direttori del Centro pastorale della famiglia di Mantova, sposatisi rispettivamente a 16 e 18 anni con un bimbo in arrivo, Yuri, e che non hanno mai smesso di tenere vivo il loro vincolo coniugale, nato come “riparatore” e ora solidissimo.

E, ancora, con la “Grazia straripante” di Vera e Andrea, testimoni di «un continuo cammino di speranza» nel quale, non potendo avere figli, hanno scelto di adottare Chiara, oggi affetta da una rara malattia disabilitante. E, infine, con lo “Stupore continuo” di una famiglia composta da genitori e 4 figli, uniti dalla presenza di una nonna modernissima e dalla condivisione quotidiana delle esperienze (video disponibili sul canale YouTube ChiesadiMilano).

L’intervento dell’Arcivescovo

Dopo la lettura del Vangelo delle Nozze di Cana, la riflessione dell’Arcivescovo si annoda intorno all’immagine dell’anello, simbolo di fedeltà, in riferimento al semplice anello “Tucun”, un manufatto artigianale tipico dell’Amazzonia divenuto per indios e schiavi anche emblema di coraggio e resistenza silenziosa, che viene donato, in conclusione, a tutti i partecipanti. 

«L’anello è la promessa. Due persone che si impegnano con una promessa affidabile possono affrontare tutti giorni della vita e sostenere tutte le prove. Nella promessa è iscritto l’impegno di fedeltà, il legame è affidabile perché dura nel tempo, in ogni stagione della vita. Le persone che si scambiano gli anelli sono legate alla storia che le ha precedute e si predispongono a scrivere la storia futura: nel bene e nel male l’anello porta le tracce di quello che è stato. La catena è solida e affidabile perché si aggancia al principio, alla promessa di Dio». Al Signore che non fa mancare mai il vino buono perché «per quanto ci si impegni, la buona volontà non basta: il vino finisce presto e la festa è presto in pericolo. Ma se ci si aggancia a Gesù, allora anche l’acqua può diventare vino, anche il feriale può diventare festa», sottolinea il vescovo Mario.

Vivendo quella festa di ogni giorno che è feconda e promettente per il domani. «Nella coppia che condivide la vita e i sogni, i propositi e i progetti, è accolta come una benedizione la vita, i bambini, il futuro dell’umanità. I bambini trovano serenità e buone ragioni per diventare uomini e donne perché si agganciano a una catena che li trattiene sempre non li lascia precipitare nel vuoto».

E questo, «non perché i genitori sono perfetti, ma perché sono uniti e ci si può agganciare a loro».

«Io – spiega ancora l’Arcivescovo – non ho mi visto un nello quadrato, perché non è adatto per essere messo al dito. Il patto che unisce l’uomo e la donna richiede che il quadrato diventi rotondo, che si lavori sugli angoli perché non vi siano spuntoni che feriscono, ma prendano la forma del cerchio. Per sostenere un legame che affronti le diverse stagioni e i giorni della vita è necessario sostituire i giochi dei bambini, gli anelli di carta, con il materiale resistente. La famiglia unita dall’anello è pronta anche per la resistenza».

«L’impresa di arrotondare l’anello è una resistenza alla tentazione dell’egocentrismo che fa valere i propri spigoli come diritti e non si cura dell’angoscia che genera nei figli e nelle figlie la cattiveria, la separazione dei genitori».

Ormai è sera inoltrata quando, come appunto in una vera unica famiglia, si recita tutti insieme la preghiera del X Incontro Mondiale delle Famiglie.

 

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