Don Massimiliano Bianchi ha trascorso tre anni come missionario “fidei donum” in Francia, nel Santuario del patrono dei parroci nei pressi di Lione. Ecco la sua testimonianza
Ad Ars-sur-Formans, di fianco a Lione, la Basilica che custodisce le reliquie del Santo Curato d’Ars – patrono di tutti i parroci – è un luogo di pellegrinaggio che accoglie circa 450 mila persone all’anno, soprattutto francesi, ma con una presenza non trascurabile di consacrati provenienti da tutti i continenti.
Nel 2018 l’allora Rettore – père Patrice Chocholski – dopo l’incontro dei Missionari della Misericordia a Roma con il Santo Padre approfittò dell’annuario distribuito in quell’occasione dal Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione per domandare ad alcuni sacerdoti la loro disponibilità a recarsi ad Ars per le confessioni e l’accoglienza dei fedeli in francese e in altre lingue.
Nel 2019 l’arcivescovo Mario Delpini rispose positivamente alla richiesta di monsignor Pascal Roland, vescovo di Belley-Ars, di poter ricevere per il periodo di un anno (poi rinnovato per altri due) la presenza di un prete ambrosiano a servizio del Santuario del Santo Curato.
Missionario della Misericordia
Si tratta di don Massimiliano Bianchi, ordinato nel 2004 nel Duomo di Milano e nominato Missionario della Misericordia da papa Francesco durante il Giubileo straordinario del 2016: dal settembre 2019 all’agosto 2022 ha svolto il suo ministero come missionario fidei donum in Francia.
«Ad Ars accogliamo pellegrini e turisti da ogni parte del mondo – racconta don Massimiliano -. Ci sono coloro che capitano qui per caso, per aver visto il pannello indicante il villaggio del Santo Curato sul pannello dell’autostrada. Ci sono coloro che vi transitano come piccola, ma significativa tappa del loro itinerario che comprende le vicine mete di Lione, Taizè o Paray-le-Monial. Ci sono coloro che trascorrono qualche giorno di ritiro spirituale o anche una settimana intera di esercizi, dopo aver percorso qualche ora di viaggio o anche migliaia di chilometri…».
Anche dalla Nuova Zelanda
Se la maggior parte dei visitatori sono francesi, non mancano presenza significative di seminaristi e di sacerdoti stranieri, e sul podio svettano tedeschi, italiani e polacchi. «Mi è capitato di accogliere o di confessare preti appena ordinati in Nuova Zelanda, che venivano qui a celebrare una delle loro prime Messe; così come sacerdoti o vescovi dell’America Latina, dell’Africa, da ogni angolo del globo. Delle volte grandi comitive di viaggi organizzati, altre volte piccoli gruppi che venivano senza preavvisare: l’Italia del nord è relativamente molto vicina a Lione (più che la stessa Parigi): in cinque ore di automobile si arriva a Milano…».
L’incarico di un cappellano prevede la celebrazione delle Sante Messe, le confessioni, le conferenze e le visite guidate: don Massimiliano ha svolto tutto questo in francese e in italiano, oltre che occasionalmente in altre lingue (soprattutto l’accoglienza e le confessioni: in inglese, spagnolo e tedesco, in ordine decrescente di padronanza della lingua).