Un territorio con una popolazione che invecchia, a maggioranza femminile, poco incline a sposarsi e generare figli, dove cresce la presenza di immigrati e il lavoro nelle grandi industrie ha lasciato il posto all’impiego nei servizi. E dove i disagi sociali trovano risposte in una rete ramificata di solidarietà.

di Rosangela LODIGIANI

Milano-Bresso_Airport_(aerial_view)

Dal punto di vista demografico, il Decanato di Bresso (Zona pastorale VII) è caratterizzato da una popolazione sempre più anziana, femminile, che invecchia e vede assottigliarsi le fasce d’età più giovani, che si sposa relativamente poco (e se lo fa sceglie più di frequente il matrimonio civile), fa pochi figli, è maggiormente soggetta a mortalità che non a natalità, e che aumenta numericamente grazie alla crescente presenza immigrata d’origine straniera, per quanto questa presenza sia meno accentuata che nella media della Città metropolitana di Milano (CM).

Questo sintetico identikit è tracciato a partire da alcuni dati, di cui di seguito presentiamo una piccola selezione.

Il Decanato è composto da tre Comuni: Bresso, Cormano e Cusano Milanino. Secondo gli ultimi dati Istat (01/01/2019) conta complessivamente 65.305 residenti, così ripartiti: 26.300 a Bresso, 20.178 a Cormano e 18.827 a Cusano Milanino. Si tratta rispettivamente del 20°, del 29° e del 34° Comune per volume di popolazione sul totale di 134 Comuni afferenti alla CM. Nel suo complesso il Decanato rappresenta il 2% della popolazione residente nella CM e lo 0,6% di quella residente in Regione.

Negli ultimi dieci anni la popolazione è complessivamente diminuita di un paio di centinaia di unità (-0,3%). Il calo è stato decisamente contenuto dalla consistente crescita della componente straniera (più oltre il 60%, pari a 2.632 unità, per un totale di 7.011 stranieri oggi residenti). Questa funzione di compensazione si è rafforzata nel tempo, fino a diventare determinante. Durante il 2018 nel Decanato sono nate 446 persone – meno 7,9% rispetto al 2017 – e ne sono morte 740, per un saldo naturale negativo di 294 unità, più che compensato da un “saldo migratorio e per altri motivi” positivo, pari a 524 unità.

Nonostante queste tendenze, resta ancora relativamente basso il valore d’incidenza di stranieri sul totale della popolazione residente (10,7%) rispetto ai valori della Regione Lombardia (11,7%) e della CM (14,5%).

Soffermandoci ad analizzare il profilo della componente straniera, emerge che i gruppi nazionali più popolosi all’inizio dell’anno sono quelli romeno (1.387 residenti) ed egiziano (909), seguiti più a distanza da albanesi (544), ecuadoriani (473), ucraini (436), cinesi (406) e peruviani (386). Tra i musulmani prevalgono nettamente gli egiziani (al di là della componente minoritaria copta), tra i cattolici gli ecuadoriani e i peruviani, tra gli ortodossi i romeni, tra gli evangelici i salvadoregni, tra i buddisti (e anche tra gli atei e gli agnostici) i cinesi.

Incrociando i dati Istat con quelli di indagine dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità, è possibile stimare che circa un quarto (per la precisione il 25,9%) della popolazione straniera residente nel Decanato sia di religione musulmana (o, per i neonati e i minori, inserita in famiglie di religione musulmana); quasi tre stranieri su cinque (59,5%) sono invece cristiani, quasi egualmente distribuiti fra cattolici (27,2%) e ortodossi (26,3%), con quote minori di evangelici (3,8%), copti (1,3%, quasi tutti egiziani) e altri cristiani (0,9%); i buddisti rappresentano il 2,5% e il totale degli afferenti ad altre religioni (circa 146) un ulteriore 2,1%, mentre atei o agnostici stranieri sono poco meno del 9,9% della popolazione straniera residente.

Tornando ad analizzare le dinamiche della popolazione nel suo complesso, si rileva che negli ultimi anni è aumentata la femminilizzazione della popolazione residente, con una quota di donne e bambine passata dal 51,7% dello 01/01/2009 al 52,1% dello 01/01/2019), caratterizzandosi rispetto alla media della CM, dove il trend è stato meno accentuato, e soprattutto rispetto alla media lombarda (dove non ci sono state variazioni) e alla media italiana (dove addirittura si è verificato l’opposto, cioè una leggera diminuzione del peso relativo della componente femminile).

Per quanto riguarda l’età media nel decennio considerato, è aumentata di poco – da 44,6 a 44,9 anni – nel Decanato di Bresso, mentre è contemporaneamente cresciuta di un anno e mezzo nella CM (portandosi a 43,2 anni), di due in Regione (42,8 anni) e di ben due e mezzo in Italia (42,6 anni). Nonostante il trend di minor aumento dell’età media rispetto agli altri territori, il Decanato rimane ancora caratterizzato dall’età media della popolazione più elevata.

Questo si riflette nella composizione per fasce d’età. I minorenni rappresentano il 15,9% della popolazione residente, mentre sono il 16,3% nella CM e il 16,5% nella Regione; per contro gli ultra65enni risultano il 26,7% della popolazione del Decanato (e il 28,5% tra le femmine) mentre valgono il 21,5% del totale sia nella CM, sia in Regione.

Di conseguenza nel Decanato di Bresso l’indice di vecchiaia supera i duecento punti. Ciò significa che ci sono due anziani per ogni giovane, mentre sia nella CM, sia in Regione, sia in Italia, è il valore parecchio inferiore, tra i 165 e i 173 punti. Allo stesso modo l’indice di dipendenza degli anziani raggiunge i 44,5 punti, cioè a dire quasi un ultra65enne ogni due persone in età attiva, mentre altrove (nella CM, in Regione e in Italia) oscilla quasi una decina di punti più in basso.

Nell’ultimo decennio si è registrato un deciso cambiamento in ordine alle scelte matrimoniali, che si vanno a intrecciare con quelle demografiche. Sono molto diminuiti i coniugati (allo 01/01/2009 maggioranza assoluta dei residenti, pari al 53,3%, e oggi il 49,2%), a vantaggio soprattutto dei celibi (42,3% dieci anni fa, 44,9% oggi). Inoltre sono aumentati moltissimo – in termini relativi – i divorziati, in misura minore i vedovi. Similmente tra le donne sono diminuite le coniugate (dal 50,3% al 46,4), mentre sono aumentate le nubili (dal 33,6% al 36,0%). Risulta invece costante la quota di vedove e in fortissimo aumento relativo quella di divorziate (di un punto e mezzo percentuale a partire da un valore del 2,7% allo 01/01/2009).

Secondo gli ultimi dati disponibili, durante il 2017 nel Decanato sono stati celebrati 143 matrimoni: 49 a Bresso e 47 sia a Cormano, sia a Cusano. A Bresso e a Cormano c’è stata una maggiore incidenza di matrimoni civili, i quali in entrambi i Comuni sono stati 33 contro meno della metà, e per la precisione rispettivamente 16 e 14, di quelli religiosi. Il rapporto in questi due Comuni è stato dunque di più di due matrimoni civili per ogni matrimonio religioso, mentre a Cusano Milanino i due riti di matrimonio si sono equivalsi numericamente, anzi con una leggera prevalenza di quelli religiosi: 24 contro 23 civili. Secondo i dati più recenti disponibili, sempre riferiti al 2017, i matrimoni civili rappresentano nel Decanato il 62,9% del totale, valore di 7 punti inferiore a quello della CM (69,4%), di poco superiore a quello lombardo (62,1%), e ben oltre 13 punti al di sopra di quello nazionale (49,5%).

Nel loro complesso i 143 matrimoni del 2017 entro il Decanato di Bresso indicano un tasso di nuzialità annuo dello 0,5‰. Il tasso di nuzialità è pari a quello della CM, ma inferiore a quello della Regione (0,7‰) e italiano (0,8‰). Nella CM e nel Decanato ci si sposa dunque relativamente meno che in Lombardia e soprattutto nel resto d’Italia. Rispetto alla situazione di cinque anni prima, d’altra parte, tutti i territori hanno visto diminuire il numero di matrimoni celebrati.

Dal punto di vista lavorativo, le tre città che compongono il Decanato presentano alcune interessanti analogie. Come afferma don Walter Magnoni, responsabile del Servizio diocesano per la pastorale sociale e il lavoro, in forza delle informazioni da lui stesso raccolte tramite alcuni testimoni privilegiati locali, «guardando la storia di questi luoghi si scorge come – secondo un trend comune a tante città nella cerchia di Milano – questi borghi siano cresciuti nel tempo del cosiddetto “boom economico” grazie all’arrivo di persone provenienti dal Sud Italia e impegnate nel distretto industriale che toccava in maniera massiccia città come Milano, Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni». Ciò ha fatto sì che per lungo tempo queste città fossero centri produttivi e attrattivi, nei quali si è andati ad abitare per ragioni di lavoro. «Poi le cose sono mutate – continua Magnoni -. Le grandi aziende, si pensi solo a Breda, Falk, Pirelli e Magneti Marelli, non ci sono più e anche il lavoro ha subìto mutazioni. Oggi il territorio è soprattutto sede di tante piccole imprese. L’essere non lontani dalla Metropoli facilita l’occupazione nella grande città. I pendolari su Milano sono molti, anche grazie a collegamenti efficaci. Ma le persone lavorano anche altrove. Ciò fa sì che il territorio sia caratterizzato da un elevata densità abitativa». Le trasformazioni del tessuto produttivo hanno infatti inciso anche sulle scelte abitative: «Adesso ad abitare a Cormano e Bresso vengono persone che lavorano a Milano, ma escono dalla grande città per risparmiare sul costo della casa. Altri arrivano perché ereditano la casa dai parenti, altri ancora perché trovano lavoro in loco e decidono di trasferirsi. I flussi lavorativi sono in tutte le direzioni e non si riesce a misurarli. Invece Cusano ha una storia abitativa diversa. La zona di Milanino è pregiata, le case costano di più. L’industria ha lasciato sempre più posto a luoghi residenziali e, per quanto riguarda il lavoro, all’impiego nel settore dei servizi (in particolare nella grande distribuzione, con un supermercato recentemente aperto che certamente costituisce per i residenti una buona opportunità occupazionale). Mentre c’è travaso tra Milano e Cusano, poco tra Cormano-Bresso-Cinisello-Sesto e Cusano».

Nel complesso, dal punto di vista sociale, il Decanato non presenta particolari problematiche, ma questo evidentemente non significa che non vi siano fenomeni di disagio e povertà, come evidenziato dall’Osservatorio diocesano della povertà e delle risorse.

Nel corso del 2018, nei tre centri di ascolto Caritas di cui l’Osservatorio dispone i dati (Santi Nazaro e Celso di Bresso, Comunità pastorale Madonna della Cintura di Cusano Milanino e Ss. Salvatore di Cormano), sono passate 101 persone (76 femmine e 25 maschi) che hanno espresso nel complesso 170 richieste. In 8 casi su 10 si è trattato di nuovi utenti. Per lo più si è trattato di stranieri (69,3%), di nazionalità peruviana, rumena, ucraina, e in prevalenza di donne. La femminilizzazione del campione (pari al 75%) è molto più elevata che nella media della Zona VII (66,8%) e della Diocesi (56,2%).

In maggioranza si è trattato di persone tra i 45 e i 54 anni, coniugate o conviventi, e disoccupate. Le principali richieste portate sono relative a beni materiali e servizi (44,7%), lavoro (31,8%) e sussidi economici (17,6%). I beni materiali e servizi consistono soprattutto in “alimentari, buoni mensa e mensa” (32,9%). Il lavoro ricercato è preferibilmente a tempo pieno (25,3%) e i sussidi sono soprattutto di tipo economico, senza ulteriori specifiche relative alla loro destinazione (affitto, mutuo, rate auto, bollette, ecc: 9,4%). A fronte delle suddette richieste i centri di ascolto danno in maggioranza “sostegno personale” (ascolto, 51,2%), beni alimentari e servizi (soprattutto pacco viveri, mensa, 25,3%), e sussidi economici (9,5%).

La rete della solidarietà è ramificata, più di quanto i dati raccolti possano documentare. È interessante però rilevare che, secondo una recente indagine realizzata dall’Osservatorio diocesano, nelle tre parrocchie del Decanato e servizi collegati sono impegnati 61 operatori volontari. Si tratta soprattutto di pensionati, donne, costanti nel loro impegno. Oltre la metà dei volontari nei centri di ascolto è in servizio da più di cinque anni. Inoltre, nelle 14 associazioni caritative extra Caritas del Decanato che hanno risposto all’indagine, risultano impegnati 269 operatori volontari. Con un profilo tendenzialmente analogo a quello appena descritto: soprattutto pensionati, donne, impegnate da oltre cinque anni. Variegati sono gli ambiti di intervento: tre associazioni si occupano di stranieri, tre di disabili, due sono di tipo assistenziale, due si dedicano agli ammalati, due a donne e minori, una agli anziani (accompagnamento e compagnia), una a minori e stranieri.  

Ti potrebbero interessare anche: