Il vescovo nominato di Brescia, monsignor Pierantonio Tremolada, ha incontrato in Arcivescovado i giornalisti della sua nuova Diocesi. La Chiesa ambrosiana lo saluterà con una Celebrazione in Duomo il 16 settembre alle 17.30. Il 27 luglio prossimo, nel Centro pastorale di Seveso, Tremolada avrà il primo incontro ufficiale con la Delegazione diocesana bresciana

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di Annamaria Braccini

Tremolada giornalisti conferenza stampa

A Milano per conoscere il loro nuovo Vescovo. Sono i giornalisti bresciani che, in Curia, incontrano per un dialogo a tutto tondo, monsignor Pierantonio Tremolada. Ci sono i colleghi di ‘Brescia Oggi”, quelli della gloriosa “La Voce del Popolo”, settimanale diocesano fondato, ben 124 anni fa, dal beato Giuseppe Tovini, con il direttore don Adriano Bianchi, responsabile anche dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Brescia; non mancano i giornalisti del Dorso bresciano del “Corriere della Sera” , del “Giornale di Brescia”, de “Il Giorno”, di “Brescia TV” e di “TeleTutto”

Riconoscere le persone partendo dal loro volto

«Sono onorato e felice, perché ho una grande stima di questa città e Diocesi», dice subito monsignor Tremolada, che aggiunge: «Come Vicario episcopale a Milano ho potuto vivere un’esperienza molto ricca e articolata e il mio desiderio è offrire tutto questo alla Chiesa di Brescia.  Sono convinto che le grandi sfide accomunano tutte le Diocesi e che, quindi, lavoreremo su punti cruciali in un impegno che ci deve vedere uniti».

Don Bianchi definisce il profilo di una stampa bresciana attenta ai mutamenti in corso e chiede: “Che cosa è essenziale per la Pastorale e nel tempo presente?”.

Il riferimento di Tremolada è a Evangelii Gaudium che «indica l’essenzialità nell’esperienza di essere amati e salvati da Dio. Mi piace pensare che ciò voglia dire che in ogni cosa che proponiamo si possa percepire immediatamente una carica di vita che permetta alle persone di sentirsi riconosciute, accolte, sostenute e consolate. Dovremmo fare in modo che la nostra Pastorale raggiunga le persone a partire dal loro volto, perché il volto, appunto, dice la singolarità di ciascuno. Credo che come Chiesa – continua il Vescovo nominato – siamo chiamati a far sì che le persone si sentano riconosciute per il volto che hanno».

Fare emergere il positivo che esiste nel quotidiano

Poi, come è ovvio, il pensiero va a Brescia e se il nuovo Pastore si sia fatto già un ‘idea della “sua” Diocesi.

«Senza dubbio i vostri “numeri” fanno impressione. Ribadisco che quando si ha davanti una ricchezza occorre prenderne coscienza, cercando di conoscerne meglio la realtà entrandovi: So che a Brescia vi è ricchezza di Clero, di proposta educativa, nella realtà del lavoro: c’è intelligenza e voglia di fare. Inoltre, gli ambiti educativo e caritativo sono confortanti. Credo che la Chiesa oggi debba contribuire a far sentire lo spessore di vita che c’è nell’esperienza quotidiana. Occorre dare valore a quello che si vive facendo emergere il positivo che esiste, contrastando ciò che vorrebbe ferirlo, comprendendo, senza ingenuità, ciò che può compromettere una sana esperienza di vita condivisa. Mi piacerebbe che le migliori energie della realtà bresciana si attivassero facendo emergere insieme le potenzialità per affrontare le sfide che hanno sempre un aspetto positivo».

Adalberto Migliorati, firma storica della comunicazione bresciana,, ricorda alcuni colloqui privati avuti con il vescovo Luciano Monari e domanda della necessità di calare la Chiesa nel vissuto.

«Questo riferimento», sottolinea  Tremolada, «è decisivo. Mi stanno a cuore i giovani, perché se non guardiamo il presente alla luce del futuro, non riusciamo a comprendere cosa stiamo vivendo e come sarà il domani».

Il riferimento è alla propria esperienza come Vicario episcopale della Pastorale Giovanile e Universitaria ambrosiane: «Alla luce del dialogo che ho sviluppato con i giovani, ho capito che dobbiamo combattere contro l’insicurezza, che mi sembra una sensazione piuttosto diffusa e contro il senso di solitudine che non sviluppa la bellezza delle relazioni. Viviamo in una società troppo impostata sulla tecnologia, sul profitto, ma soprattutto sul consumare. Il terzo avversario da cui dobbiamo lucidamente difenderci è l’indifferenza, raccogliendo il contributo che viene da ciò che considero un grande testo, la parola di Dio. Credo che anche il vescovo Luciano (il predecessore Monari, n.d.r.), sull’esempio del cardinale Martini, sia d’accordo: abbiamo bisogno, in un prospettiva di fede, di far leva su questo strumento di discernimento.

Ancora interrogativi: “Ha già pensato se farà  la Visita pastorale?”. «Certo la farò e la penseremo bene. Desidero farla, perché l’incontro con le persone va considerato la cosa più importante come rapporto interpersonale. Questo voglio dire anche ai giovani, perché un abbraccio non ha mai corrispondenza nel digitale»

Migrazione e “amicizia tra i popoli”

Non può non esserci un richiamo alla migrazione. Anche qui monsignor Tremolada parte dalla Parola di Dio «Nel capitolo 10 della Genesi si parla della “favola dei popoli”, perché Dio ha voluto l’umanità colorata. Io credo in quella che Tonino Bello chiamava la convivialità delle culture e delle differenze». Come a dire  non basta aprire le porte e nemmeno è sufficiente la semplice accoglienza.

«Mi piace la parola “amicizia tra i popoli”, che invita a rispettare le differenze e a creare legami. Non dimentichiamo che l’aggettivo “cattolico” significa universale, mentre ho l’impressione che venga inteso  talvolta al contrario. Penso a un a Chiesa aperta 360 gradi secondo la logica del progetto di Dio nella Genesi».

«Il dialogo si fa tra persone veramente religiose, come diceva il cardinale Martini. Là dove ci sono persone che credono veramente in Dio, non bisogna avere paura perché non si farà mai male agli uomini. Bisogna dire con chiarezza che, al contrario, la religione diviene un pretesto».

Poi, le priorità del nuovo Vescovo. Chiara la risposta: «Il rapporto con i Ministri ordinati, i giovani e i più deboli, ossia tutti coloro che vario titolo faticano nella vita. Il Vescovo e il Presbiterio sono una cosa sola, l’uno senza l’altro non esistono. Mi piacerebbe che, quando dirò qualcosa come Vescovo, lo si percepisca come detto insieme a tutto il Clero. Questo presuppone una conoscenza a uno a uno dei preti e grande dialogo».

«Sui giovani facciamo più fatica come Chiesa, ma è anche il punto su cui occorre investire di più. Spesso tendiamo a problematizzare, eppure facciamo fatica ad ascoltarli. Forse non abbiamo strumenti adeguati per un dialogo vero, che non rinunci al nostro ruolo educativo di adulti capaci di guadagnare autorevolezza, senza cedere alla condiscendenza per accattivarci la loro simpatia. Ci vuole umiltà e pazienza per dire loro: camminiamo insieme. Ricordiamoci che la gran parte del mondo giovanile non la raggiungiamo».

Le figure di riferimento

Infine, gli incontri che hanno colpito il nuovo Vescovo. «Le figure che mi hanno segnato sono i grandi Papi, da papa Giovanni a Francesco – ritengo che la grandezza di papa Benedetto verrà compresa nel tempo -, e, poi, il cardinal Martini che mi ha ordinato sacerdote. Ricordo un biglietto che mi spedì quando ero a Gerusalemme. Diceva: “Dobbiamo mettere in atto quello che dice il Concilio nella Dei Verbum al capitolo VI.  Era convinto che la Bibbia sarà il futuro del Cristianesimo europeo. Non dimentico, però, tanta gente semplice in cui ho potuto toccare con mano una fede popolare che rappresenta un tesoro».

Si parla anche di Paolo VI e della sua sperata Canonizzazione (a Roma la Causa è già in fase di Commissione teologica e medica, essendosi conclusa la Fase diocesana): «Sarei proprio felice», scandisce convinto il vescovo Pierantonio.

E, dopo oltre un’ora tra domande e risposte, c’è ancora tempo per un’ultima battuta che strappa il sorriso di tutti i presenti: «Dite che la squadra di calcio del Brescia ha da oggi un tifoso in più e che, se dovessimo arrivare in serie A, suoneremo le campane».

 

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