Sono le tre azioni con cui il Movimento voluto dal cardinale Colombo intende celebrare l'ormai prossimo mezzo secolo di attività. Ne parliamo con uno dei responsabili diocesani, Carlo Riganti, nonno di quattro ragazzi, tra i quali una bimba adottata, originaria del Burkina Faso
di Luisa
Bove
Della prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani (domenica 25 luglio) voluta da papa Francesco, parliamo con Carlo Riganti, con Alba Moroni responsabile diocesano del Movimento terza età, che si avvicina ai 50 anni di attività: «La giornata, in prossimità della festa dei nonni di Gesù, Gioacchino e Anna (26 luglio), ha l’obiettivo di rinsaldare l’alleanza tra i giovani e gli anziani, tra i nonni e i nipoti. Mi ha colpito che il Papa abbia citato il profeta Gioele: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”. Io mi chiedo: nella nostra società e in questo momento, in cui siamo ancora immersi nella calamità del Covid, gli anziani hanno la capacità di sognare? E i giovani hanno la capacità di avere visioni e di concretizzare i sogni degli anziani? C’è tra gli anziani e i giovani un rapporto, una sinergia? Questo rapporto che negli anni passati c’è stato, ora va senz’altro ripristinato».
In Diocesi da quasi 50 anni è attivo il Movimento terza età. Una realtà profetica che oggi continua a vivere…
Nel cambiamento d’epoca, caratterizzato da una società frammentata, egocentrica, in cui ognuno pensa ai propri interessi, tutto questo si è accentuato a causa della pandemia. I più colpiti sono stati gli anziani, rimasti isolati e bloccati dalla paura, che anche in seguito, nella loro condizione psicologica, non avevano la capacità di aprirsi. In molti nostri gruppi, per esempio, si è registrata una sofferenza, anche per il fatto di non potersi ritrovare, vedere, confrontare. Nel 50° di fondazione del nostro Movimento, voluto dalla geniale e profetica idea del cardinale Colombo, stiamo impostando un cammino celebrativo su tre verbi: ricordare, ringraziare, rinnovare.
E come sarà declinato?
Vogliamo ricordare le nostre radici, riferito anche al rapporto nonni e nipoti, le radici della nostra cultura, del nostro passato, dei nostri valori, recuperandoli e vivendoli nella società di oggi. Vogliamo ringraziare, in particolare l’arcivescovo Colombo che ha voluto fondare il Movimento dopo aver conosciuto in Francia l’associazione di pensionati la “Vie Montante” (la Vita che avanza), incaricando l’Azione cattolica di costituirlo al suo interno. Rinnovare perché quella che è stata la pianta cresciuta allora sia rinnovata e rinvigorita, così da portare frutti nella società attuale. Queste sono le tre piste sulle quali vorremmo camminare per celebrare il 50° del nostro Movimento.
Qual è la sua esperienza come nonno?
Ho tre figli, ormai uomini sopra i 40 anni, che mi hanno dato tre nipoti, più una bimba adottata che viene dal Burkina Faso: in tutto sono due femmine e due maschi. Il maggiore ha 18 anni, le due femmine 12 e 7, l’ultimo compie un anno in agosto. Ho avuto la fortuna di instaurare con tutti un buon rapporto e i miei figli mi hanno delegato la loro educazione religiosa. Essendo nati dopo il Sessantotto, appartengono a quella generazione che ha messo nel cassetto la fede, così hanno voluto affidarmeli, senza che io facessi un passo in questa direzione. Quindi ho avuto il privilegio di prendere per mano e iniziare alla fede i miei nipoti. Con loro ho un rapporto quasi quotidiano e mi danno grandi soddisfazioni a livello personale. Al di là di ciò che posso dare io, da loro ricevo molto affetto e non solo.