Elena Castagna, Roberto Sanvito, Matteo Bottani e Sandra Carraro, rappresentanti delle sezioni del corso che si conclude il 4 giugno, raccontano come quest’esperienza li abbia cambiati, come liturgisti e come persone
di Emilia
FLOCCHINI
Il corso della Pastorale liturgica «Te laudamus», che si conclude il 4 giugno, è stato organizzato in quattro sedi per altrettante Zone pastorali, nelle città di Milano, Varese, Lecco e Seveso (leggi qui). Per ciascuna sede, le classi hanno eletto dei rappresentanti, che si sono fatti portavoce dei propri compagni nell’incontro di revisione che si è tenuto parallelamente alle prove per la Messa vigiliare di Pentecoste, a conclusione del corso di quest’anno. Tutti auspicano che il percorso continui il prossimo anno, prevedendo approfondimenti di alcuni temi sul piano pratico, ma anche momenti di preghiera in musica.
«Questo corso mi ha permesso di vedere l’esperienza dell’animazione liturgica a trecentosessanta gradi, e quindi di acquisire una maggiore sensibilità verso alcuni aspetti che non vengono visti o approfonditi nella normale attività», commenta Matteo Bottani, della parrocchia prepositurale di Santa Maria Assunta a Lacchiarella, che ha seguito i corsi a Milano.
Gli fa eco Elena Castagna, di Maggianico, parrocchiana di Sant’Andrea nella Comunità pastorale Beato Serafino Morazzone, del gruppo di Lecco: «La visione completa dell’animatore liturgico, ma anche di tutte le persone coinvolte, dal corista al credente d’assemblea, è stato uno degli elementi che ho apprezzato di più. Ciascuno di noi è una persona che porta con sé tutta la sua vita, che celebra con un corpo e con tutto il suo essere. Questo sicuramente cambierà il modo di scegliere i canti e di preparare una liturgia».
Anche Sandra Carraro, del gruppo di Varese, e ancor prima animatrice della liturgia nella parrocchia di San Martino, compresa nella Comunità pastorale dei Santi Giacomo e Madre Teresa di Calcutta di Vergiate, ha apprezzato questo approccio: «Credo che questo corso abbia avuto una grande potenzialità: fare unità tra l’aspetto culturale, quello storico, spirituale, comunitario e individuale, in modo organico e con alta qualità».
Concorda Roberto Sanvito, del gruppo di Seveso, in servizio alla chiesa di San Martino a Costa Lambro e alla basilica dei Santi Pietro e Paolo ad Agliate, nella Comunità pastorale Spirito Santo di Carate Brianza: «Questa formula è risultata efficace e stimolante grazie anche alla competenza dei docenti. Le materie inserite nel corso base sono state molto interessanti e complementari perché ben dosate tra una parte teorica e una pratica».
Uno degli obiettivi degli organizzatori sembra essere stato centrato pienamente, a giudicare dalle affermazioni dei rappresentanti. «Queste esperienze ci permettono di dare maggior respiro alla nostra fede, di vedere che non siamo i soli o isolati nelle nostre parrocchie a tenere alla liturgia, ma a condividere quest’attenzione e questa sensibilità», dichiara Bottani.
È stata anche un’esperienza di prossimità, per la quale Carraro manifesta la propria gratitudine: «Questo è un grande insegnamento anche nella vita cristiana: il farsi prossimo, l’avvicinarsi all’altro, capirne le esigenze ancor prima che le manifesti». Sanvito, che ha seguito anche il modulo aggiuntivo di chitarra, aggiunge: «Si è aggiunta la consapevolezza che il senso del nostro fare è rivolto unicamente a essere un mezzo a servizio dell’assemblea che la avvicina e la rende partecipe al Mistero che si sta celebrando».
Conclude Castagna: «Ha alimentato la speranza che il nostro piccolo contributo serva, e che possa aiutare a rendere le celebrazioni migliori, ma non solo sul piano estetico, bensì capaci di far vivere meglio la bellezza di Cristo Risorto, e la speranza anche di essere una Chiesa che ascolta e che cammina».