Il laboratorio di liuteria del carcere diventa falegnameria, creando violini, ma anche croci, rosari e presepi

di Luisa BOVE

Un detenuto al lavoro su un violino

Un Venerdì Santo davvero toccante, quello celebrato quest’anno da monsignor Mario Delpini, con un pensiero ai profughi ucraini, ma anche a quelli che arrivano a Lampedusa, e il coinvolgimento diretto delle persone recluse a Opera. Nel pomeriggio di venerdì 15 aprile l’Arcivescovo ha incontrato i detenuti e ha ricevuto in dono una grande croce realizzata nel laboratorio di liuteria con il legno dei barconi approdati sulle nostre coste (leggi qui la cronaca).

A spiegare come è nata l’idea è Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione della Casa dello Spirito e delle arti: «L’anno scorso, in piena pandemia, prima di Natale ho chiesto a Tuccio, un falegname di Lampedusa, di poter avere legni dei barconi per costruire presepi». E così il laboratorio di liuteria, voluto dalla Fondazione e che da dieci anni realizza violini, è diventato una falegnameria. Il maestro liutaio Enrico Allorto si è messo all’opera e insieme a 5 persone detenute, assunte dalla cooperativa, ha costruito i presepi e poi anche un violino che «misteriosamente, suonava». Lo hanno provato vari violinisti, tra cui Carlo Maria Parazzoli, primo violino dell’Orchestra nazionale dell’Accademia di Santa Cecilia, che nel febbraio scorso lo ha suonato davanti a papa Francesco.

«Il primo strumento realizzato – continua Mondadori – lo abbiamo chiamato “violino del mare”, divenuto l’inizio del nuovo progetto». Quel violino ha suonato ancora venerdì sera a Milano nella chiesa della Risurrezione, a Quarto Oggiaro, durante una Via Crucis. «Alcuni detenuti hanno portato la loro testimonianza, mentre una voce ha recitato la preghiera “Miserere di me”, tratta dal Magnificat, che mi ha dettato Alda Merini». Anche il parroco, don Augusto Bonora, ha ricevuto in dono una croce realizzata con i legni giunti da Lampedusa.

Un violino ultimato

Un violino ultimato

Non è tutto. «Ho chiesto al ministro degli Interni Luciana Lamorgese se poteva darci l’affidamento dei barconi – dice il presidente – perché la liuteria potesse diventare il laboratorio in cui costruire violini, viole e violoncelli, con l’obiettivo di creare, nel giro di due anni, “L’orchestra del mare”. Poi daremo in prestito questi strumenti a orchestre italiane e straniere per testimoniare il dramma contemporaneo che riguarda non solo le persone che scappano dalle guerre in Africa attraverso il mare, ma anche i profughi di tutte le guerre del mondo, compresa quella in Ucraina cui stiamo assistendo».

Al momento sono cinque i detenuti che lavorano nel laboratorio del carcere di Opera per costruire entro Natale il quartetto d’archi. Poi nel 2023 oltre ai due violini, una

viola e un violoncello, i liutai dovranno realizzare altri 6 violini. «Il progetto – continua Mondadori – si chiama “Metamorfosi” perché il legno si trasforma in strumento o in oggetto sacro, ma la metamorfosi avviene anche nelle persone detenute che cambiano attraverso il lavoro, infine in chi ascolta il suono dei violini e si interroga su questo dramma».

Presto il progetto arriverà anche nel carcere di Monza dove saranno assunte due persone. «Porteremo delle barche anche lì, ma i detenuti si specializzeranno in un’altra lavorazione, quella dei rosari (da regalare a chi li recita) e delle croci (da donare alle scuole italiane)». L’idea, condivisa anche dal ministro, è di coinvolgere altri istituti di pena che hanno già una falegnameria e potrebbero realizzare altri oggetti ancora con i legni dei barconi di Lampedusa. «Abbiamo preso contatti con il carcere di Genova, ma vogliamo promuovere questa attività anche al Sud creando una rete in Italia», conclude Mondadori.

 

 

Ti potrebbero interessare anche: