Redazione
Spazio “Cassiopea” è aperta tre pomeriggi alla settimana. Ospita ragazzi stranieri dagli 8 agli 11 anni per il pranzo, i compiti, la merenda e le attività ricreative.
di Luisa Bove
“Cassiopea” è aperta tre pomeriggi alla settimana (dal martedì al giovedì, dalle 15 alle 18) con diversi moduli: qualcuno arriva per pranzo, perché per gli impegni lavorativi dei genitori mangerebbero da solo, altri ancora avendo la scuola lontana preferiscono raggiungere direttamente la sede dell’associazione senza passare da casa. Nel pomeriggio i ragazzi vengono aiutati a fare i compiti, poi c’è la merenda (casalinga) e alcune attività e giochi di socializzazione.
«Quest’anno abbiamo fatto un percorso rispetto all’identità culturale per aiutare i ragazzi a riscoprire le proprie origini», spiega Monti. Il sabato e la domenica invece diventa l’occasione per conoscere la città, soprattutto per chi è in Italia da poco. «Una volta siamo andati in piazzale Loreto per andare a prendere la metropolitana e passando da viale Monza un nostro ragazzo di origine ucraina si è stupito a vedere tanti negozi eppure abita in zona». Possibile che non li avesse mai visti prima? In realtà ha spiegato all’educatrice che il suo tragitto si limita alla scuola e alla sede di Cassiopea.
«Eppure è importante conoscere la città, sapere dove sono i cinema o la piscina più vicina», dice la responsabile. «Per questo facciamo vedere cosa offre la città per poterne usufruire da soli o con gli amici. Quando a Cassiopea nascono amicizie, i ragazzi si incontrano anche fuori». Nel periodo estivo le attività cambiano, i compiti non ci sono più e si fanno gite fuori Milano: al lago di Como in battello, ai Corni di Canzo e anche al mare, che qualcuno non aveva mai visto.
Durante il precedente anno scolastico il centro era frequentato da una ventina di ragazzi, soprattutto maschi e prevalentemente sudamericani, due cinesi, due egiziani, un filippino e un ucraino. Si tratta quasi esclusivamente di nuclei mono-parentali, con la presenza solo della madre (donne separate oppure ragazze madri). A occuparsi di loro c’erano 4 educatori professionali e tre volontari: Chiara e una coppia di nonni, 80 anni lui e 76 lei, che il giovedì pomeriggio aiutavano i ragazzi nei compiti e organizzavano tornei.
Il progetto è legato alla Cooperativa Comin e non ha connotazione religiosa, pur essendo ospitato in locali parrocchiali, anche perché il centro è frequentato da cattolici come pure da musulmani, cinesi e da ragazzi appartenenti alla Chiesa evangelica. «All’inizio temevamo che questa collocazione potesse essere un problema per qualcuno», ammette Monti. Ma così non è stato. Il rispetto delle diverse culture comprende anche le abitudini alimentari. «Nel primo colloquio con le famiglie musulmane per esempio chiediamo sempre se i ragazzi hanno particolari esigenze perché vogliamo rispettare le scelte di ognuno».
Il servizio offerto da Cassiopea è gratuito perché sostenuto da finanziamenti pubblici, ma «per il futuro c’è un grosso punto interrogativo, perché la legge 40 non dà più finanziamenti e dovremo capire se il Comune di Milano deciderà di convenzionare il nostro progetto».