Hope ha raggiunto un ruolo di responsabilità nell'ospedale di Chirundu ed è convinta che questo sia possibile per tante donne. Ci racconta la sua esperienza
di Luisa BOVE
Inviata in Zambia
In Africa non mancano donne che, con coraggio e determinazione, hanno realizzato i loro sogni dimostrando che una vita autentica e riscattata è possibile. Hope ne è un esempio. Oggi è felicemente sposata con Mr. Phiri e ha quattro figli dai 2 ai 14 anni. «Quando ho finito le scuole superiori – racconta oggi dalla sua scrivania di responsabile della contabilità all’ospedale di Chirundu -, vivevo ancora nel mio villaggio nella provincia di Easten con i miei parenti».
E poi?
Mia zia non aveva abbastanza soldi per farmi studiare e così mi sono trasferita nel Copperbelt e ho iniziato a lavorare per pagarmi gli studi e diventare contabile. Di giorno lavoravo nel magazzino di un supermarket (prendevo gli ordini e disponevo la merce sugli scaffali) e la sera andavo a scuola. In seguito ho trovato un altro lavoro a Mazabuka, vicino a Chirundu, in una Ong che faceva microcredito: incontravo le persone e le aiutavo a orientarsi per riuscire a restituire il loro prestito. Dopo tre anni la ditta ha chiuso.
Come ha conosciuto suo marito?
Frequentavamo la stessa scuola del villaggio, ma un certo punto ci siamo separati perché andavamo in scuole diverse. Nel Copperbelt viveva anche la sorella maggiore di mio marito e quando è venuto a trovarla l’ho rivisto al supermarket. Tra noi è iniziata un’amicizia, che poi si è trasformata in amore. Prima di conoscerlo io pregavo Dio perché potessi incontrare qualcuno che mi amasse, mi fosse fedele e avesse fede in Dio. Così è stato. E nel 2001 mi sono sposata.
Quando è cambiata la sua vita dal punto di vista professionale?
Nel 2004, quando ho presentato domanda di lavoro al Mtendere Mission Hospital: c’è stata la selezione e sono stata scelta come assistente amministrativa. Poi nel 2008 sono stata promossa responsabile dell’ufficio contabilità. Sono molto orgogliosa di essere stata la prima donna a ottenere questo incarico.
Come è organizzata la sua giornata?
Mi sveglio alle cinque del mattino e la prima cosa che faccio è ringraziare Dio per avermi dato una nuova giornata, poi gli chiedo la forza sufficiente per affrontare tutti gli impegni, perché so che gestire la famiglia, il lavoro e il marito non è facile. La mia priorità comunque sono i bambini, li preparo per la scuola e do loro la colazione, poi se ho tempo preparo anche per mio marito, quindi vado in ospedale.
Che cosa dice suo marito di questo lavoro?
Da mio marito ricevo molto sostegno, apprezza il mio lavoro. Quando sono impegnata con i bambini, prepara lui da mangiare per tutti o se faccio tardi in ospedale, lui viene a prendermi in auto oppure inizia a preparare la cena, così quando arrivo c’è già pronto qualcosa.
Com’è il suo rapporto con suor Ermina, il direttore sanitario?
Il mio ruolo e quello di suor Erminia sono molto delicati e in contabilità ci possono essere errori e incomprensioni, ma nel dialogo troviamo soluzioni possibili per il bene dell’ospedale e dei poveri. Mi chiede di svolgere il mio lavoro correttamente e di rispettare le scadenze. Sotto di me lavorano due uomini e suor Erminia mi chiede di imparare a gestire le relazioni, di farmi rispettare e riconoscere nel mio ruolo di responsabile, di essere chiara, rispettosa, ma di sapere anche prendere posizione.
Che cosa direbbe oggi alle donne di Chirundu?
Che nulla è impossibile. L’importante è impegnarsi nel proprio lavoro, compiere il proprio dovere ed essere onesti. La trasparenza e l’onestà permettono di essere riconosciute e valorizzate, anche se donne. Tutte possono fare certi lavori, basta avere coraggio, fiducia in se stesse e confidenza in Dio.
Quanto conta la fede nella sua vita?
La mia fede è importante, ovunque vado so che devo fare la volontà di Dio, in famiglia, al lavoro e con i bambini. E poi se ho un problema so che posso contare sulla preghiera e il sostegno delle suore e di altri amici della parrocchia.