L’assise dei Vescovi di tutto il mondo a Roma sulla fede e il discernimento vocazionale rappresenta un’occasione di complessivo rinnovamento ecclesiale, alla luce delle indicazioni date da papa Francesco e delle risultanze dell’ampia fase di ascolto che ha preceduto l’assise
di Giacomo
COSTA S.J.
Segretario speciale del Sinodo
Il Sinodo dei vescovi – in programma a Roma dal 3 al 28 ottobre – nasce da un autentico e profondo desiderio di cura dei giovani, sapendo che ciò «non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia»: così sottolinea fin dalle prime righe l’Instrumentum laboris, che sarà alla base della discussione dell’assemblea sinodale. Se il primo obiettivo del Sinodo è quindi quello di incoraggiare e sostenere tutta la Chiesa nell’accompagnare ogni giovane – nessuno escluso – verso una vita in pienezza, altrettanto forte è la consapevolezza che “uscendo” verso i più giovani la Chiesa stessa potrà riacquistare un «rinnovato dinamismo giovanile» e riscoprire in che modo può essere concretamente anima, luce, sale e lievito del nostro mondo.
Non ci sono ricette precostituite per questo cammino: l’intero percorso sinodale è un’occasione di “discernimento” ecclesiale, protrattosi più di un anno per identificare a quali passi concreti il Signore sta chiamando la sua Chiesa, e che ha preso le mosse da un ascolto profondo della realtà alla luce della fede. L’Instrumentum laboris reca traccia della varietà di voci e punti di vista ascoltati in questo periodo (come i contributi dei giovani raccolti con il questionario online e durante la Riunione presinodale di marzo) e la affida ai Padri sinodali, con la fiducia che lo Spirito farà sentire la propria voce. Con la loro discussione essi sono al servizio di tutta la Chiesa, compiendo un discernimento che appartiene alla loro funzione di Pastori. Il frutto del loro lavoro sarà affidato al Papa e aiuterà a mettere a fuoco la direzione su cui la Chiesa nel suo insieme e le diverse Chiese locali sono invitate a incamminarsi.
La dinamica spirituale di discernimento, caratterizzata dai tre verbi utilizzati da papa Francesco in Evangelii gaudium, n. 51 – riconoscere, interpretare, scegliere -, animerà anche l’Assemblea sinodale. Queste tre azioni rappresentano anche la struttura portante del testo dell’Instrumentum laboris, articolato in tre parti, ciascuna delle quali rimanda a uno di questi verbi.
La prima parte (Riconoscere) chiede di mettersi di fronte alla realtà con lo sguardo di fede, scrutando le tracce del passaggio del Signore con un atteggiamento di apertura e misericordia, evitando pregiudizi e demonizzazioni. Per chi ha a cuore i giovani e desidera accompagnarli verso la vita in pienezza, è imprescindibile immergersi nelle realtà che essi vivono, senza tralasciare quelle più dolorose come la guerra, il carcere o l’emarginazione, o fare passi in mondi poco conosciuti, come quello digitale. Ugualmente è necessario lasciarsi interpellare dalle loro inquietudini, anche quando toccano tradizioni, abitudini, modi di fare della Chiesa, per esempio quando sottolineano la scarsa vivacità della liturgia o delle comunità, quando si interrogano sul ruolo della donna o ancora chiedono di affrontare in maniera più chiara questioni complesse come la sessualità.
La seconda parte del documento (Interpretare) fornisce alcuni strumenti per una lettura più approfondita della realtà. Si affrontano, alla luce della Parola, alcuni termini-chiave tra cui «vocazione», spesso inteso limitatamente alla scelta per il sacerdozio e la vita religiosa (cfr IL, n. 85) e non nella sua prospettiva integrale di chiamata alla pienezza della vita rivolta a ciascuno. Oppure il modo di considerare «l’accompagnamento», un servizio che i giovani chiedono con forza, segnalando di sentirsi soli di fronte a un mondo complicato. Esso chiama in causa sia chi svolge il compito di guida spirituale, sia le altre figure che incontrano i giovani negli ambiti della loro vita: genitori, psicologi, insegnanti, formatori, educatori, allenatori e anche la comunità cristiana nel suo insieme. I giovani stessi indicano le qualità che deve possedere un buon accompagnatore, a partire dall’aver fatto i conti con le proprie fragilità ed essere testimone di fiducia e speranza.
La terza parte (Scegliere) invita la Chiesa intera a compiere scelte di cambiamento all’interno di un orizzonte di vitalità spirituale. La prospettiva è quella integrale, tracciata dal magistero di papa Francesco, capace di articolare le diverse dimensioni dell’essere umano, la cura della casa comune, la sollecitudine contro ogni emarginazione, la collaborazione e il dialogo come metodo per la promozione del bene comune.
Non si può riassumere in poche righe la ricchezza dell’Instrumentum laboris, che può aiutare non solo la riflessione dei Padri sinodali, ma anche quella degli operatori della pastorale giovanile, delle comunità ecclesiali e dei loro responsabili. Nel riproporre ai giovani una prospettiva autenticamente e profondamente vocazionale non possiamo accontentarci di riproporre quanto si è sempre fatto o di riadattarlo solo un po’: con grande chiarezza una Conferenza episcopale ha affermato che «i giovani chiedono alla Chiesa un monumentale cambiamento di atteggiamento, orientamento e pratica» (IL, n. 138) per rendere generativo ancora oggi il suo patrimonio spirituale. Certo, ogni passo di questo percorso di «conversione pastorale e missionaria» (EG, n. 25) chiede di rischiare; ma è anche, nella fede, un’occasione per sperimentare la forza sempre nuova dello Spirito creatore.