Dopo il lavoro svolto dai Gruppi Barnaba, è partita la seconda fase del processo che culminerà nell’istituzione di questi organismi nel corso di quest’anno pastorale. Ne parla Simona Beretta, neo moderatrice della Consulta Chiesa dalle genti

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di Annamaria Braccini

Un momento di ripartenza con l’inizio del secondo anno del cammino sinodale della nostra Diocesi. È quello che ha preso avvio, l’8 settembre scorso, con l’annuncio in Duomo, da parte del vicario generale monsignor Franco Agnesi, della costituzione delle Assemblee sinodali decanali (vedi qui). A delineare l’itinerario che ci attende è Simona Beretta, moderatrice del Gruppo Barnaba del Decanato di Cernusco sul Naviglio e neo moderatrice della Consulta Chiesa dalle genti (leggi qui).   

A che punto ci troviamo? 
È iniziata la seconda parte del cammino che ha avviato la Diocesi nel passato anno pastorale con il ripensamento dei Decanati e con la Consulta, a sua volta rinnovata nelle sue componenti. Se la prima Consulta triennale Chiesa dalle genti aveva traghettato dal Sinodo minore alla costituzione dei Gruppi Barnaba (leggi qui) e alla progettazione delle Assemblee, questa seconda è invece stata costituita con l’obiettivo di fornire un supporto per il lavoro pionieristico delle Assemblee sinodali decanali. Soprattutto per quanto attiene all’ascolto, alle fatiche che le Assemblee stesse possono incontrare, svolgendo il compito immaginato pensando a Barnaba, che era il sostenitore di queste nuove comunità cristiane ad Antiochia.

Simona Beretta

Simona Beretta

Quale è lo scopo specifico in questo secondo step dell’itinerario?
Ognuna delle Assemblee lo declinerà a seconda della caratteristiche peculiari del proprio territorio e della società in cui è inserita. L’indicazione che la Nota pastorale (leggi qui) offre alle Assemblee è di continuare ad ascoltare e a leggere appunto il territorio, ma, in questa seconda tornata, avendo messo a fuoco la necessità di individuare alcune priorità pastorali. Ovviamente, non si tratta di entrare nel lavoro della pastorale ordinaria, egregiamente svolto dalle parrocchie, ma di orientare a qualcosa che potremmo definire di “straordinario”, che possa cioè interessare un’umanità più ampia rispetto a quella che vive nel contesto parrocchiale. Altro scopo è proprio quello di essere in uscita, secondo l’invito che ci viene da papa Francesco. Una consegna, questa, sposata in pieno dal cammino di riforma decanale e dall’itinerario del Sinodo. Andare verso chi sta fuori dall’usuale contesto ecclesiale del territorio, verso quelle periferie esistenziali ed esperienze positive che, dal punto di vista dei valori e della loro esemplarità, possono rappresentare il profumo del Vangelo.

Avete già iniziato a lavorare in questo secondo anno?
I Gruppi Barnaba e, quindi, i Decanati hanno recepito la Nota pubblicata l’8 settembre scorso e stanno già operando in questa direzione. La Nota non impone un termine ultimo entro cui costituire le Assemblee, ma offre l’indicazione generale di lavorare alla costituzione delle stesse nel corso di questo anno pastorale. Ci sono Decanati che hanno già consegnato i nominativi dei componenti, mentre altre realtà si stanno muovendo più lentamente e più conformemente a quella che è la caratteristica del loro territorio. Quando un Gruppo Barnaba, fatto il proprio discernimento e avendo anche ascoltato la fraternità del clero locale e le diaconie, individua i nominativi e li comunica alla Consulta, si avvia per quel Decanato l’Assemblea sinodale decanale di cui fanno parte, d’ufficio, i membri del Gruppo Barnaba. L’indicazione è di non andare oltre i 15-20 componenti, perché si è reputato che questo numero consenta un vero lavoro sinodale di confronto, di ascolto reciproco, di analisi.

La Consulta rimane, come ha detto l’Arcivescovo nel Pontificale della Dedicazione della Cattedrale (leggi qui, ndr), il garante della logica che ispira la Chiesa dalle genti…
Sì. La Chiesa, convocata dalla misericordia, è Chiesa dalle genti, e chi fosse arrivato prima è incaricato di tenere la porta aperta agli altri, come ha sottolineato l’Arcivescovo. Occorre muoversi con umiltà e cura nel fare questo percorso che è, comunque, estremamente ambizioso, volendo coinvolgere in maniera particolare i laici nella responsabilità pastorale. L’invito che, sin da subito, l’Arcivescovo aveva fatto ai moderatori dei Gruppi Barnaba – penso all’incontro con i Decani del giugno 2020, con l’espressione «artigiani della sinodalità» -, era d’altra parte un’indicazione a non perdere di vista il fondamento che è già dato, ma anche ad assumere questo ruolo con uno stile di servizio umile e, insieme, ricco di entusiasmo.

Come è composta la nuova Consulta?
I criteri che ci hanno guidato sono stati di quelli di comporre un gruppo di persone che avesse esperienze e competenze diverse. Ci sono religiose – la segretaria è Susanna Poggioni, ausiliaria diocesana – sacerdoti e laici e alla presidenza è stato confermato il vicario generale, monsignor Franco Agnesi.

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