Dopo un’ampia fase di consultazione, il Cem ha inviato il documento finale alla Segreteria della Cei, che nell’Assemblea generale di fine maggio approverà la sintesi nazionale. Il referente diocesano don Walter Magni: «Fondamentale acquisire un metodo di ascolto, imparando a dialogare in modo spirituale»

di Annamaria Braccini

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Don Walter Magni

Con l’approvazione, da parte del Consiglio episcopale milanese, del Documento inviato – come da programma – alla Segreteria del Sinodo dei Vescovi Italiani, sabato 30 aprile si è conclusa una delle fasi di ascolto previste, ma il cammino continua. A sottolinearlo con chiarezza è don Walter Magni, referente diocesano per il Sinodo, che ha redatto il documento di sintesi finale, sulla base delle molte consultazioni pervenute (qui il testo del documento).

Come proseguirà il cammino sinodale proposto dai Vescovi italiani?
Il Cammino che questo processo sinodale ha avviato anche nella nostra Diocesi non è ovviamente terminato. Dopo la consegna di questo documento alla Segreteria della Cei, con il quale ogni singola Diocesi è stata chiamata a fare sintesi delle consultazioni avviate tra novembre 2021 e aprile 2022, occorrerà continuare ancora a interrogarsi su cosa significhi effettivamente “camminare insieme” dentro le nostre comunità ecclesiali. Con l’Assemblea generale della Cei, in programma dal 23 al 26 maggio, i Vescovi italiani saranno infatti chiamati ad approvare una vera e propria sintesi nazionale, quale contributo delle Chiese che sono in Italia al Sinodo universale “sulla sinodalità” voluto appunto da papa Francesco, che si celebrerà a partire dall’ottobre 2023. A questa iniziale e articolata fase di ascolto (ottobre 2021 – maggio 2023), in tutte le Chiese che sono in Italia seguirà una fase sapienziale (giugno 2023 – maggio 2024) e una fase profetica (giugno 2024-2025), che, nel corso dell’anno del Giubileo del 2025, avvierà una restituzione di quanto emerso dagli ascolti e dal discernimento sinodale svolto negli anni precedenti.

La consultazione nella nostra Diocesi è stata ampia?
Certamente. Due sessioni del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale sono state dedicate, nei mesi scorsi, a introdurre il tema della consultazione sinodale. I consiglieri del Consiglio pastorale si sono messi soprattutto in ascolto dei consigli delle parrocchie, delle comunità pastorali della Diocesi, mentre i consiglieri del Consiglio presbiterale hanno raggiunto molte fraternità di presbiteri dei nostri 63 decanati. Senza dimenticare che gli stessi Consigli diocesani si sono messi a loro volta in stato di consultazione in occasione delle sessioni di febbraio di quest’anno (leggi qui la sessione del Consiglio pastorale, leggi qui la sessione del Consiglio presbiterale, ndr). Inoltre, ho ricevuto contributi dai rappresentanti dei Servizi e Uffici di Curia di interesse pastorale, da molte articolazioni ecclesiali, dagli organismi della vita religiosa e consacrata, del laicato, dal Seminario. Non sono inoltre mancati contributi da parte di associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali e non, oltre naturalmente anche da diversi singoli fedeli.

Come referente diocesano, secondo lei, quale è oggi il punto qualificante di un cammino sinodale che sia autenticamente tale?
Da ciò che ho compreso, avendo potuto leggere molte consultazioni dei testi che mi sono pervenuti, penso che la grande domanda e la sfida sia cercare di capire cosa si deve intendere propriamente per «sinodalità» e, quindi – in occasione delle molte opportunità di ascolto che le nostre parrocchie, comunità pastorali e comunità in genere offrono a tutti i fedeli – imparare ad acquisire un metodo di ascolto che diventa sinodale nella misura in cui so dare credito all’altro, facendogli spazio, facendo cadere pregiudizi e prese di posizione di parte. Non si tratta solo di dialogare un po’ di più o meglio. Importa che impariamo a dialogare in modo spirituale, nello stesso Spirito di Gesù; permettendo allo Spirito santo di continuare a parlare alle nostre chiese.

L’Arcivescovo, nell’assemblea presinodale del 9 aprile, pur evidenziando le criticità, ha sottolineato la necessità di avere un pensiero positivo sull’attività della Chiesa ambrosiana (leggi qui, ndr). Come sviluppare questa indicazione in una dinamica sinodale? 
L’Arcivescovo auspica che questo processo sinodale diventi occasione per la Diocesi di evidenziare e proporre modelli, prototipi, esperienze sinodali esemplari. Questo mi sembra particolarmente utile e rilevante. A tal fine andrebbero avviati in Diocesi dei laboratori di sinodalità, incrementando percorsi non solo teorici, ma che insegnino a riflettere sulle esperienze che viviamo e sugli stili che esercitiamo. Quanto sta avvenendo con i Gruppi Barnaba, che a breve cominceranno ad avviare delle vere e proprie assemblee sinodali decanali, è il segno promettente di una Diocesi che si sta seriamente inoltrando nel processo sinodale voluto da papa Francesco.

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