Questo l’obiettivo della Missione vocazionale dal titolo «Alzati, va’ e non temere!» secondo don Pier Paolo Zannini, responsabile dell’équipe di Pastorale vocazionale del Seminario. In programma celebrazioni, testimonianze, visite a scuole e oratori e momenti di condivisione con le famiglie del Decanato
di Ylenia
SPINELLI
La Missione vocazionale di quest’anno nel Decanato di Cantù (30 settembre – 3 ottobre) è all’insegna della festa: quella per Stefano Chiarolla e Gabriele Corbetta (originari rispettivamente di Cantù e Carugo), che sabato 30 settembre vengono ordinati diaconi nel Duomo di Milano dall’arcivescovo Mario Delpini. Lunedì 2 ottobre, poi, l’Arcivescovo donerà un diacono appena ordinato alla Comunità pastorale di Mariano Comense. Ma la gioia dell’incontro e della testimonianza, che ormai da 18 edizioni i seminaristi del Quadriennio portano all’interno delle comunità che li accolgono, continuerà per tutti i giorni della Missione, fino a martedì 3 ottobre.
«Alzati, va’ e non temere!» è il titolo. «Rappresenta l’invito che il Signore fa a tutta la nostra Chiesa a non sedersi, a non rimanere impaurita in mezzo alle vicende del mondo – spiega il rettore del Seminario, monsignor Michele Di Tolve -. In modo particolare i giovani sono invitatati a non rassegnarsi, ma a percepire che Gesù da sempre ha il desiderio di far conoscere il suo progetto d’amore sulla loro vita».
Ne parliamo più approfonditamente con don Pier Paolo Zannini, responsabile dell’équipe di Pastorale vocazionale del Seminario.
Perché quest’anno la scelta è caduta su Cantù?
Si tratta di una grande sfida per i seminaristi. È infatti un Decanato con più di 114 mila abitanti e con numerose realtà diversissime tra loro: cittadine e piccoli paesi, parrocchie singole e grandi Comunità pastorali. Inoltre è una zona dove sono presenti tantissime scuole, statali e paritarie, che rappresentano una vera e propria possibilità di incontro con tanti giovani e adolescenti che normalmente non frequentano le diverse attività dell’oratorio. Ciò che colpisce maggiormente è il bel lavoro comune che i preti responsabili di Pastorale giovanile stanno facendo, accompagnando una realtà ancora ricca di presenze, ma che sempre deve essere aiutata a ritrovare le motivazioni profonde per una Pastorale giovanile “vocazionale” a trecentosessanta gradi.
Che funzione ha la Missione vocazionale?
È un po’ per ribadire che l’anno inizia con la gioia dell’annuncio. Siamo chiamati a verificare la nostra personale vocazione proprio a partire da ciò che è segno immediato dell’aver incontrato Gesù: il dirlo a tutti! Nel giorno del suo ingresso in Diocesi l’arcivescovo Delpini ci ha ripetuto che «della gloria di Dio è piena la Terra»: ebbene, noi cerchiamo di andare a scoprirla e “svelarla”, sapendo bene che non portiamo nulla, al massimo rendiamo visibile ciò che Dio già opera. Ogni anno è veramente una sorpresa incontrare realtà ricche e affascinanti, comunità cristiane capaci di testimoniare che camminare con Gesù nella Chiesa è ancora possibile e questo rende tutto molto più bello, non solo per i credenti, ma per l’intera città e società.
Le Missioni sono pensate solo per i giovani o sono importanti anche per gli adulti e per chi ha già fatto una scelta vocazionale?
Le Missioni vocazionali sono state pensate per incontrare la gente, in modo particolare i giovani e i ragazzi. Ma il bello di queste giornate è che i seminaristi hanno l’occasione di entrare in comunità formate da famiglie e battezzati di qualsiasi età e provenienza, condividendo del tempo con loro e rendendo tutti partecipi della fraternità bella che si crea nel cammino prezioso del Seminario. Non mancheranno certamente incontri per le diverse fasce di età della Pastorale giovanile a cui si rivolge principalmente la Missione, ma la presenza dei seminaristi è sicuramente di stimolo per le diverse famiglie e per gli stessi sacerdoti. Vedere ragazzi giovani che desiderano donare tutta la vita a Gesù e alla sua Chiesa è certamente occasione di gioia immensa per tutti!
Caratteristica di ogni Missione è infatti la possibilità di ospitare nelle case un seminarista: un’opportunità da non sottovalutare…
Ogni seminarista sarà ospitato in una famiglia del Decanato e vivrà tre giorni pieni, condividendo i pasti e alcuni momenti della giornata. Questa è un’occasione unica: l’essere accolti, lo sperimentare un affetto a priori, la possibilità di tessere relazioni diventa opportunità grande per i seminaristi. Molte volte nascono amicizie che continuano nel tempo, tanto da diventare importanti per il proprio cammino seminaristico.
Come la Missione si inserisce all’interno dei rinnovati cammini e delle altre proposte vocazionali del Seminario?
Il Seminario da sempre accompagna i ragazzi e le ragazze nella grande provocazione vocazionale. Lo fa in diversi modi, cercando di adeguare linguaggi e modalità proprio partendo dalla realtà. Molti in questi anni sono i cambiamenti, ma la provocazione più grande che può portare un’esperienza come questa è proprio la possibilità di ripensare una Pastorale giovanile totalmente vocazionale, che interpella i giovani a prendere forma con la propria vita davanti alla proposta di Gesù di seguirlo.
Come poi il Seminario mantiene vivi i legami creati nelle singole comunità con le Missioni?
Innanzitutto attraverso il rapporto personale con i seminaristi. Inoltre, come segno di ringraziamento per l’accoglienza, il Seminario abbona le famiglie ospitanti al mensile La Fiaccola, grazie al quale saranno tenute aggiornate sulla vita della comunità. Con i preti di Pastorale giovanile i rapporti continueranno, sia per le diverse accoglienze, sia per la possibilità in quella zona di aprire in futuro un Centro vocazionale.