L’Arcivescovo emerito: «Da Joseph Ratzinger un apporto decisivo alla Chiesa contemporanea, che richiede ulteriore approfondimento»

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

del cardinale Angelo Scola
Arcivescovo emerito di Milano

Scola Benedetto XVI

Il ritorno al Padre di Joseph Ratzinger – Papa Benedetto XVI è un fatto che chiede a tutti noi, soprattutto ai cattolici, una particolare riflessione. Non solo da Papa, ma lungo tutta la sua vita, consegnata alla recente biografia di Peter Seewald di ben 1296 pagine, è una testimonianza radicata nella Bibbia, nella tradizione, nel Magistero, nel senso acuto della storia e nel coraggio di affrontare i temi più scottanti che caratterizzano la nostra società.

Ho conosciuto Ratzinger nel 1971 quando, noi italiani con Jaca Book, con De Lubac, von Balthasar e altri teologi di varie parti nel mondo incominciammo a lavorare al progetto della Rivista internazionale Communio. Mi colpì fin da subito la sua umiltà e la delicatezza del suo tratto. Il gusto di conoscere persone con l’evidente intento di entrare in amicizia con loro mi impressionò fin da quel primo incontro alla Katholische Akademie di Monaco di Baviera. Da allora, lungo tutti questi cinquant’anni, mi è stato amico, ma ancor più padre, non facendomi mai mancare il suo aiuto anche in certi momenti non facili della mia vita.

Collaborando direttamente con lui quale consultore della Congregazione della fede mi sono sempre stupito dalla originalità del suo pensiero. Più di una volta è capitato che su taluni documenti divenuti poi universali per la vita della Chiesa, in qualità di consultori e di esperti non si riusciva a procedere. Poi però, qualche giorno dopo, il Cardinale Ratzinger arrivava e con umiltà diceva: «Io ho provato a fare questa stesura. Vedete se vi va bene». E tutte le volte era quella risolutiva, magari con qualche leggera integrazione suggerita dal tale o tal’altro teologo.

Ho più volte detto che lavorando con Ratzinger in gruppo si imparava sempre qualcosa di nuovo. Le sue riflessioni muovevano dalla decisiva affermazione: «Il mio intento di fondo è sempre stato quello di liberare dalle incrostazioni il vero nocciolo della fede, restituendogli energia e dinamismo. Questo impulso è la vera costante della mia vita».   

Sono sicuro che l’apporto dato da Ratzinger-Benedetto XVI alla Chiesa contemporanea, nella sua continuità con san Giovanni Paolo II e nell’apertura di orizzonte entro cui si muove papa Francesco, è stato non solo decisivo, ma richiede ulteriore approfondimento in questo tempo di travaglio per la Chiesa tutta.

Voglio concludere queste brevi righe menzionando la disponibilità, essa stessa espressione di umiltà di papa Ratzinger: tutte le volte che si chiedeva a lui qualche prestazione (un incontro informale – memorabili quelli con il Servo di Dio don Luigi Giussani e un gruppetto di suoi amici -, una meditazione, una conferenza…) nonostante fosse oberato di lavoro faceva di tutto per accogliere questa proposta.  

Si ristorava con la musica, seguendo in questo il fratello Georg che alla musica ha dedicato la vita.

Sono convinto che le persone care che ci precedono all’altra riva restano fin da ora in contatto con noi. In modo silenzioso, certo, ma non per questo meno efficace. Sono certo che papa Benedetto continuerà a svolgere questa funzione a favore della Chiesa e della società tutta.

In attesa di rivederci diamo a lui oggi il nostro ad-Dio.

Leggi anche: 

È morto Benedetto XVI

L’Arcivescovo: «Benedetto XVI, la Chiesa deve essergli grata»

Martinelli: «Benedetto XVI, un Padre della Chiesa»

Lo Speciale dedicato alla scomparsa di Benedetto XVI

 

Ti potrebbero interessare anche: