Il Cardinale ha presieduto l’Eucaristia presso l’Istituto “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone, per i 120 anni di fondazione dell’Opera. «Siete un luogo privilegiato», ha detto l’Arcivescovo che ha scambiato il segno della pace con tutti i malati presenti

di Annamaria BRACCINI

scola sacra famiglia cesano boscone 201611

La fiamma accompagna, in un buio suggestivo, l’ingresso del cardinale Scola e degli oltre dieci concelebranti nella chiesa interna alla storica sede dell’Istituto “Sacra Famiglia” di Cesano Boscone, dove l’Arcivescovo presiede l’Eucaristia per i 120 di fondazione. Tanti gli ospiti con i parenti, i volontari, i medici – ci sono anche il sindaco di Cesano Boscone, le autorità civili e militari – che non hanno voluto mancare a questo momento bello e atteso che inizia con un caloroso applauso al Cardinale. 
«120 anni sono tanti e questo è un motivo più che sufficiente per ringraziare il Signore di una vita ricca e piena di sfaccettature», dice il presidente, monsignor Vincenzo Barbante, notando l’importanza che ha assunto in questi mesi la Porta Santa Giubilare posta proprio alla “Sacra Famiglia” e oltrepassata da migliaia di fedeli: ben 153 i pellegrinaggi che vi si sono recati. «Espressione di una Chiesa che sperimenta ogni giorno la misericordia annunciando che la fragilità appartiene a tutti e che può rappresentare non chiusura, ma solidarietà. Ci siamo interrogati in questo anno, nelle nostre filiali, proprio sulla vocazione che nasce dalla fragilità, come possibilità di collaborare con Dio al servizio della carità», conclude monsignor Barbante, cui sono accanto, tra gli altri sacerdoti, di cui alcuni anche degenti, il prevosto di Cesano Boscone, don Caldera e il superiore della Casa dei Francescani Cappuccini interna alla della struttura. 
«Questa Eucaristia è un grande dono, perché si vede che credete veramente in Gesù», spiega il Cardinale, rivolgendosi direttamente ai presenti, specie gli ammalati. «Vi ringrazio in profondità e vi abbraccio a uno a uno, per corrispondere alla vostra accoglienza così calorosa e delicata». Il pensiero è per i parenti, i molti volontari (ogni week end donano un poco del loro tempo libero un nutrito gruppo di universitari, ma ci sono anche donne e uomini di tutte le età che collaborano), «e a quanti assumono l’elemento di prova, che attraversa la figura e il volto dei nostri carissimi ospiti, come una grande occasione di scoperta del primato di Dio nella vita e del fatto che il Signore non ci abbandona mai. Siamo, certi che ci accoglierà nella sua casa piena di porte aperte». 
Insomma, un «luogo privilegiato» – la “Sacra Famiglia”–, per usare ancora le parole di Scola, «appunto perché, nella nostra società, rischiamo di essere troppo legati solo a noi stessi, mentre queste realtà ci insegnano il primato dell’amore e della carità». Non acaso l’Arcivescovo, proprio dalla “sacra Famiglia” aveva iniziato gli incontri nella nostra Diocesi, il 27 settembre 2011, solo 48 ore dopo il suo ingresso ufficiale a Milano.  
E che l’Istituto gli sia nel cuore lo si capisce anche da quanto lui stesso nota: «Sono assai contento di aver avuto l’intuizione di fare qui la Porta Santa che, so, è stata molto visitata come luogo di misericordia. Questo, per me, è un abbraccio di tenerezza».  Tenerezza che si rende evidente nello scambio di pace che il Cardinale scambia con ciascuno dei malati presenti e nella Comunione che egli porta personalmente a molti di loro, in una commozione crescente, accompagnata dai gesti, dai suoni, dai canti eseguiti dal “Coretto della Sacra Famiglia” – «è la fede che ci fa cantare» – come pure dal servizio all’altare che svolgono, per l’occasione, alcuni degenti. Fino alla conclusione della Messa, con un saluto libero e spontaneo sotto quei coloratissimi manifesti che arricchiscono la chiesa, parlando di “solidarietà, premura, perdono, accoglienza e speranza”. La sintesi migliore della mission, ieri come oggi, dell’Istituto fondato da don Domenico Pogliani «che ha iniziato questa opera assolutamente straordinaria per genialità ecclesiale e civile e che vorremmo vedere presto Servo di Dio», sottolinea l’Arcivescovo, prima di visitare il moderno Reparto intitolato a Santa Teresina. Uno dei “fiori all’occhiello” della Onlus che attualmente assiste 9000 persone – tra cui patologie gravissime di tipo neuropsichiatrico –, disponendo di 1900 posti-letto tra strutture residenziali, di degenza e alloggi protetti, distribuiti in 16 Centri tra Lombardia, Piemonte e Liguria.  
    

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