Al Centro pastorale di Seveso l’Arcivescovo presiede l’ultimo incontro, nel quale ogni giovane consegna la lettera di fruttificazione che contiene la sintesi del cammino e la scelta simbolica
Il cammino del Gruppo Samuele è giunto anche quest’anno al suo ultimo appuntamento. La seconda domenica di ogni mese, da novembre a maggio, ha visto la partecipazione di 67 giovani (30 ragazze e 37 ragazzi) seguiti dall’équipe di educatori adulti (sacerdoti, consacrate e persone sposate) e guidati ciascuno da un direttore spirituale a cui hanno fatto riferimento per verificare le proposte di cammino suggerite dal percorso.
L’esperienza del Gruppo Samuele intende offrire ai giovani un aiuto ad assumere seriamente la questione fondamentale della «vocazione», nella convinzione che il desiderio di servire il Signore è l’unico in grado di dar senso alle decisioni, piccole o grandi, dell’esistenza. Ogni anno stupisce la disponibilità dei giovani a intraprendere l’itinerario, la serietà e l’assiduità agli incontri mensili, la disponibilità a lasciarsi guidare dalla parola del Signore in un discernimento reale della propria vita.
L’incontro conclusivo – in programma domenica 19 giugno al Centro pastorale ambrosiano di Seveso – è la tappa della “partenza” (“Li congedarono con il saluto di pace” – At 15, 30-33) e avviene alla presenza del cardinale Angelo Scola, al quale i giovani consegnano la “lettera di fruttificazione”. Un gesto molto apprezzato dai giovani, perché esprime la vicinanza del Pastore alle loro scelte che sono “consegnate” nella Chiesa e per la Chiesa. Questa lettera vuole appunto raccogliere qualche frutto al termine del cammino. Scrivere è sempre un modo per ricordare il passaggio di Dio nella vita e per fissarlo nello spazio opportuno di una memoria riconoscente. La scrittura rimane, quindi, il segno che Dio ha parlato e che l’uomo ha ascoltato: è una testimonianza di tutta questa singolare avventura.
L’incontro di domenica sarà introdotto da tre giovani che porteranno all’Arcivescovo una breve testimonianza sul loro cammino, intercettando alcuni temi del percorso fatto. Riportiamo qualche breve stralcio delle loro testimonianze.
Erika, 22 anni: «Ho scoperto che affidarsi non significa affatto rinunciare alla propria libertà, ma al contrario ne rappresenta l’esercizio più vero. Ho imparato a cogliere la Sua presenza nelle persone che ho conosciuto, nelle esperienze che mi hanno cambiata, ma soprattutto a vivere la mia fede come un vero incontro con il Signore e un’autentica relazione con lui».
Fabio: «A 28 anni ho sentito il bisogno di rispondere a quella domanda che da un po’ di tempo abitava nel mio cuore: “Chi è Dio per me, e quale rapporto posso dire di avere con lui?”. Affrontando i temi dell’amore e della vocazione che, tra le altre cose sono coincisi con la settimana di vita comune fatta a Seveso insieme ad altri amici del Gruppo Samuele, ho potuto riscoprire la bellezza di essere figli di Dio, figli di un padre che non ci abbandona mai, che non si stanca mai di venirci a riprendere tutte le volte che ci perdiamo o ci allontaniamo».
Giulia, 23 anni, sul tema della scelta simbolica che in lei è maturata durate il cammino: «Alcune volte avvertiamo il timore, nonostante tutto il nostro impegno, di non essere mai sufficientemente all’altezza per far fronte alle sfide umane e professionali, oppure sentiamo viva la sensazione di chiuderci in un facile egoismo per non sentirci sopraffatti dai problemi e dalle sofferenze che vediamo intorno a noi. È invece lo sguardo di amore che percepiamo sulla nostra vita che ci dona libertà e slancio verso il futuro e ci permette di vivere gli sforzi presenti con una carica di speranza e gioia che possiamo riversare su chi è al nostro fianco. Ho sentito vivo così un rinnovato desiderio di dare spazio all’impegno sociale soprattutto nell’esercizio della mia futura professione di psicoterapeuta qualificandola come aiuto a cogliere il senso della presenza di Dio nella vita di ogni uomo».