Intervistato da Fabio Colagrande, l’Arcivescovo si mostra molto sereno e soddisfatto dell'andamento dei lavori dell’assemblea in corso in Vaticano
«Debbo dire che, contrariamente a certi echi di stampa, trovo il clima del Sinodo molto positivo». Nell’intervallo dei lavori dell’ottava Congregazione generale, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, padre sinodale eletto dalla Conferenza episcopale italiana (intervistato da Fabio Colagrande di Radio Vaticana, in allegato l’audio, ndr) si mostra molto sereno e soddisfatto dell’andamento dei lavori del Sinodo ordinario dedicato alla vocazione e alla missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo di oggi.
Una grande occasione di comunione
«In particolare – aggiunge il porporato – credo che il lavoro dei ‘Circoli minori’ sia una grande occasione di approfondimento reciproco delle diverse ragioni. Direi che, per ora, per quanto riguarda il mio circolo, il Gallicus 2, sul 95% di tutte le questioni emerse c’è un profondo accordo e si fa un lavoro molto armonico di approfondimento e di creazione dei “modi”». «Tutto ciò – sottolinea il cardinale Scola – ci sta avvicinando molto. È la grande forza della dimensione consultiva del Sinodo. Se lo scopo è quello di raggiungere i 2/3 dei voti, devi capire bene la posizione dell’altro e quindi c’è una possibilità di evoluzione, di cambiamento delle nostre posizioni che è molto forte. E credo sia uno dei segni belli della potenza della struttura del Sinodo che potrebbe essere anche un paradigma per tante istituzioni statali e internazionali». «Quindi – conclude il porporato – a me non sembra che ci troviamo di fronte a due partiti che si stanno scontrando. Certo, su talune questioni scottanti ci sono opinioni diverse, ma queste non le abbiamo ancora affrontate direttamente e comunque, giunto oramai al mio sesto Sinodo, posso dire che si tratta sempre di una grande occasione di comunione per la Chiesa».
Non vedo complotti
A chi ipotizza possibili cospirazioni o complotti fra i padri sinodali il Cardinale Arcivescovo di Milano risponde così: «Io non li vedo, non mi pare proprio. Credo che dobbiamo guardare con molta fiducia a quello che stiamo vivendo e portare a conclusione questi lavori producendo degli strumenti sui quali poi il Santo Padre deciderà come intervenire».
Non c’è dualismo tra dottrina e pastorale
Il card. Scola non è d’accordo su una lettura del Sinodo come luogo di contrasto fra dottrina e pastorale. «Nel mio “circolo minore” questa dimensione non è stata molto presente. Molti dei vescovi che vi partecipano sono giovani e hanno avuto una buona teologia, radicata sui testi di Henri de Lubac, von Balthasar, Rahner, e quindi sono abituati a fare unità. Capiscono che non si può creare dualismo fra teologia e pastorale». «Non esiste – spiega Scola – un dualismo tra teologia e pastorale. Non esiste una dottrina astratta da applicare alla vita. La dottrina è una riflessione sistematica e critica necessaria che deve arrivare fino alla formulazione del dogma, ma scaturisce dall’esperienza vitale». «Credo – aggiunge il porporato – che proprio questa unità di dottrina e pastorale sarà la chiave per dare al Santo Padre suggerimenti in ordine a problematiche scottanti come quella dell’eventuale accesso o meno alla comunione sacramentale per i divorziati risposati».
La Chiesa sia se stessa
Secondo l’arcivescovo di Milano, la definizione di questo Sinodo come un evento che «non può cambiare tutto, ma neanche non cambiare nulla», rimbalzata nei commenti in Sala Stampa, resta una valutazione di carattere “politico” che ha poco a che fare con la natura ecclesiale del Sinodo. «Gesù è Risorto e vivo – spiega il porporato – e quindi la dottrina cristiana è una realtà vivente. Allo stesso tempo, però, il messaggio del Santo Vangelo dura da duemila anni». «La vera questione è essere a tal punto testimoni e discepoli della bellezza dell’incontro con Cristo da essere in grado di comunicare la bellezza e la gioia del matrimonio e della famiglia cristiana, a tutti gli uomini e le donne che s’incontrano». In questa prospettiva, il cardinale Scola respinge anche i timori di chi vede una Chiesa che, nell’ansia di rispondere a certe richieste, potrebbe cedere alla logica mondana. «Il Santo Padre ha detto più volte, citando de Lubac, che la mondanizzazione della Chiesa sarebbe un grandissimo errore – commenta Scola -. Il servizio che la Chiesa può fare al mondo è quello di essere se stessa: una luce che lascia trasparire la grande luce delle genti che è Cristo».