Questo l’impegno indicato dall’Arcivescovo al Movimento nella celebrazione in Sant’Ambrogio che ha ricordato la fondatrice Chiara Lubich a sette anni dalla morte: «La Quaresima tempo privilegiato per riguadagnare il primato di Cristo nella vita di tutti i giorni»

di Annamaria BRACCINI

Chiara Lubich

«Il nostro impegno di oggi è raccogliere con rinnovata consapevolezza il sogno che ha animato la vita e il pensiero di Chiara, costruendo spazi di fraternità ovunque ci troviamo e privilegiando le necessità del prossimo che ci sta accanto e di quello lontano che vive in Paesi dove ci sono guerra e violenza. Vorremmo, in questo modo, essere testimoni autentici del carisma che Dio ha dato a Chiara, essendo a servizio della Chiesa e dell’umanità».

I Focolari, i cui molti aderenti sono riuniti nella Basilica di Sant’Ambrogio, salutano così il cardinale Angelo Scola, che presiede la celebrazione eucaristica per il Movimento a sette anni dalla scomparsa della fondatrice Chiara Lubich, della quale il 27 gennaio si è avviata la causa di beatificazione. Accanto a lui il vicario generale monsignor Mario Delpini, l’abate di Sant’Ambrogio monsignor Erminio De Scalzi, il vicario episcopale di Zona V monsignor Patrizio Garascia e una decina di sacerdoti con celebranti.

«La carissima sorella Chiara», la definisce subito l’Arcivescovo nella sua omelia, che seppe farsi strumento nelle mani del Signore con un «abbandono fedele» come quello di Abramo, appena richiamato nella liturgia della Parola. E allora il pensiero del Cardinale è per «l’irragionevolezza dell’ansia per il domani, pure umanamente comprensibile, e la ragionevolezza della fede che chiede di accettare il Regno di Dio e la sua giustizia» con un atteggiamento di disponibilità totale: «Nella memoria della carissima sorella Chiara dobbiamo chiederci cosa cerchiamo nelle preoccupazioni che talvolta occupano il nostro cuore e la mente».

Con le recenti parole di papa Francesco – «adorare il Signore vuol dire dargli il posto che deve avere» -, la risposta dell’Arcivescovo a questo interrogativo si fa consegna per il presente e il cammino futuro del Movimento: «Nulla anteporre al Signore che è valore vivente. La Quaresima che stiamo vivendo è un tempo privilegiato per riguadagnare il primato di Cristo nella vita di tutti i giorni». Un “primato” che «non possiamo dare per scontato», che è dinamismo «di libertà che interroga la mia libertà in ogni circostanza e rapporto, riconoscendo nel Signore la fonte ispirativa e accompagnatrice delle azioni». Tutto ciò, insomma, che Chiara Lubich esprimeva con l’espressione «Gesù in mezzo», molto cara ai Focolarini.

Per questo, sottolinea Scola, «il richiamo alla Provvidenza della Liturgia non è un invito alla passività, ma è una forte provocazione alla libertà che chiede pentimento, preghiera e amore fraterno», come si legge nel Prefazio: «La misura dell’amore è il suo essere senza misura e di questo “radicalismo dell’amore” – la definizione è di San Giovanni Paolo II – voi siete testimoni, vivendo e servendo il carisma che lo Spirito ha donato a Chiara», aggiunge rivolgendosi direttamente ai Focolarini. «È Lui che, abbandonato dal Padre, si riabbandona al Padre, è Lui il nostro segreto per ricondurre a unità ogni divisione e separazione in tutto il mondo». La ragione profonda è «che tutti siamo uno», come diceva spesso Lubich con le parole che ritornano nella preghiera di intercessione per la «sperata» beatificazione della fondatrice, tornata alla Casa del Padre il 14 marzo 2008. Non a caso tutte le iniziative per ricordarla, quest’anno dedicate al tema «Chiara Lubich. L’unità e la politica» (info: www.politicsforunity.com), hanno portato gli aderenti al Movimento nei Parlamenti e nelle Sedi istituzionali di oltre trenta Nazioni tra cui l’Italia, dove il convegno si è svolto presso la Camera dei Deputati. «Sappiamo bene come ci sia bisogno di questa unità, anzitutto in noi, nella Chiesa e nella società civile e come occorra intendere la politica in tutte le pluriformi espressioni di una società civile tesa al bene», scandisce in conclusione il Cardinale auspicando che la causa sia sprone «per il bene della Chiesa e di tutta la famiglia umana».

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