È arrivata a Odessa la Carovana della pace, organizzata dal coordinamento #stopthewarnow e alla quale ha aderito anche la Chiesa italiana: 15 mezzi, una delegazione di 50 persone, 40 tonnellate di beni di prima di necessità

di Maria Chiara Biagioni
Agensir

Foto StopTheWarNow
Foto StopTheWarNow

«La Carovana della pace contiene tante storie, tanti volti, tante associazioni. Ma siamo tutti animati dal grande sogno che la pace è possibile. E noi siamo qui oggi a dire: basta, basta, basta, fermiamo la guerra!». Lo ha detto il vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Francesco Savino, alla conferenza stampa svoltasi a Odessa all’arrivo della Carovana della pace, organizzata dal coordinamento #stopthewarnow e alla quale ha aderito anche la Cei.

Il convoglio, composto da 15 mezzi, è sostenuto da una delegazione di 50 persone in rappresentanza di 175 organizzazioni della società civile italiana e ha portato 40 tonnellate di beni di prima di necessità per la popolazione. A Odessa i partecipanti incontreranno organizzazioni della società civile, autorità religiose e civili. Poi la carovana si sposterà a Mykolaïv, la città che sta combattendo per difendere tutta la regione dall’aggressione russa. L’iniziativa è coordinata da una cabina di regia composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, Pro Civitate Christiana, Cgil, Focsiv, Aoi, Rete italiana Pace e Disarmo, Libera contro le mafie. Tra le associazioni aderenti vi sono Nuovi Orizzonti, Arci, Legambiente, Focolarini, Mani Tese, Un ponte per.

Fraternità e vicinanza

Prendendo la parola, assieme ai vescovi locali della Chiesa latina e greco cattolica e ai rappresentanti della Chiesa ortodossa locale, monsignor Savino ha portato la «fraternità» della Chiesa cattolica italiana e «l’abbraccio e la vicinanza» anche del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che ha incontrato nei giorni scorsi in Calabria e che ha assicurato che la Santa Sede «sta facendo tutto il possibile per tentare una diplomazia» e fermare questo conflitto. «La guerra non è mai una soluzione. È soltanto distruzione, desolazione e disperazione. La guerra è morte. Mi domando: quale mondo stiamo consegnando ai nostri bambini? Un mondo di macerie, un mondo senza speranza, un mondo di dolore? Non siamo qui solo per portare aiuti umanitari. Questi aiuti ci saranno sempre. Le associazioni, il mondo della pace, la Chiesa italiana saranno sempre disponibili per aiuti umanitari. Siamo qui a dire che la non violenza è il metodo migliore per risolvere i conflitti perché la guerra è la morte della ragione e dei sentimenti. È la morte della politica e della diplomazia. Torniamo alla diplomazia. La sfida è quella indicata da Papa Francesco, la fraternità. Non esiste un vincitore nelle guerre. Dalla guerra usciamo tutti sconfitti e umiliati».

Mons. Savino ha concluso il suo intervento ricordando una frase del vescovo brasiliano Hélder Pessoa Câmara: «Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme ad altri, esso è già l’inizio della realtà. Se sogniamo tutti – ha osservato il presule -, l’Ucraina tornerà terra di pace».

Semi di pace

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche alcuni dei rappresentanti delle molteplici realtà che compongono la carovana. «Il nostro obiettivo – ha spiegato don Tonio dell’Olio, presidente della “Pro Civitate Christiana di Assisi” – è portare non solo gli aiuti umanitari, ma anche seminare semi di pace attraverso l’incontro con persone che subiscono la guerra».

Tutta l’iniziativa è stata possibile grazie a un piccolo gruppo di persone che ha organizzato a Odessa l’iniziativa. Tra questi c’è Alberto Capannini, della Comunità Giovanni XXIII. Prendendo la parola, ha detto: «Noi siamo venuti qui per dire: siamo con voi e non vi lasceremo soli in questo momento».

Il vescovo della Chiesa cattolica latina di Odessa, mons. Stanislav Szyrokoradiuk, ha spiegato agli italiani della carovana le ragioni che si celano dietro questa guerra. Ha quindi fatto riferimento al 1991, quando l’Ucraina ottenne l’indipendenza dall’Unione Sovietica e alla “Rivoluzione della dignità” quando il popolo scese per strada per la democrazia e l’Europa. «L’Ucraina oggi – ha detto il vescovo – sta pagando questa scelta a caro prezzo».

Appello all’Italia

«Vorrei fare un appello ai cari amici italiani: fate tutto il possibile per aiutare l’Ucraina a fermare questa guerra, perché, ogni giorno che passa, muoiono tante persone, non solo soldati, ma anche civili. Stop the war now, fermate la guerra adesso – ha detto il vescovo greco-cattolico Mykhaylo Bubniy, esarca di Odessa -. Oggi siamo al 124° giorno dall’inizio della guerra su vasta scala che la Russia ha lanciato contro lo Stato indipendente dell’Ucraina. A oggi sono stati registrati più di 5 mila morti, di cui moltissimi sono bambini. Questi sono solo i dati ufficiali, ma le cifre reali ci diranno che le vittime saranno sono molto di più perché in alcuni luoghi continuano i bombardamenti che impediscono statistiche certe».

A seguito della guerra in Ucraina, circa 14 milioni di persone hanno lasciato le loro case e si sono trasferite in zone più sicure del Paese o all’estero. «Siamo di fronte a una crisi umanitaria provocata dalla Russia nel 21° secolo. L’Ucraina oggi soffre e sanguina a causa della aggressione russa. Dobbiamo esserne consapevoli».

Il Vescovo ha poi voluto chiarire che quello che i russi chiamano «operazione militare speciale» è in realtà «un genocidio del popolo ucraino». «Siete arrivati nel nostro Paese con una speciale missione», ha poi aggiunto rivolgendosi ai rappresentanti delle associazioni e dei movimenti che fanno parte della Carovana. «Consegnare aiuti umanitari in segno di vicinanza e questo è per noi un gesto dal forte valore simbolico. La guerra è il più grande crimine contro l’umanità».

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