Da sempre città di incroci e incontri, è decisa a non rinunciare alla sua identità. A colloquio con il prevosto don Armando Cattaneo

di Francesco CHIAVARINI

Monsignor Armando Cattaneo

Il centro di accoglienza per profughi, voluto dalla Prefettura di Varese e allestito nella palazzina di via Buozzi a Saronno, di proprietà delle suore della Presentazione, non ha potuto ancora aprire i battenti per la mancata autorizzazione da parte del sindaco della città, Alessandro Fagioli. All’origine di questa impasse ci sono alcuni problemi procedurali e burocratici che hanno, però, innescato una polemica, dai toni anche accesi, sull’opportunità di ospitare i migranti.

Monsignor Armando Cattaneo, come prevosto di Saronno, lei si è molto speso per dare vita a questo progetto. È preoccupato del clima in città?
Parlo tutti i giorni con la gente e le garantisco che fra i cittadini il sentimento prevalente non è di ostilità, ma di partecipazione al dramma di queste persone in fuga da guerre e fame. Certo sono numerosi anche quelli che manifestano spavento e contrarietà. In ogni caso, da prete sono convinto che la discussione e il confronto – non la polemica – facciano bene alla comunità: costringono le persone a venire allo scoperto e a rendere ragione della proprie posizioni.

Secondo lei Saronno è una città ostile verso i migranti?
Niente affatto. Saronno è una città d’arte e di cultura, geograficamente posta all’incrocio di tutte le direttrici del Nord Milano. È quindi una comunità aperta, consapevole che la civiltà evolve grazie all’incontro di popoli, mai dai muri e dai fili spinati. Vede, a Lampedusa seppelliscono i migranti ripescati dal mare nientemeno che nelle tombe di famiglia. Testimonianza di straordinaria umanità. Nel nostro piccolo, a Saronno ci sono famiglie pronte a offrire addirittura una loro casa ai richiedenti asilo. E ci sono poi tanti altri gesti di generosità: proprio un anno fa nelle nostre parrocchie raccogliemmo per i terremotati del Nepal il triplo delle offerte delle Messe festive ordinarie; il nostro “Fondo cittadino di Solidarietà” è stato premiato a livello nazionale. Una larga parte di cittadini si sente umiliata dall’ombra che getta sulla città la strumentalizzazione politica che si sta facendo su tutta questa vicenda.

Dunque a suo parere ci sono le condizioni perché Saronno possa accogliere questi ospiti…
Garantisco che ci sono. Se sull’apertura del centro sono emersi problemi procedurali, lascio ai tecnici di trovare la soluzione. Noi eravamo e siamo pronti a dare ospitalità a queste persone collaborando responsabilmente, in quanto cittadini, con le istituzioni – Prefetto in testa – che ci hanno chiesto di fare la nostra parte. E poiché siamo anche credenti, lo faremo con il nostro stile. Caritas Ambrosiana ci aiuterà con tutta la sua esperienza e con ben 5 esperti a tempo pieno. In questi giorni oltre 15 associazioni di volontariato si sono dichiarate pronte a dare il loro contributo. E sono certo che tanti cittadini, cristiani e no, si rimboccheranno le maniche. Stiamo poi parlando di 32 migranti su 40 mila abitanti, uno ogni 1250.

Che cosa l’amareggia di più di questa vicenda?
Ribadisco che leggo lo stop temporaneo come un’occasione offerta a ciascun cittadino per interrogarsi seriamente in coscienza. È quindi un’opportunità. Ma mi amareggia la malafede con cui si diffondono falsità. Si dice che si vuole speculare sui profughi. È totalmente falso. Pubblicheremo i bilanci. La cooperativa della Caritas ha già investito di tasca propria parecchie migliaia di euro per rendere il centro dignitoso e non guadagnerà nulla dall’accoglienza; anzi, pur di garantire un rapporto positivo dei migranti con la città, spenderà molti più soldi di quelli che riceverà. Non un euro, va detto chiaro, arriverà dalla casse del Comune, e quindi nulla sarà sottratto ai saronnesi che hanno bisogno e che la comunità cristiana aiuta da sempre, in collaborazione con i servizi sociali del Comune.

 

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