L’Arcivescovo ha benedetto i nuovi spazi dell’onlus che si occupa dell’assistenza sanitaria delle persone fragili. Tra i servizi anche il Girevole, bar senza alcolici aperto alle persone senza dimora
Questa mattina l’Associazione San Fedele Onlus ha presentato il nuovo progetto «Verso una Casa della Comunità», con l’inaugurazione di nuovi spazi e ulteriori servizi che l’Associazione vuole dedicare alla cura integrale delle persone più fragili, rilanciando così la missione socio-culturale del San Fedele nel centro di Milano.
«Verso una Casa della Comunità» mira a contribuire a una sperimentazione ispirata al principio delle Case della Comunità: realizzato in collaborazione con Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani – capofila dell’iniziativa, che da anni porta avanti un’idea di sistema di sanità integrata e territoriale – tramite il movimento “Prima la Comunità” il progetto intende rispondere a una vasta gamma di bisogni, “andando verso” i soggetti più fragili, che non sono in grado, o non possono, accedere al Servizio sanitario nazionale. La sperimentazione mira a realizzare un modello che possa essere valutato, ed eventualmente replicato, su più larga scala.
L’inaugurazione
L’inaugurazione è stata accompagnata da una tavola rotonda a cui sono intervenuti Lamberto Bertolé (assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano), Mara Tognetti Bordogna (professore ordinario di sociologia generale presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca), Gaia Iacchetti (medico della Fondazione Casa della Carità di Milano, co-promotrice del movimento “Alleanza per la riforma delle cure primarie” e della Rete “Prima la Comunità”) e Francesco Cambiaso SJ (responsabile dell’Associazione San Fedele Onlus – Assistenza Sanitaria), con padre Giacomo Costa SJ (presidente della Fondazione Culturale San Fedele e consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi) nel ruolo di moderatore.
«Il sistema di welfare che dovremo sviluppare nei prossimi anni dovrà affondare le sue radici nei luoghi di comunità, punti strategici dove i cittadini potranno trovare risposte adeguate e integrate a tutti i loro bisogni – ha dichiarato Bertolé -. Da questo punto di vista, i nuovi spazi dell’Associazione San Fedele potranno senz’altro rappresentare un punto di riferimento per tante e tanti, inserendosi in maniera complementare nel sistema di supporto alle persone più fragili che a Milano rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato».
«L’idea di base – per Gaia Jacchetti – è quella di ribaltare il modo di pensare alle persone ai margini: non come un problema da gestire, ma come una risorsa preziosa per l’intera comunità che può segnare la differenza, soprattutto dopo l’esperienza del Covid che in particolare qui in Lombardia ha fatto emergere con chiarezza che la sanità lombarda ha bisogno di essere ripensata a partire dalla comunità e non dalle strutture».
«Il fenomeno cruciale dei nostri tempi non è l’esclusione, ma la vulnerabilità, che tocca strati sempre crescenti della società – ha concluso Cambiaso -. E la vulnerabilità non è un fatto individuale, bensì collettivo: sono i sistemi sociali a essere vulnerabili, prima ancora dei singoli individui. Pertanto, se vogliamo sostenere una persona “vulnerabile”, non possiamo limitarci a fornire un servizio a quell’individuo, ma dobbiamo rafforzare i contesti sociali, che rendono possibile o meno l’esercizio delle capacità degli individui. E vorremmo farlo prima di tutto nei contesti urbani e territoriali. Accogliamo, quindi, l’invito dell’Assessore a non “essere timidi” e a iniziare insieme questo percorso di ripensamento di nuovi modelli che puntino a una cura integrale che abbia al centro la comunità in tutte le sue componenti, senza lasciare indietro nessuno».
I servizi
L’elemento innovativo consiste nel coniugare azioni consolidate – già naturalmente ispirate alla Casa della Comunità – con altre pensate ad hoc, per potenziare la capacità di accoglienza e cura complessiva verso ogni cittadino e ogni persona vulnerabile. Quattro sono, in particolare, gli elementi cardine che contraddistinguono il progetto.
- Il presidio di medicina di base: chi, per questioni amministrative, mancanza di lavoro, bassa scolarizzazione, precarietà abitativa o barriere linguistiche e culturali, non accede al Sistema Sanitario Nazionale potrà usufruire delle prestazioni di un medico di base di medicina generale, che avrà il suo ambulatorio nei nuovi spazi.
- Il Punto Unico di Accesso: le persone in difficoltà potranno rivolgersi a uno sportello di accoglienza per presentare richieste su problemi sociali, di salute o riguardanti questioni complesse che non possono essere prese in carico da un unico servizio. Il Pua costituirà un punto di contatto affidabile e discreto che rappresenta il primo passo dell’“andare verso” la persona, a partire dalla necessità di trovare un interlocutore al quale affidarsi.
- L’équipe multidisciplinare: verrà istituito un coordinamento tra diverse figure professionali, per meglio affrontare le problematiche di chi vive ai margini e con bassi livelli di autonomia; l’obiettivo è intercettare la necessità di presa in carico, segnalare l’emergenza di nuovi bisogni socio-sanitari e accompagnare ai servizi già offerti dal Ssn, così da favorire anche l’integrazione nel tessuto sociale.
- Il Girevole, bar bianco: un luogo aperto dove le persone senza dimora potranno godere di occasioni di socialità in un clima di accoglienza e tranquillità. Il Girevole si presenta come un bar, senza alcolici, situato nel centro della città e aperto nelle ore serali e notturne, una proposta audace che si avvale di operatori professionali e della supervisione della Fondazione San Marcellino Onlus, che ha già sperimentato questo tipo di iniziativa a Genova. Il San Fedele, grazie alla tradizione di intreccio tra dimensione culturale e sociale, sosterrà esperienze culturali finalizzate a costruire un ambiente caratterizzato da fiducia e reciprocità.
L’evento di apertura si è concluso alle 12.00 con un saluto finale e la benedizione dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
La realizzazione dei nuovi locali e la progettazione dei servizi è stata resa possibile dal contributo di Fondazione Rocca, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione De Agostini, Fondazione Riva, Istituto Bioclin – Ganassini, Cariplo Fondazione di Comunità Milano, Fondazione Mediolanum, Fondazione Intesa San Paolo Onlus, Fondazione Banca del Monte di Lombardia.
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