Stefano Teneggi, che svolge questa funzione in Duomo, presenta il convegno del 23 febbraio in cui Enbiff illustrerà i servizi messi a disposizione della categoria e annuncia il prossimo ritorno di iniziative formative a Milano

di Annamaria Braccini

sacrestano
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Ad aprire il 23 febbraio il convegno regionale di Enbiff, l’Ente bilaterale che riunisce la Federazione Italiana tra le Unioni Diocesane Addetti al Culto e Sacristi e la Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia, sarà l’Arcivescovo, a testimonianza di quanto il tema della formazione e dell’ampliamento delle professionalità dei sacristi sia, oggi, questione rilevante: «L’assise, promossa a livello di Regione ecclesiastica lombarda, nasce a seguito del convegno nazionale, svoltosi a Roma all’inizio del novembre scorso, per far conoscere l’Ente bilaterale Faci-Fiudacs sul territorio – sottolinea Stefano Teneggi, sacrista del Duomo e consigliere nazionale di Enbiff -. La Lombardia è la prima regione interessata da questa iniziativa».

Di che cosa si occupa l’Ente?
Enbiff intende erogare servizi utili e interessanti sia per i sacristi, quindi per i dipendenti, sia per i parroci, ossia i datori di lavoro: per questo è importante la conoscenza sul territorio. Tra questi servizi, il primo che si può citare è l’interpretazione autentica del contratto di lavoro e la possibilità di ricorrere all’Ente bilaterale per le controversie che dovessero sorgere sul luogo di lavoro, senza arrivare a passi legali come primo passaggio, ma cercando di dirimere le questioni in maniera più semplice. Ma vogliamo arrivare a fornire anche nuovi servizi, legati al welfare e alla previdenza sociale per i sacristi che al momento ne sono sprovvisti. 

Stefano Teneggi

Stefano Teneggi

Quindi un aspetto legato alla concretezza di un lavoro sempre più professionale, che non può essere affidato al caso o alla semplice buona volontà, ma che richiede un impegno formativo preciso. Il convegno va in questo senso?
Certo. Uno degli obiettivi di Enbiff è la formazione professionale e, a questo scopo, l’Unione Sacristi di Milano, insieme a Enbiff, tornerà quest’anno – dopo i due anni di sosta dovuti al Covid -, a organizzare il corso di formazione professionale con quattro incontri su temi interessanti.

Quanti iscritti conta la vostra associazione?
L’associazione è diramata sul territorio: l’Unione di Milano conta circa 80 iscritti, ma in Lombardia ci sono anche altre tre Unioni, a Cremona, Bergamo e Brescia.

Come ogni comparto occupazionale, anche i sacristi vedono crescere la componente multietnica rappresentata da lavoratori provenienti da altre parti del mondo?
Certamente, multiculturalità e multietnicità sono sempre più presenti. Ci sono sacristi di diverse nazionalità che adempiono al loro servizio con professionalità, voglia d’imparare, trovando da noi tradizioni diverse da quelle dei Paesi di origine. Proprio la realtà di questo trend rende evidente la necessità di una formazione che non può fermarsi al semplice ruolo di garantire la pulizia e la conservazione del luogo di culto, dei paramenti, degli oggetti. Bisogna conoscere la storia e la liturgia, sapendo con cosa si ha a che fare.

Esistono donne sacriste?
Sì, come è giusto, esistono e alcune sono iscritte sia all’Unione di Milano, sia alla Federazione nazionale.

Quella del sacrista è una professione retribuita?
Anche in questo caso la risposta è positiva. La retribuzione è regolata da un contratto collettivo nazionale di lavoro, registrato dallo Stato che viene stipulato tra la Fiudacs, la Federazione Italiana tra le Unioni Diocesane Addetti al Culto e Sacristi, e la Faci.

 

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