Nella Basilica di Sant’Ambrogio preghiera ecumenica nell'ambito del convegno nazionale promosso dall'Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso in collaborazione con altre Chiese cristiane
di Annamaria
Braccini
Che Milano sia un’“isola felice” per il dialogo ecumenico e interreligioso è noto da tempo e che in questi giorni lo sia ancora di più è evidente. Infatti fino al 21 novembre è in corso il convegno nazionale promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso) in collaborazione e confronto con altre Chiese cristiane. Assise a più voci – dal titolo «Il tuo cuore custodisca i miei precetti. Un Creato da custodire, da credenti responsabili, in risposta alla Parola di Dio» -, articolata in relazioni e momenti di preghiera.
Come quella svoltasi ieri sera nella Basilica di Sant’Ambrogio, a cura del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano e con la partecipazione di tutti i Delegati e di molti altri fedeli. Sotto lo sguardo ideale di Ambrogio, padre della Chiesa indivisa, la celebrazione viene presieduta dall’Arcivescovo, dall’Archimandrita del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli Teofilactos Vitsos (presidente di turno del Cccm) e dalla pastora metodista Dorothee Mack. Le suggestive melodie delle diverse tradizioni, eseguite dai cori della Chiesa copta, di quella ortodossa russa e del Movimento dei Focolari, animano la serata, aperta dall’ingresso processionale dei Ministri che seguono il Libro dei Vangeli, portato dal diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo Interreligioso. Molti i concelebranti, tra cui monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione episcopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, il direttore dell’Ufficio Cei don Giuliano Savina e il vicario episcopale di settore monsignor Luca Bressan.
«La Basilica di Sant’Ambrogio non è nuova a eventi di questo tipo e abbiamo sempre considerato un vanto ospitarli – dice nel suo saluto l’abate della Basilica, monsignor Carlo Faccendini -. Trovarsi insieme è una delle buone pratiche di quel vero cammino ecumenico che costringe tutti a tornare alle radici della fede. Non credo che ci sia altro luogo, a Milano, migliore di questo, dove si prega da più di 1600 anni e a cui i milanesi guardano come radice della loro vita di cristiana, per pregare insieme». L’archimandrita Vitsos dà il benvenuto a nome del Cccm (19 le Chiese aderenti), sottolineando «la spiritualità del momento che si sta vivendo» e ricordando la preghiera che da tre anni, la domenica dopo l’1 settembre in occasione della Giornata per la custodia del Creato, vede riuniti i rappresentanti delle Chiese presenti in città.
La confessione comunitaria di peccato, la preghiera di riconciliazione e il gesto di pace, l’ascolto del brano del profeta Osea precedono la predicazione che il vescovo Mario avvia da alcuni interrogativi.
La predicazione dell’Arcivescovo
«Ma noi siamo, forse, costretti ai toni, ai pensieri e al rovello della nostalgia? I nostri linguaggi sono imprigionati nell’evocazione fantastica del creato incontaminato? Il nostro ideale sarebbe il ritorno nel mondo intatto, quasi a rammaricarci che sia comparsa l’umanità? Infatti, serpeggia nei malumori del nostro tempo una specie di fastidio per gli uomini e le donne come fossero una minaccia per il giardino in cui la natura era perfetta. L’insistenza sui danni commessi dall’avidità, dalla stupidità, dalla meschinità degli uomini contribuisce a diffondere una specie di anti-umanesimo che fa ritenere più affidabili gli animali e più meritevoli di considerazione le bestie e le piante. Ma per abitare in modo saggio il nostro pianeta, siamo davvero costretti alla nostalgia o siamo sospesi all’attesa che si vedano i cieli nuovi e la nuova terra? Siamo di quelli che si consolano di fronte ai disastri confidando che qualche cosa capiterà?».
Tra una nostalgia che rimpiange il passato e un’aspettativa di mitico futuro, solo la parola di Dio può chiamare alla responsabilità che «è risposta all’invito a convertirsi, a quel dialogo con il Signore che aiuta a leggere la storia e la situazione in cui ci troviamo con lucidità, con sincerità, con disponibilità. Quando le persone si dedicano al culto degli idoli, quando sacrificano se stessi per adorare il denaro, per farsi amici del potere, per ingigantire l’amor proprio e per difendersi dalla paura, per l’ossessione della conquista, allora le vigne e i frutteti sono pasto per gli animali selvatici». Al contrario, «la relazione amorosa con il Signore del cielo e della terra è principio di riconciliazione con i fratelli e le sorelle come pure con il Creato», abitato, così, in modo nuovo da chi risponde a Dio.
«La vita è infatti una missione, è un compito da svolgere per il bene degli altri e per la custodia del creato perché questo diventi un giardino per questa generazione e per le generazioni a venire. La missione è possibile perché i figli di Dio sono autorizzati ad avere stima di sé e a credere nella loro predisposizione a fare il bene; ad avere fiducia condividendo il cammino. Gli altri non sono una minaccia, non sono concorrenti da battere, estranei di cui sospettare. Gli altri, anche se la storia è stata complicata e nessuno è senza peccato, sono però chiamati, come noi, alla conversione. Vogliamo celebrare questo convegno e innalzare la nostra preghiera, non come gente malata di nostalgia o sospesa a un’aspettativa che possa giungere una nuova stagione per l’umanità. Siamo qui per rispondere al Signore e amarlo e, perciò, portare a compimento la missione di costruire un mondo nuovo».
La confessione di fede, le invocazioni, ancora l’ascolto della Parola in uno stralcio dell’Apocalisse, il Padre Nostro e la benedizione concludono la preghiera accompagnata, nella processione finale, dalle note del Te Deum di Sant’Ambrogio. In dono a tutti viene offerto il calendario 2019 del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano per il 2019, «nel quale viene fatto conoscere il ritmo delle nostre Chiese. Questo ci permette di avere stima delle comunità che abitano vicino a noi consentendoci di giungere a una comunione intensa», evidenzia don Savina.