Per le feste venti giovani si aggiungeranno ai volontari. Anche in pieno lockdown, il servizio non è mai stato sospeso: in un anno recuperate 140 tonnellate di cibo
La pandemia non ferma la solidarietà al Refettorio Ambrosiano che questa sera riceverà la visita dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. Anzi durante le prossime feste, venti giovani tra i 18 e i 30 anni verranno a dare man forte al gruppo dei volontari.
«Mi sembra un modo stupendo per festeggiare il Natale proprio in questo tempo così difficile, dove chi è più in difficoltà rischia di essere abbandonato», dice Anna, 23 anni, di Novate Milanese, che racconta di aver saputo dell’iniziativa leggendo un post su Instagram e di aver voluto subito condividere la proposta con i suoi amici. «In quest’anno assurdo mi sono laureata a distanza in Lettere, ho svolto il servizio civile volontario in una comunità per ragazzi con disturbi psichiatrici, gestito dalla Caritas e proprio questa esperienza mi ho fatto capire che quello che mi dà davvero soddisfazione e stare accanto alle persone», spiega.
Grazie al supporto dei giovani, in particolare, nella due settimane tra Natale e l’Epifania, la mensa solidale di piazza Greco resterà operativa anche la domenica (giorno generalmente di chiusura). Le nuove leve svolgeranno il servizio, in particolare, il 27 dicembre e 3 gennaio. Nel resto dei giorni ci saranno gli altri 72 volontari che dall’inizio della pandemia non si sono mai tirati indietro, consentendo al Refettorio Ambrosiano di continuare ad accogliere persone in difficoltà durante tutto l’anno, da lunedì a venerdì, garantendo il servizio anche nel primo lockdown, quando le limitazioni erano più stringenti.
Proprio per assicurare la cena a tutti i 90 ospiti che possono usufruire della mensa e al tempo stesso rispettare le norme sul distanziamento sociale, i volontari hanno dovuto moltiplicare gli sforzi, triplicando i turni. In questo modo, gli ospiti da marzo possono entrare a gruppi, lungo un periodo di tempo più lungo dalle 17.30 alle 18,45 e ciò permette loro di sedersi ai tavoli mantenendo la distanza di due metri.
«Non uno di meno. Dall’inizio della pandemia ci siamo posti questo obiettivo, sforzandoci di trovare il modo per conciliare due principi che rischiavano pericolosamente di essere messi l’uno contro l’altro: la solidarietà e la tutela della salute – spiega Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Se siamo riusciti a farlo, è stato proprio grazie ai volontari che, senza mettersi in mostra e naturalmente senza infrangere alcun divieto come tutti sanno, non si sono mai tirati indietro e sono rimasti al loro posto».
Ma la pandemia ha avuto anche altri effetti. «In questo anno alla mensa abbiamo visto tante facce nuove. Persone che non avevamo mai incontrato. Tra loro tanti che vivevano già in condizioni precarie prima della pandemia me che a causa delle limitazioni imposte dal lockdown hanno visto precipitare le loro condizioni», rivela Fabrizia Ferrari della Cooperativa Farsi Prossimo che per conto di Caritas Ambrosiana gestisce il Refettorio.
Gli operatori del Servizio accoglienza milanese della Caritas Ambrosiana questa primavera hanno indirizzato al Refettorio il signor A.. L’uomo, settantenne, integrava la sua modesta pensione con piccoli lavoretti in nero. In questo modo riusciva a sostenere il costo dell’affitto per una stanza ammobiliata a Milano. Con il Covid questo precario equilibrio è saltato. Durante il lockdown, A. non potendo più svolgere quelle piccole attività, ha perso l’alloggio. Non solo, a causa delle limitazioni agli spostamenti non ha potuto nemmeno raggiungere la sorella che vive ad Aosta. E cosi si è trovato a dormire sugli autobus cittadini del servizio notturno.
Tra i nuovi ospiti c’è anche L., 23 anni, che si è trasferita da Roma per frequentare un corso professionale. Questa primavera il padre ha perso il lavoro e non è più riuscito ad aiutarla e così la ragazza coi pochi soldi che ha riesce a stento a pagarsi il posto letto.
Fedele all’idea originaria dello chef Massimo Bottura, il Refettorio Ambrosiano oltre ad aiutare le persone in difficoltà, contrasta lo spreco alimentare. Anche durante la pandemia, questa azione è continuata e ha permesso alla mensa di recuperare quest’anno 140mila tonnellate di cibo, addirittura un poco piò dello scorso anno quando le tonnellate raccolte erano state 138.