La tradizionale iniziativa di Caritas Ambrosiana finanzierà quest’anno un fondo per le parrocchie che ospiteranno 25 profughi in arrivo dall’Etiopia attraverso i canali umanitari
di Francesco
CHIAVARINI
Un fondo per le parrocchie che ospiteranno i rifugiati in arrivo con i canali umanitari. Questo l’obiettivo della nuova edizione della raccolta indumenti usati che si svolgerà sabato 12 maggio nelle parrocchie ambrosiane. Quest’anno, infatti, il ricavato che deriverà dall’iniziativa promossa da Caritas Ambrosiana sarà destinato alle comunità che si renderanno disponibili a ospitare i rifugiati in arrivo attraverso i corridoi umanitari e ad accompagnarli lungo i loro percorsi di integrazione. Il progetto, che coinvolge diverse diocesi italiane, è economicamente sostenuto dalla Conferenza episcopale italiana. Nella Diocesi di Milano le parrocchie potranno contare anche su risorse ulteriori, provenienti proprio dalla valorizzazione degli abiti dismessi.
In particolare i beneficiari del programma saranno 25 persone (singoli e famiglie con minori), provenienti dai campi profughi dell’Etiopia dove sono giunte dai Paesi confinanti, soprattutto Eritrea e Sud Sudan. Arriveranno nel territorio ambrosiano secondo una tempistica definita a livello nazionale da Caritas Italiana. L’impegno delle parrocchie ambrosiane sarà provvedere non solo all’ospitalità, ma anche a programmare percorsi di inserimento sociale, individuando una famiglia tutor incaricata di seguire più da vicino i profughi accolti e predisponendo un programma condiviso con l’intera comunità. Dunque accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Come recita il manuale diffuso nelle comunità per spiegare l’iniziativa.
I corridoi umanitari consentono ai profughi in fuga di raggiungere l’Europa, sottraendosi ai pericoli del viaggio e allo sfruttamento da parte dei trafficanti che “governano i flussi”. Raccomandati ai Governi dall’Alto commissariato della Nazioni unite per i rifugiati come strumenti per superare la crisi dei profughi, dopo una sperimentazione realizzata in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese, sono stati promossi dalla Cei e dal Ministero dell’Interno. In virtù di questo accordo Caritas Italiana, con la collaborazione delle Caritas diocesane, si è impegnata in un’operazione di reinsediamento sanitario che ha coinvolto 8 nuclei familiari siriani presenti nei campi della Giordana che avevano bisogno di cure. Sempre nell’ambito di questo accordo, è stato avviato un programma umanitario di evacuazione delle carceri libiche che ha permesso finora di salvare 300 persone. Infine l’apertura del corridoi con l’Etiopia. Il “protocollo tecnico” firmato con le istituzioni consentirà l’ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi presenti nel maggiore Paese del Corno D’Africa, in condizioni di grande precarietà materiale ed esistenziale. La Chiesa italiana si è impegnata nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico senza quindi alcun onere per lo Stato italiano. Alle Diocesi che daranno la propria disponibilità spetterà il compito organizzare l’accoglienza e accompagnare il processo di integrazione.
«Caritas Ambrosiana ritiene molto importante e significativa l’adesione al progetto “corridoi umanitari” – sostiene il direttore Luciano Gualzetti -. L’iniziativa presenta tutte le caratteristiche ideali dell’“opera segno” che, oltre a indicare il senso di un impegno, oggi più che mai deve andare controcorrente. È una sperimentazione pilota, fatta su un piccolo numero di persone, che vuole dimostrare la fattibilità di un modo diverso e profetico di fare accoglienza e integrazione, attraverso il coinvolgimento delle comunità».
Da qui l’idea di utilizzare le risorse della raccolta degli indumenti usati, l’iniziativa promossa da Caritas Ambrosiana che durante l’anno coinvolge il maggior numero di parrocchie per aiutare quelle che decideranno di aprire le porte e accompagnare i nuovi ospiti.