Condividere i diversi momenti della giornata cercando di approfondire il cammino di fede: come evolve il rapporto tra educatore e giovani nell’esperienza di don Mattia Bernasconi, vicario a San Luigi Gonzaga a Milano
di Luisa
BOVE
Don Mattia Bernasconi – che dal 2013, prima diacono e poi sacerdote, lavora con i ragazzi nella parrocchia di San Luigi Gonzaga a Milano – non si lascia certo scappare l’appuntamento a Seveso sulla Pastorale giovanile. «Noi siamo nel Vigentino, un territorio che è una via di mezzo tra centro e periferia», spiega. La partecipazione di bambini, ragazzi e giovani è molto alta, con gruppi numerosi di catechismo (gli iscritti sono 80-90 all’anno), come pure di preadolescenti, adolescenti e giovani; anche la società sportiva «Fortes in fide» conta moltissimi aderenti (oltre 450 tesserati). Insomma, «è una comunità molto viva e questo è bello», assicura don Mattia.
Nel fine settimana l’oratorio è sempre pieno di ragazzi e famiglie. In parrocchia i gruppi giovanili sono due: «Il primo lo abbiamo chiamato “giovanissimi” (20-24 anni) ed è composto da una decina di ragazzi, ci incontriamo ogni giovedì sera; il secondo è quello dei “giovani adulti” (25-35 anni), che sono una quarantina, con loro il ritrovo è ogni due settimane il sabato sera in oratorio. Sono lavoratori e alcuni già sposati, quindi è più difficile intercettarli nei giorni feriali: ci troviamo a cena, facciamo un momento di catechesi e poi magari usciamo a fare qualcosa insieme».
Con i giovanissimi don Mattia sta usando un doppio registro: da una parte, lasciandosi sollecitare dal Sinodo sui giovani, «facciamo una rilettura della realtà giovanile nel nostro territorio; inoltre stiamo valutando alcune possibilità di incontro con l’università, il mondo dell’accoglienza agli stranieri, ecc». Invece il gruppo giovani adulti sta riflettendo sul Vangelo di Matteo: «Non lo leggiamo insieme, ma ogni ragazzo lo legge a casa durante la settimana e poi mettiamo in comune le riflessioni».
«Rispetto a qualche anno fa sta cambiando il modo di partecipare alla comunità – ammette don Bernasconi -: una volta gli educatori erano presenti in oratorio tutto il giorno e tutti i giorni, adesso è molto diverso. Per questo stiamo tentando di coinvolgere i giovani in alcune attività precise, per esempio come allenatori, quindi vivendo l’educazione dei più piccoli attraverso lo sport, oppure nella catechesi o nella preparazione delle celebrazioni». Secondo don Mattia oggi il tempo libero non esiste più: «Quello per fermarsi a fare due chiacchiere, conoscersi, stare insieme, stringere relazioni». Per questo sta cercando di puntare sulla vita comune, anche se le strutture sono carenti. L’idea è «di abitare gli spazi insieme», condividendo i diversi momenti della giornata e magari approfondendo il cammino di fede. Poi aggiunge: «Credo che la due giorni abbia proprio lo scopo di aiutarci a riflettere su dove stiamo andando. Io sono aperto alle proposte».