Il direttore dei Rapporti con le Istituzioni culturali e territoriali: «All’origine l’ateneo introduceva i cattolici nel dibattito culturale e sociale. Negli anni è sempre stato fucina di classe dirigente. Oggi deve favorire l’incontro della Chiesa con scienze e culture del nostro tempo»
di Annamaria
BRACCINI
Nel volume edito per la 97a Giornata dell’Università Cattolica, l’Arcivescovo sottolinea la necessità di «pensare». Come declinare questa indicazione, riflettendo sui 100 anni di storia dell’ateneo? «Quando nel 1914 padre Gemelli, con il suo gruppo di amici, fonda la rivista Vita e pensiero, il nome stesso della testata rende evidente l’intento non solo di coniugare la vita con il pensiero e di coltivare una scienza, ordinata alla vita, come dirà Achille Ratti, ma di entrare nel dibattito intellettuale del tempo rendendo presente il pensiero cattolico», spiega Ernesto Preziosi, direttore dei Rapporti con le Istituzioni culturali e territoriali, che aggiunge: «La Cattolica infatti, come ha notato il rettore Anelli nel discorso di inaugurazione del 100° anno accademico, è stata pensata come risposta a un “disagio: quello di un mondo cattolico che aspirava ad avere una propria rappresentazione istituzionale nel dibattito culturale e sociale”. Con la nascita dell’Università quell’intento trova uno sbocco adeguato».
La storia dell’Istituto Toniolo e la scelta di fondare l’Ateneo dimostrano preveggenza. Qual è oggi il compito dell’Istituto?
Il valore di fondo è il rapporto tra fede e cultura. Nella lettera per il Centenario dell’Istituto Toniolo «Che cosa pensi?», l’Arcivescovo precisa come, con questo interrogativo, si voglia «porre la questione di una visione cristiana della vita, di Dio, del mondo» e come essa sia frutto di un’intelligenza credente. Pensare significa costruire pazientemente un futuro possibile, cogliere come le molte contraddizioni, le tensioni, le fratture drammatiche che attanagliano l’umanità abbiano, alla loro radice, una causa remota. Il Toniolo, come Ente promotore, ha sostenuto lungo gli anni la costruzione del progetto dell’Università per dare, come era nell’intenzione del professore pisano, «maggiore impulso al progresso delle scienze, per l’urgente necessità di rinnovare la cultura, per offrire ai cattolici italiani un valido supporto per la presenza nel Paese». Oggi – come ha sottolineato l’Arcivescovo durante l’inaugurazione -, l’Istituto deve svolgere la sua funzione non tanto con un ruolo di vigilanza, ma con un ruolo di incoraggiamento, di coscienza critica e con l’indirizzo dell’inquietudine.
I “numeri” della Cattolica impressionano per la loro crescita esponenziale e per il contributo offerto alla società. Il presidente Sergio Mattarella, non a caso, ha fatto riferimento all’Assemblea costituente…
La Cattolica, nella sua storia, è sempre stata fucina di classe dirigente e il Paese, nei suoi passaggi cruciali, ha potuto contare sulla responsabilità e sull’apporto di quanti l’avevano frequentata. L’Università, infatti, nasce come coronamento di un sogno coltivato a lungo dal Movimento cattolico e messo a tema da una figura significativa come il beato Giuseppe Toniolo: dare un contributo efficace alla vita del Paese e confrontarsi con le culture allora imperanti.
Sempre il Presidente ha citato il «senso di comunità» che si respira in Cattolica. Qual è la sfida per il futuro?
Il «senso di comunità» caratterizza un’Università dove le varie componenti collaborano per un obiettivo comune. L’Ateneo, dalla sua nascita, ha diffuso un “pensiero cattolico” in molti campi, sostenendo lo studio e favorendo la ricerca. Proprio per questo la sua missione è oggi ancora più necessaria per l’incontro della Chiesa con lo sviluppo delle scienze e con le culture del nostro tempo. La Cattolica può essere orgogliosa del suo passato, ma sa – come ha detto ancora il Rettore – che il passato non si esaurisce nel celebrarlo o nel rispettare le tradizioni. A chi opera oggi è chiesto «di dimostrare la stessa misura di audacia, passione e originalità di pensiero che sono stati necessari per concepire l’idea stessa di questa Università e poi per realizzarla». È la sfida degli anni a venire.