Questo il tema della Giornata interdisciplinare promossa dalla Sezione parallela della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale presso il Seminario di Venegono. La presenta don Franco Manzi

di Annamaria BRACCINI

Don Franco Manzi

Riflettere sulla figura presbiterale, in un momento nel quale la Chiesa, nel suo complesso, si interroga sulla questione. È questo il senso della Giornata interdisciplinare promossa dalla Sezione parallela della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale nella mattinata di giovedì 4 dicembre. Presso il Seminario di Venegono (sede della Sezione), si parlerà di «Presbiteri nel popolo di Dio. A servizio della Comunione». «Come ogni anno, attraverso la Giornata, cerchiamo di intercettare un tema di ampio respiro», riflette don Franco Manzi, docente di Sacra Scrittura e direttore della Sezione, che aggiunge: «Quest’anno abbiamo scelto di approfondire l’identità del prete, così come è andata configurandosi dopo il Vaticano II e il Decreto conciliare Presbyterorum Ordinis: un sacerdote che è figura della Chiesa a servizio della comunione ecclesiale, all’interno di un presbiterio presieduto dal Vescovo diocesano».

Quali le angolazioni attraverso cui si definirà questa dimensione del ministero ordinato?
Saranno tre, affidate ad altrettanti docenti ed esperti. La prima prospettiva farà riferimento a Gesù Cristo e, in tale contesto, si analizzeranno alcune terminologie tradizionali – per esempio il prete come «altro Cristo» – domandandosi quale sia il loro valore e la capacità di essere incisive anche oggi nel mondo contemporaneo. La seconda comunicazione, affidata a un relatore di alto profilo come don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologica Italiana, tratterà della prospettiva ecclesiologica, inserendo il ministero presbiterale all’interno dell’orizzonte della Chiesa, come popolo di Dio e corpo di Cristo: ossia il prete che presiede alla comunione dei diversi carismi ecclesiali.

Il terzo ambito, con un’indagine di tipo psicologico, appare particolarmente interessante, anche perché non trattato di frequente. Perché l’avete scelto?
Appunto in quanto è una dimensione che, partendo dalle scienze umane, si può considerare in qualche modo «nuova». Crediamo che attualmente, se si parla di preti, sia necessario affrontare anche il tema oggettivamente spinoso, ma ineludibile, della nostra maturità di persone: questo criterio, che è giuridico perché presente nel Diritto canonico, verrà analizzato dal punto di vista di un rapporto dinamico e di crescita con la comunità cristiana, cui il futuro sacerdote è avviato nel ministero. La nuova immagine di Chiesa, in questo senso, diviene la fonte dei cammini su cui orientare lo sviluppo psicologico dei seminaristi.

Le relazioni della Giornata, arricchite da altri testi, confluiranno in un numero monografico di «Scuola Cattolica», edito nel maggio prossimo per gli ottant’anni del Seminario e che verrà donato a tutti i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi della Diocesi. Qual è il contributo che la Chiesa ambrosiana vuole offrire alla riflessione sul ministero presbiterale, definita inevitabile dal cardinale Scola?  
Più che un singolo contributo, vorremmo indicare alcuni spunti di analisi in una logica di molteplicità, rendendo conto della ricchezza con cui si vive una Giornata interdisciplinare che, appunto, intende disegnare la figura del prete a 360 gradi. Ovviamente il tempo di una mattinata di studi è limitato e allora ci è parso utile, per continuare la riflessione, pubblicare un dossier di «Scuola Cattolica», che riprenda più ad ampio raggio la questione.

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