Dal 30 settembre al 2 ottobre convegno nazionale sulle vedove consacrate nel cammino sinodale. Reso noto il calendario degli incontri in Diocesi nell’anno 2022-2023
di padre Agostino
MONTAN
Professore emerito della Pontificia Università Lateranense
Dal 30 settembre al 2 ottobre si terrà alla Fraterna Domus di Sacrofano (Roma) il convegno nazionale dell’Ordine delle Vedove sul tema «L’Ordo Viduarum nel cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Donne esperte di umanità e costruttrici di comunità» (vedi qui la locandina).
Sulla base della documentazione pervenuta, sono più di 450 le vedove consacrate nelle Chiese italiane, poco meno di un centinaio quelle in cammino, 15 le diocesi che hanno regolarmente istituito l’Ordo, con propri statuti e Rito di benedizione, 9 quelle in cui il processo di approvazione è in atto. San Giovanni Paolo II, nell’importante documento Vita consecrata del 25 marzo 1996, prendeva atto della fioritura nella Chiesa del post-Vaticano II, di una antica forma di vita consacrata, la consacrazione delle vedove, da accostare ad altre due forme analoghe di consacrazione, ugualmente antiche, e oggi in crescente sviluppo, l’Ordine delle Vergini e la vita eremitica. Scriveva il Papa: «Torna a essere oggi praticata anche la consacrazione delle vedove, nota fin dai tempi apostolici (cf. 1 Tim 5,5.9-10; 1 Cor 7,8), nonché quella dei vedovi. Queste persone, mediante il voto di castità perpetua quale segno del Regno di Dio, consacrano la loro condizione per dedicarsi alla preghiera e al servizio della Chiesa» (7).
Una presenza antica
L’Ordine delle vedove non è una novità dei nostri tempi. La presenza di vedove nelle comunità cristiane delle origini e da esse assistite, è attestata in numerosi scritti del Nuovo Testamento. C’è di più. Secondo l’autore della prima lettera a Timoteo (5,9-10), alcune vedove anziane formano nelle comunità un gruppo speciale, che ha diritto alla stima e alla considerazione di tutti i membri della comunità, in considerazione della loro età (60 anni) e della loro condotta passata e presente. Esse svolgono ruoli nella comunità con la loro testimonianza di vita (essenzialmente con la loro vita di preghiera) e l’esercizio della carità. Il passaggio a un vero e proprio Ordo Viduarum si ha a partire dal terzo secolo quando la vedovanza, se soddisfa certe condizioni, viene a costituire uno stato ufficiale di vita, riconosciuto dalla Chiesa. Si tratta di persone che vogliono approfittare della loro condizione di vita, la vedovanza, per aspirare a una vita cristiana più perfetta, vivendo nel mondo, con una professione che la Chiesa benedice e consacra con un apposito rito.
La ripresa
Tenuto nella massima stima per diversi secoli, l’Ordo Viduarum a partire dal secolo IX – a seguito di cause molteplici, non ultima l’obbligo imposto dai Concili di professare in un monastero e non restando nel mondo – cominciò un percorso di declino fino a scomparire anche dai libri liturgici ufficiali. Certamente nelle comunità cristiane non è mai venuta meno la sollecitudine materiale e morale verso le vedove, ma una ripresa e un legame con l’antico Ordo Viduarum si è avuta soprattutto nel ventesimo secolo, col sorgere di movimenti di spiritualità formati da vedove e col costituirsi di veri e propri Ordo Viduarum approvati dai Vescovi nelle proprie Chiese. Li troviamo in Italia, ma anche in Francia, in Polonia, in Germania, in diverse Chiese dell’America Latina e del Nord.
Anche uomini
Concludo segnalando una innovazione, che non ha riscontro nel passato: il sorgere di gruppi di vedovi, anch’essi riconosciuti e approvati dai Vescovi, per ora poco numerosi. Oggi, il fenomeno di fedeli in stato di vedovanza che intendono consacrarsi a Dio, rivolgendosi al proprio Vescovo diocesano, è incoraggiato e sostenuto. Possiamo dire, dilatando quanto la Gaudium et spes afferma della vedovanza in generale, che si tratta di un fenomeno che deve essere «onorato» da tutti (48d). Le vedove e i vedovi consacrati, con la loro vocazione donata a Dio, sono chiamati ad essere segno e testimonianza nella Chiesa della dimensione escatologica dell’amore coniugale umano, la cui fonte è l’amore divino. Anche se si fa riferimento al solo proposito di castità (Vita consecrata, 7), la vedova e il vedovo sanno che la consacrazione a Dio comporta sempre una radicale sequela di Cristo, che si esprime anche nell’accogliere tutto il suo stile di vita, comprese la povertà e l’obbedienza.
Il compito del Vescovo
Grazie all’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, alla riforma liturgica, alla rinnovata riflessione sulla spiritualità cristiana, si ha oggi della consacrazione delle vedove, dei vedovi e dell’Ordo Viduarum una comprensione approfondita. La vocazione della vedova e del vedovo è profondamente radicata nel popolo di Dio che forma quella Chiesa diocesana alla quale appartengono. La loro consacrazione è in continuità con quella battesimale, ma è anche diversa, nuova, e con carattere secolare. La sollecitudine pastorale nei confronti delle vedove e dei vedovi benedetti e delle persone che aspirano a ricevere la benedizione sulla loro professio viduitatis, è parte del ministero del Vescovo diocesano. È compito del Vescovo, oltre al discernimento vocazionale, ammettere e benedire le vedove e i vedovi, assicurare loro una adeguata cura pastorale e vigilare affinché sia sempre custodito il carisma originario dell’Ordo.
L’attualità
Il tema del convegno nazionale che le vedove si accingono a celebrare è pensato ed elaborato con riferimento “all’oggi” della Chiesa. Si tiene conto della concezione della donna, del matrimonio, della vedovanza quali emergono dalla parola di Dio e della sua comprensione nell’odierno contesto culturale ed ecclesiale. Si guarda alle vedove quali donne esperte di umanità. Si tiene conto dell’evoluzione del concetto di consacrazione, con attenzione alle sue articolazioni e implicanze diversificate. La benedizione-consacrazione delle vedove chiama in causa ciascuna vedova e dà origine all’Ordo Viduarum, alla sua presenza nella trama della vita della Chiesa particolare, alla compenetrazione con il suo cammino storico di evangelizzazione e di santità.
L’appartenenza all’Ordo implica un forte vincolo di comunione tra tutte le vedove consacrate presenti in diocesi e ciò esige che si abbiano adeguati percorsi formativi iniziali e permanenti. Altro tema da approfondire riguarda la relazione tra la Chiesa particolare e la Chiesa universale. Sono tutti temi che i qualificati relatori del convegno svilupperanno al fine di dare una identità sempre più definita all’Ordo Viduarum. È come aprire un cantiere per cogliere che cosa lo Spirito e i Vescovi suggeriscono ai vari Ordo Viduarum, diocesani e nazionali, nel cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia.