Il messaggio dell’Arcivescovo per i funerali della giovanissima pallavolista morta tragicamente in Turchia, celebrati nella parrocchia di San Filippo Neri
«Desidero esprimere la mia vicinanza e la mia condivisione in questo momento di strazio e di smarrimento che i familiari, le amiche e gli amici, e tutta la comunità vivono per l’enigma incomprensibile della morte di Julia». Inizia così il messaggio dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, per i funerali di Julia Ituma, la giovanissima pallavolista italiana deceduta in tragiche circostanze giovedì 13 aprile in Turchia. Le esequie sono state celebrate questa mattina nella parrocchia milanese di San Filippo Neri, in via Gabbro.
La scomparsa di Julia – precipitata dalla finestra della stanza al sesto piano dell’hotel di Istanbul dove alloggiava con la sua squadra, l’Igor Volley Novara, poche ore dopo aver giocato la partita di semifinale di Champions League -, ha destato profonda emozione in tutto il mondo dello sport e non solo. Ai funerali, insieme ai familiari e agli amici, erano presenti le compagne, i tecnici e i dirigenti della sua squadra, atlete di altre compagini, il ministro dello Sport Andrea Abodi, rappresentanti delle istituzioni sportive (tra cui il presidente della Lega Volley femminile Mauro Fabris), l ‘ex campionessa Francesca Piccinini e moltissimi fedeli, tanto che la diretta audio della celebrazione è stata diffusa sul sagrato. L’arrivo del feretro, coperto di rose bianche, è stato salutato da un lungo applauso.
Nel suo messaggio (leggi qui) l’Arcivescovo fa riferimento a «domande, inquietudini, sensi di colpa che si accompagnano a ricordi lieti, memorie di imprese entusiasmanti». Nota come «la morte misteriosa, incomprensibile e imprevedibile, ha stroncato il desiderio di diventare adulti per una vita desiderabile» e ammette che «non sappiamo che cosa ha vissuto Julia», aggiungendo però: «Sappiamo che cosa vuole Gesù: che tutti siano salvati, che tutti siano amati dall’amore invincibile di Dio». «Con questa certezza preghiamo per Julia e celebriamo la Pasqua – conclude -: ne venga la consolazione per la famiglia e coloro che sono trafitti da un dolore troppo grande e troppo ingiusto e per tutti ci sia un invito a tenere fisso lo sguardo su Gesù, che è la parola persuasiva che invita a vivere, a vivere bene, a vivere per portare a compimento la propria vocazione e a non disperare mai».
Chi era
Diciottenne, nata a Milano da genitori nigeriani (ai funerali era presente anche il Console del Paese africano), Julia si era avvicinata alla pallavolo a 11 anni, nella piccola palestra dell’oratorio della parrocchia di San Filippo Neri, nel quartiere di Affori, dove la mamma Elizabeth risiede tuttora con la figlia maggiore Vanessa e il terzogenito 15enne. A proposito della celebrazione dei funerali, sul sito della parrocchia è stato spiegato che «in accordo con i famigliari è stata scelta la nostra chiesa, pur non essendo quella dove la famiglia abita, proprio in considerazione dell’importanza che la realtà sportiva di San Filippo Neri ha avuto nella crescita umana e sportiva di Julia».
Di ruolo opposto, dotata di grandi doti fisiche e atletiche (era alta 1.92 m), Julia aveva avuto una carriera rapidissima, che l’aveva portata alla squadra di Novara, in serie A1. Era già stata protagonista anche in maglia azzurra, nelle Nazionali giovanili, ed era considerata l’erede di Paola Egonu, giocatrice-simbolo dell’Italvolley.
L’omelia del parroco
Ispirata al concetto di «buona notizia» l’omelia del parroco, don Ivan Bellini (leggi qui), che ha presieduto la celebrazione. In primo luogo, la buona notizia di Julia, «che ha sempre cercato di dare il meglio di sé; il suo percorso umano e sportivo l’ha portata a integrarsi a pieno in tutte le realtà che ha frequentato. La sua vita è stata una buona notizia, la dimostrazione che, veramente, anche i nostri quartieri possono essere scenari di integrazione, di crescita umana e spirituale e di vera educazione». Una «buona notizia» è stata anche «la sua chiamata a giocare in squadre importanti, per seguire la sua passione e per formare quel talento che proprio sui campi di questa parrocchia aveva scoperto e alimentato». E anche «dopo il suo “salto di qualità” tutti abbiamo potuto, seppure da lontano, continuare a tifare per lei e seguire il suo cammino che nel frattempo era diventato anche motivo per un ritrovato entusiasmo anche nel piccolo della nostra realtà sportiva; Julia era diventata una buona notizia per tutti noi». Questa serie di buone notizie, però, è stata purtroppo interrotta dalla «brutta notizia che nessuno vorrebbe mai sentire nella propria vita o nella vita dei propri cari».
Ma in un contesto segnato da dolore e lacrime c’è ancora spazio per «la buona notizia per eccellenza, il Vangelo»: ad annunciarla «ora è proprio Julia, che certamente, anche in questo momento, scuote il nostro cuore e ci spinge a continuare il nostro cammino vivendo a pieno il dono della vita che il Signore rinnova per noi ogni giorno. E questo è il dono più bello che possiamo fare per renderla ancora felice».
Bellini ha poi richiamato le parole di papa Francesco all’incontro con gli adolescenti italiani del 18 aprile 2022, «parole che ci ricordano che se vogliamo possiamo affrontare ogni sofferenza, ogni buio, condividendolo… Guardando al Signore Gesù, vogliamo rivendicare il diritto di essere anche fragili, il diritto di sbagliare qualche volta, e la bellezza di essere amati non per ciò che meritiamo ma così come siamo, prima di ogni merito». E poi il saluto finale; «Julia, figlia nostra, sorella, amica, grazie per ciò che sei stata per tutti noi! Julia, figlia nostra, prendi parte alla gioia del Signore della Vita e continua a camminare con noi!».
Il ricordo dell’amico
In conclusione, un amico della famiglia Ituma, ricercatore al Politecnico, ha brevemente ricordato Julia: una ragazza «orgogliosa di imparare e di apprendere, che aveva grandi progetti, tante qualità in diversi campi e aveva già iniziato a prepararsi al test di ingresso all’Università. Penso a tutti i progetti che si facevano con lei. Ragazzi, vi prego di coltivare la cultura e lo studio che danno la libertà vera, la costruzione di una persona. Non sussurrate le parole, ditele ad alta voce, le vostre parole».
All’uscita il feretro è stato accompagnato sul sagrato da un lungo applauso, mentre alcuni amici liberavano palloncini gialli e blu, i colori della polisportiva San Filippo Neri. Poi l’ultimo viaggio verso il Cimitero Maggiore.