Redazione

Alcuni operatori della Casa della carità stanno lavorando a Opera e nel campo di via Triboniano con le istituzioni e le forze dell’ordine per rendere abitabili i due nuovi campi nomadi. Per Fiorenzo De Molli migliorare la situazione abitativa degli stranieri significa rendere possibile la convivenza nel quartiere.

di Luisa Bove

«A Opera stiamo lavorando perché il campo possa essere abitabile», dice Fiorenzo De Molli, operatore della Casa della carità, «oggi per esempio non funzionava il riscaldamento e per chi vive in tenda è un problema». Ora gli ospiti sono autosufficienti e si fanno da mangiare da soli.

Altro aspetto che sta a cuore agli operatori è che i ragazzi tornino a frequentare le lezioni, da lunedì 8 gennaio infatti i bambini dovranno tornare a scuola e per questo si sta organizzando il trasporto a Milano. «Poi ci sarà da capire dove andranno dopo il 31 marzo», dichiara De Molli. La Casa della carità insieme ad altri volontari stanno lavorando per il futuro prossimo, ma cercano anche di capire «quali prospettive di migrazione possono avere i rumeni in Italia, visto che ora sono cittadini della comunità europea».

Intanto l’impegno riguarda anche la popolazione di Opera. Gli operatori stanno infatti incontrando gruppi di giovani e adulti «per riflettere su ciò che è successo e che ha creato qualche difficoltà nel vivere quotidiano degli abitanti», spiega De Molli. Hanno incontrato il sindaco, le associazioni e l’oratorio per diffondere una cultura diversa, più solidale, dicendo a tutti che i rumeni «sono persone come noi e si può convivere con loro per 90 giorni».

Anche per De Molli, come già diceva don Colmegna, la situazione in via Triboniano «è molto più complicata», perché ci sono quasi mille persone. «Fin dai primi giorni noi come Casa della carità, insieme all’assistente sociale dell’ufficio nomadi del Comune e con la vigilanza urbana stiamo ancora incontrando le famiglie, prima quelle che hanno perso tutto nell’incendio, anche per capire come si sono sistemate, e poi con tutte le altre».

Ma c’è da dire che quello di via Triboniano «è un campo lasciato in abbandono da cinque anni», denuncia l’operatore, «ora si tratta di capire come intervenire, creando anche percorsi sociali per il loro inserimento perché non rimangano sempre nel campo». La scommessa è grossa, ammette De Molli, «ma io sono convinto che se si riesce a migliorare il campo, anche gli abitanti che vivono nel quartiere accanto ne avranno giovamento. È meglio un luogo controllato, piuttosto che lasciato al degrado e alla delinquenza».

Ti potrebbero interessare anche: