Parlando ai giornalisti durante il volo di ritorno dal Kazakhstan, il Pontefice ha sottolineato: «La politica è una vocazione nobile, occorre mantenerne alto il livello»
Agensir
«La politica italiana non la capisco: soltanto quel dato dei venti governi in vent’anni, un po’ strano, ma ognuno ha il proprio modo di ballare il tango… si può ballare in un modo o in un altro e la politica si balla in un modo o in un altro». Così il Papa ha risposto ieri sera alle domande dei giornalisti sull’Italia alla vigilia delle elezioni, durante il volo di ritorno dal Kazakhstan.
«Ho conosciuto due presidenti italiani, di altissimo livello: Napolitano e l’attuale. Grandi – ha proseguito Francesco, secondo quanto riferisce Vatican news -. Poi gli altri politici non li conosco. Nell’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo: venti. Non so spiegarlo. Non condanno, né critico, non so spiegarlo, semplicemente. Se i governi si cambiano così, sono tante le domande da fare».
«Perché oggi essere politico, un grande politico, è una strada difficile – la tesi del Papa -. Un politico che si mette in gioco per i valori della patria, i grandi valori, e non si mette in gioco per interessi, la poltrona, gli agi… I Paesi, tra loro l’Italia, devono cercare dei grandi politici, coloro che hanno la capacità di fare politica, che è un’arte. È una vocazione nobile, la politica. Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta per niente, e anzi tira giù lo Stato, si impoverisce. Oggi la politica nei Paesi d’Europa dovrebbe prendere in mano il problema, per esempio, dell’inverno demografico, il problema dello sviluppo industriale, dello sviluppo naturale, il problema dei migranti… La politica dovrebbe affrontare i problemi sul serio per andare avanti. Sto parlando della politica in generale».