Dal 24 al 30 luglio il Santo Padre visita Edmonton, Québec e Iqaluit, per «incontrare e abbracciare le popolazioni indigene»

di Agensir

Papa Francesco con le delegazioni dei popoli nativi del Canada ricevute a Roma dal 28 marzo al 1° aprile (foto Vatican Media / Sir)
Papa Francesco con le delegazioni dei popoli nativi del Canada ricevute a Roma dal 28 marzo al 1° aprile (foto Vatican Media / Sir)

Da domenica 24 a sabato 30 luglio papa Francesco compirà un viaggio apostolico in Canada, visitando le città di Edmonton, Québec e Iqaluit.

Durante l’Angelus di domenica scorsa il Santo Padre si è rivolto direttamente «a tutti gli abitanti di quel Paese»: «Verrò tra voi soprattutto nel nome di Gesù per incontrare e abbracciare le popolazioni indigene. Purtroppo, in Canada, molti cristiani, compresi alcuni membri di istituti religiosi, hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale che, in passato, hanno gravemente danneggiato, in diversi modi, le comunità native – il mea culpa di Francesco -. Per questo, recentemente ho ricevuto in Vaticano alcuni gruppi, rappresentanti dei popoli indigeni, ai quali ho manifestato il mio dolore e la mia solidarietà per il male che hanno subito. E ora mi accingo a compiere un pellegrinaggio penitenziale, che spero, con la grazia di Dio, possa contribuire al cammino di guarigione e riconciliazione intrapreso».

Cammino di riconciliazione

«Siamo immensamente grati che il Santo Padre abbia accettato il nostro invito a continuare il cammino di guarigione e riconciliazione con i popoli indigeni di questa terra»: così si è espresso il vescovo Raymond Poisson, presidente della Conferenza episcopale canadese, che in una nota ha specificato: «Le località limiteranno gli spostamenti per il Santo Padre, pur consentendo l’opportunità di incontri sia intimi che pubblici, prevedendo la partecipazione di tutte le regioni del Paese», assicurano i vescovi.

Edmonton, in particolare, ospita il secondo maggior numero di popolazioni indigene che vivono nei centri urbani canadesi. Iqaluit, invece, ospita la più alta popolazione di Inuit (3.900). La regione di Quebec City, infine, ospita anche la Basilica Sainte-Anne-de-Beaupré, uno dei luoghi di pellegrinaggio più antichi e popolari del Nord America, che attira ogni anno popoli indigeni e da tutto il Canada. Secondo quanto anticipato, il Papa dovrebbe visitare il sito di un’ex scuola residenziale e altri luoghi di particolare significato.

L’arcivescovo Richard Smith è stato nominato Coordinatore generale della visita: «Sono onorato – ha detto -. Non vedo l’ora di lavorare con i popoli indigeni di tutta questa terra, così come con i partner locali, provinciali e federali, mentre ci prepariamo ad accogliere il Santo Padre e continuiamo a camminare insieme in questo importante viaggio di guarigione e riconciliazione. Il Papa arriva qui per i popoli indigeni. Questa è la sua priorità. E nonostante le sue limitazioni di mobilità, dimostra di essere determinato a venire in Canada per loro».

L’incontro di Roma

Nell’incontro con le delegazioni dei popoli nativi del Canada, First Nations, Métis e Inuit, ricevuti a Roma dal 28 marzo al 1° aprile, come ha raccontato Smith, «il Papa è rimasto profondamente toccato da quello che ha sentito. E qui in Canada ci sarà occasione per continuare e approfondire questa relazione».

Per la visita si è scelto lo stesso tema utilizzato durante la visita a Roma delle delegazioni indigene, «Camminiamo insieme», che «ricorda a tutti noi – ha detto l’arcivescovo Smith – un cammino verso il futuro lungo il quale tutti i canadesi hanno la responsabilità condivisa di camminare. La visita del Papa offrirà un’opportunità per ascoltare e dialogare con i popoli indigeni di questa terra, per esprimere la sua sincera vicinanza e per affrontare l’impatto delle scuole residenziali in Canada», ha concluso l’arcivescovo. Rappresenta senz’altro un passo importante per la storia del Paese, «ma allo stesso tempo siamo consapevoli che non c’è un solo passo che possa eliminare il dolore provato dai sopravvissuti alle scuole residenziali o dalle vittime di traumi intergenerazionali derivanti dalle scuole residenziali. Preghiamo affinché questa visita papale aiuti a portare una maggiore guarigione per le vittime e le loro famiglie. I vescovi del Canada sono impegnati nel cammino».

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