Il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, illustra il tema della Settimana per l’unità dei cristiani e presenta gli appuntamenti principali
di Annamaria
Braccini
«Il tema della Settimana 2023 è una frase tratta dal Libro di Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1, 17). Così il Signore rimprovera il popolo d’Israele, attraverso il profeta, perché sta cercando salvezza in altri e non in Dio. Da questo punto di vista, il richiamo a fare il bene e a cercare la giustizia è assolutamente appropriato per i giorni difficili che stiamo vivendo». Il diacono permanente Roberto Pagani, responsabile del Servizio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, illustra così il titolo della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani (18-25 gennaio).
Da quale comunità è stato scelto il tema?
È interessante che siano stati i cristiani del Minnesota tre anni fa, a seguito delle gravi problematiche razziali emerse a partire dall’episodio di George Floyd, l’uomo di colore ucciso da un poliziotto. L’obiettivo era, ed è, indicare una giustizia rivolta all’inclusione. Naturalmente, tra le ragioni della scelta di questo argomento allora e oggi, non si può dimenticare che c’è una guerra di mezzo, che sta inasprendo e, per certi versi, frantumando il rapporto tra le varie comunità cristiane.
Tra i molti eventi predisposti in ogni Zona della Diocesi, a Milano l’Ottavario si apre con la presenza dell’Arcivescovo. Di che cosa si tratta?
È una celebrazione ecumenica, organizzata cercando di contestualizzare il tema di fondo offerto dai cristiani del Minnesota. Pur non essendo purtroppo presenti ortodossi nel comitato di quanti hanno preparato i temi e il materiale della Settimana, è stato interessante vedere come loro stessi – una componente molto rilevante nella Diocesi – abbiano riletto i contenuti proposti dai cristiani americani cercando di renderli particolarmente vicini alla nostra situazione. La predicazione offerta all’Arcivescovo, al di là della turnazione prevista di anno in anno, risponde anche al desiderio di dare seguito ad almeno due momenti vissuti nei mesi scorsi. Il primo è quello celebrato il lunedì santo 2022, con la preghiera per la pace in Ucraina svoltasi nella Chiesa romena: un passaggio particolarmente significativo, avendo visto tutti i ministri e i fedeli appartenenti al Consiglio delle Chiese cristiane di Milano presenti. Credo che ognuno ricordi il gesto simbolico compiuto, per l’occasione, da un bambino, che ricomponeva dei cocci portati all’altare da una donna ucraina e da una russa.
E il secondo momento?
È quello più recente, del novembre scorso, con la preghiera per la pace dei cristiani ucraini ospitati in Duomo, alla presenza dell’Arcivescovo e dell’Esarca greco-cattolico ucraino, il vescovo Dionisij Ljachovič. Momento nel quale, in una Cattedrale gremita di uomini e donne principalmente ucraini, sono stati riaffermati i concetti di pace e di giustizia. Attendiamo una parola forte dell’Arcivescovo in questo contesto, nel quale stiamo per raggiungere un anno di guerra sul fronte ucraino.
Un appuntamento molto suggestivo sarà anche quello conclusivo, che si svolgerà nella chiesa di San Marco con il ritorno dei cori delle diverse Confessioni…
In questa fase stiamo cercando di ampliare il più possibile la presenza dei cori delle varie Chiese – quest’anno dovrebbero essere tra i dieci e i dodici – volendo proporre canti che abbiano attinenza con la pace e la giustizia. Oltre alla presenza tradizionale dei cori ucraino, russo, romeno e degli universitari del Movimento di Comunione e Liberazione, avremo altri ensemble, tra cui quello eritreo e quello di alcuni cristiani sudcoreani che sono già stati coinvolti per il Festival della Missione. Inoltre ci sarà un coro “misto” composto da fedeli della Chiesa metodista e della comunità della parrocchia cittadina del Sacro Volto, ubicate molto vicino l’una all’altra. Quest’estate la parrocchia cattolica ha accolto i cristiani metodisti per le loro celebrazioni, durante un periodo d’indisponibilità della loro chiesa, e ne è nato un coro. Anche attraverso il canto è possibile fare ecumenismo.
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