La testimonianza dell’archimandrita del Patriarcato di Mosca, nativo del Donbass
di Annamaria
Braccini
«Speranza e ringraziamento per la Diocesi e per tutta l’Italia che si sta mobilitando». Sono questi i primi sentimenti a cui dà voce padre Ambrogio Makar, archimandrita del Patriarcato di Mosca (nativo del Donbass), mentre nella chiesa di San Vito al Pasquirolo a Milano saluta i fedeli e osserva i grandi sacchi – con vestiti, coperte, giocattoli, farmaci, generi di prima necessità – che arrivano continuamente in attesa di essere inviati in Ucraina, attraverso il Consolato ucraino, il Comune di Cinisello (dove c’è un’altra parrocchia del Patriarcato) e la Croce Rossa.
Qual è lo spirito dei fedeli oggi?
Fra la gente è chiarissima la gravità della situazione, ma noi siamo solo due nazioni che pregano insieme: non è questione di nazionalità, come ha detto il Metropolita di Kiev, dobbiamo sopportare, pregando Dio e chiedendo la pace.
Mai come ora è importante dimostrare nei fatti l’unità dei cristiani nel nome della pace…
Si sono già realizzati alcuni momenti di preghiera insieme anche agli ucraini e questo continuerà. La difficoltà ci spinge a stare insieme, perché veramente siamo Chiese sorelle, che hanno la stessa eredità: sant’Ambrogio è vostro e nostro padre della Chiesa indivisa. Ringraziamo dal profondo del cuore il Papa per la sua preghiera, così come tutti voi: questo ci sostiene, allevia la nostra sofferenza e fa crescere la nostra speranza.