La persecuzione dei cristiani sotto il regime sovietico illustrata in una mostra esposta a Milano e poi a Lecco e a Varese. Il dialogo con quella Chiesa fiorisce anche grazie ad altre iniziative, tra cui l’accoglienza a 23 studenti
di Annamaria BRACCINI
Raccontare la tragedia della persecuzione dei cristiani nella Russia sovietica e farlo attraverso le immagini di una bella mostra, ma anche – significativamente – promuovendo una serie di iniziative per approfondire le occasioni di dialogo ecumenico con il mondo ortodosso, anche attraverso l’ospitalità di alcuni giovani. «Si tratta di una rassegna a pannelli, esposta dal 12 al 17 gennaio presso la chiesa di Sant’Antonio a Milano e che poi sarà a Lecco e a Varese, ma che fu pensata originariamente per il pubblico moscovita (fu infatti esposta nel Museo di Storia Contemporanea della capitale russa) – spiega monsignor Francesco Braschi, dottore della Biblioteca Ambrosiana, docente e presidente dell’Associazione Russia Cristiana -. Da lì nacque il desiderio, da parte di amici ortodossi russi con cui collaboriamo da tempo con la Biblioteca Ambrosiana, l’Università Cattolica e nella loro parrocchia milanese, di far conoscere in Occidente il martirio della Chiesa ortodossa russa sotto il regime comunista».
Avete, quindi, rielaborato la mostra per la sua versione italiana dal titolo “La luce splende nelle tenebre”…
Infatti. Il lavoro è stato svolto da alcuni professori dell’Università San Tichon di Mosca, il più importante Ateneo ortodosso nel mondo per numero di allievi, che ha coinvolto studenti russi, ucraini, bielorussi e italiani da cui sono giunti preziosi aiuti su come scegliere gli argomenti della rassegna e predisporli. È iniziata così una collaborazione proseguita con altri progetti e ormai consolidata.
I 23 giovani ospiti fanno parte di questo pool?
Sono solo una parte dei giovani che hanno partecipato all’iniziativa. Grazie alla concreta disponibilità della Diocesi e di alcune famiglie che a Milano, Lecco e Varese hanno aperto le porte delle loro case, li avremo tra noi per periodi che vanno da qualche giorno a più settimane.
Ovviamente non si tratta solo di una visita turistica…
È molto di più. Miriamo a una vera reciproca conoscenza, tanto che – soprattutto nella prima settimana – in Ambrosiana avremo un nutrito calendario di seminari sulla Milano di Federico Borromeo e di Manzoni. Vorrei sottolineare che, per prepararsi, alcuni di loro hanno letto i Promessi Sposi e studiato la storia italiana. Abbiamo scelto il cardinal Federico e Manzoni perché ci pare che testimonino la capacità della cultura cristiana di entrare nella vita della città. Un tema che interessa moltissimo, anche sotto l’aspetto di un cristianesimo occidentale non molto noto nell’Est europeo. Avremo poi incontri conviviali, per esempio con una cena nel Centro di via Sant’Antonio, a cui parteciperanno questi nostri ospiti e giovani italiani di Azione Cattolica e di Comunione e Liberazione.
Stiamo per vivere la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani: la mostra e questa presenza sono un segno di ecumenismo di popolo che fiorisce?
Certamente. Anzi, è questa la cornice in cui la Diocesi ha scelto di promuovere la rassegna. Non a caso, il 19 gennaio, Epifania per la Chiesa ortodossa, siamo invitati alla Celebrazione della Divina Liturgia con la Comunità russa ortodossa di Lecco. Senza dimenticare che anche a Varese vivremo momenti di scambio e di amicizia con la Comunità ortodossa locale.