In Santa Maria Liberatrice le iniziative fervono dalle 8 alle 19 e proseguono anche dopo cena, all’insegna del servizio vicendevole. La preghiera aiuta a sentirsi parte integrante della vita della comunità
di Claudio
URBANO
Come capita a molti suoi “colleghi”, anche il pensiero di padre Stefano Cankech va subito ai suoi animatori: per loro queste settimane sono «una forte esperienza formativa, un tempo nel quale scoprono la bellezza di mettersi al servizio». E, in effetti, i 27 animatori dell’oratorio di Santa Maria Liberatrice, nel quartiere Vigentino di Milano, come nei gruppi più affiatati si sono dati un’organizzazione in cui ciascuno è un primo tra pari. «A turno, ciascuno coordina una parte della giornata. Poi la sera, tutti insieme, valutano il proprio lavoro. È un modo per correggere gli errori, ma anche per guardare a cosa si è saputo far bene», sottolinea padre Stefano. Che nota, però, come anche i più piccoli abbiano un rinnovato entusiasmo, in questa seconda estate vissuta appieno dopo il Covid: «È raro che qualcuno dica “non ho voglia” – spiega -. Tutti sono subito pronti a ogni proposta, come se non volessero farsi scappare l’occasione». Così anche quest’anno don Stefano è testimone di quella speciale alchimia per cui l’oratorio si anima dalle 8 alle 19, e non solo: «I più grandi vogliono tornarci pure dopo cena».
Preghiera e catechesi
Di queste giornate, padre Stefano racconta soprattutto della cura nella preghiera, fatta non in chiesa, ma all’aperto. «È un modo per consentire di pregare anche con il corpo», spiega, sottolineando la capacità dei più piccoli di fare silenzio, dopo il clamore del gioco. Così, prosegue, «questi brevi momenti diventano veri e propri spazi di catechesi», scanditi dal Vangelo e da una breve riflessione, a cui ogni giorno dà il la un verbo che esplicita la dimensione della cura. Guardando alla parabola del Buon Samaritano, i ragazzi si sono chiesti per esempio «chi è il mio prossimo», o sono stati invitati a «fare attenzione», e poi ad «agire».
Il venerdì, invece, la preghiera si sposta in chiesa, per celebrare la Messa insieme ai ragazzi: ciascuno ha il foglietto del colore della propria squadra, e in questo, spiega padre Stefano, «ci aiuta anche adottare il formulario della Messa dei fanciulli, che nella parte della preghiera eucaristica prevede diverse risposte dirette da parte dei piccoli». Durante l’anno in pochi vengono assiduamente a Messa. Ma in queste occasioni, sottolinea il sacerdote, «possono sperimentare che la celebrazione liturgica non è distante dal momento di preghiera che viviamo in oratorio». Non solo: il venerdì la Messa feriale slitta di un’ora, proprio per adattarsi ai tempi dell’oratorio e favorire un “incontro” con tutta la comunità. Perché «anche l’oratorio estivo – sottolinea padre Stefano – fa parte della vita della parrocchia. E vogliamo che tutti ne vedano la bellezza».
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