La generosità dei fedeli aiuta a compiere con serenità il proprio compito. La storia di don Giuseppe Facchineri, parroco a Milano, in prima linea durante l’emergenza coronavirus

Don Giuseppe Facchineri
Don Giuseppe Facchineri

Annunciatori del Vangelo in Parole e opere nell’Italia di oggi, promotori di progetti anti-crisi per famiglie, anziani e giovani in cerca di occupazione, in prima linea nella gestione dell’emergenza Covid 19, i sacerdoti si affidano alla comunità per essere liberi di servire tutti.

«Ogni offerta è il segno concreto di questa vicinanza. Raggiunge tutti i sacerdoti, dal più lontano al nostro – spiega il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – Tanto più nell’anno difficile del Covid, in cui da mesi i preti diocesani continuano a tenere unite le comunità disperse, incoraggiano i più soli e non smettono di servire il numero crescente di nuovi poveri. Oggi più che mai i nostri sacerdoti sono annunciatori di speranza, ci incoraggiano a vivere affrontando le difficoltà con fede e generosità, rispondendo all’emergenza con la dedizione».

Le offerte sono lo strumento che permette a ogni fedele di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani che assicurano una presenza costante in tutte le parrocchie per annunciare il Vangelo e supportare le comunità. Ogni offerta rappresenta dunque un importante segno di appartenenza e comunione.  

Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, le Offerte sono uno strumento perequativo e di solidarietà nazionale scaturito dalla revisione concordataria del 1984, per sostenere l’attività pastorale dei circa 34.000 sacerdoti diocesani. Infatti da oltre 30 anni i sacerdoti non ricevono più uno stipendio dallo Stato, la congrua, ed è responsabilità di ogni fedele partecipare al loro sostentamento, anche attraverso questa modalità.

Don Giuseppe, un faro

Nella periferia sud-est di Milano, vicino agli insediamenti industriali della Montecatini e alla stazione di Rogoredo, don Giuseppe Facchineri, parroco della Beata Vergine Addolorata in Morsenchio, è un faro per la collettività: «Siamo in una bella periferia, caratterizzata da una complessità ricca di risorse». In viale Ungheria, un quartiere con un passato ferito, legato alla droga che circolava per le strade, e un presente fondato su relazioni positive, all’interno di una comunità attiva e partecipe, la parrocchia è un punto di riferimento per tutti, anche per i non credenti.

Ordinato sacerdote nel ‘93, Don Giuseppe, dopo 6 anni trascorsi come parroco all’Annunciazione di Affori e altrettanti allo Spirito Santo di Lambrate, da 14 anni è alla guida della parrocchia di Morsenchio, una delle più povere della città, ma «la ricchezza generata – sottolinea Don Giuseppe – è la bellezza dei rapporti umani che si sviluppano».

Prete di periferia, entusiasta e determinato, racconta la sua missione a Giovanni Panozzo nel corto dal titolo “Sanno tutti i giorni che io ci sono”, filmato della serie sulle vite dei sacerdoti, disponibile nel canale youtube «Insieme ai sacerdoti». «Ricevi tanto da questa gente che ti vuole bene – prosegue don Giuseppe -, ti danno il cuore; quello che sembra periferico è centrale e arriva al cuore, giunge subito al centro. Il nostro tesoro è stare in mezzo, al centro della vita della gente. Così le persone non ti sentono lontano ma ti vedono come un amico». Con il tempo si è creata una rete di relazioni e simpatia. Quello che conta è farsi trovare con un abbraccio o una parola: «Da quando sono prete ho deciso che per me è normale farmi disturbare. Sanno che io ci sono sempre». E così il sacerdote è diventato “compagno di strada” di quei ragazzi, di quelle coppie, di quei poveri che conosce e chiama per nome.

Oggi Morsenchio è una periferia che si è fatta centro di tante vite, di molte storie felici, grazie anche a un sacerdote che si è fatto comunità. Ormai basta un gesto a don Giuseppe, per educare bambini e ragazzi, ma anche adulti, alla solidarietà e alla cooperazione: un semplice sorriso, un saluto o una parola detta a ciascuno dei suoi parrocchiani all’ingresso della chiesa, poco prima dell’inizio di ogni messa. Don Giuseppe li accoglie uno a uno: «Saluto tutti – dice sorridendo -. Così saprò a chi devo fare la predica».

Le giornate in parrocchia sono fatte di sport, di catechismo e di una passione per i mosaici, trasmessa proprio dal Don. Ne è nata la Cappella dei mosaici, un’opera impegnativa, straordinaria nella sua unicità in quanto realizzata, tassello dopo tassello, da tutti i parrocchiani: bambini e ragazzi, catechiste, giovani e genitori che hanno lavorato insieme, in questi anni, ognuno con le proprie capacità e creatività. Mosaici capaci di unire grandi e piccini e di farli sentire letteralmente a casa.

«Avere nella nostra parrocchia queste opere fatte dal popolo di Dio – spiega don Giuseppe – è un dono stupendo che condividiamo con coloro che qui vengono educati perché certe “immagini” rimangono nella memoria del cuore per tutta la vita».

La pandemia ha stravolto la vita parrocchiale e ha messo in evidenza il bisogno di sostenersi e di non dimenticarsi degli altri. La rete solidale non si è mai fermata grazie alla sensibilità della collettività parrocchiale, una risorsa fondamentale per sostenere la solitudine degli anziani soli e per offrire un aiuto concreto alle persone in difficoltà, condividendo la preoccupazione per un’emergenza sanitaria imprevista.

Con il sorriso sotto la mascherina Don Giuseppe, in prima linea durante i difficili mesi segnati dal virus, non ha mai smesso di prendersi cura dei suoi parrocchiani facendo sentire quotidianamente la sua presenza, anche a distanza, come dice lui «con il gregge chiuso in casa, ma nel cuore», celebrando le messe in streaming, grazie al nuovo canale YouTube della parrocchia, e raggiungendo più di 100 bambini del catechismo, collegati in diretta per la catechesi. E inoltre cresime e prime comunioni, trasmesse live, per coinvolgere comunque parenti ed amici.

«Il primo periodo è stato terribile, era un continuo sentire l’angoscia e il peso luttuoso della morte – conclude Don Giuseppe – L’emergenza ci ha fatto sentire tutti uguali, tutti vicini. All’inizio ho fatto un esercizio quello di chiamare tutti i giorni alcune categorie di persone come gli anziani soli, i malati, le famiglie, i bambini. Quello che prima sembrava banale è diventata una cosa potente. In parrocchia, sin dai primi giorni di emergenza, abbiamo sostenuto le persone in difficoltà predisponendo delle ceste dove chi voleva al mattino portava e la sera chi voleva prendeva. Quest’attività di supporto non è mai venuta meno anche dopo la riapertura post-lockdown. È bello vedere la fila di persone davanti all’altare, distanziate, che mentre celebro la messa vengono in chiesa a ritirare i sacchi della spesa. Una generosità collettiva che si è ripetuta anche a Natale con la distribuzione, tramite la Caritas parrocchiale, di tanti pacchi viveri alle famiglie più disagiate del quartiere».

Don Facchineri e altri 34 mila sacerdoti in tutta Italia hanno bisogno di essere aiutati nel compiere la loro missione attraverso una offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Direttamente dal sito www.insiemeaisacerdoti.it

Le offerte per i sacerdoti

Diverse da tutte le altre forme di contributo a favore della Chiesa cattolica, perché espressamente destinate al sostentamento dei preti diocesani, le offerte deducibili rappresentano un importante contributo alla vita di tutte le comunità italiane, oltre che della propria.

Dal proprio parroco al più lontano. Ogni fedele è chiamato a parteciparvi, a titolo personale o della propria famiglia. L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e popolo di Dio e delle parrocchie tra loro. Per dare alle comunità più piccole gli stessi mezzi di quelle più popolose, nel quadro della “Chiesa-comunione” delineata dal Concilio Vaticano II.

Nel 2019 sono state raccolte 84.699 offerte, per un totale di 7.837.075 euro. Queste concorrono a rendere possibile la remunerazione mensile di quasi 34.000 sacerdoti di cui 30.664 sono a servizio delle 227 diocesi italiane, tra questi circa 400 sono stati impegnati nelle missioni nei Paesi del Terzo Mondo come fidei donum mentre 2.848, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa.

Nel consuntivo relativo al 2019, il fabbisogno complessivo annuo per il sostentamento dei sacerdoti è ammontato a 525,5 milioni di euro lordi, comprensivi delle integrazioni nette mensili ai sacerdoti (12 l’anno), delle imposte Irpef, dei contributi previdenziali e assistenziali e del premio per l’assicurazione sanitaria.

A coprire il fabbisogno annuo provvedono: per il 16,7% in prima battuta gli stessi sacerdoti, grazie agli stipendi da loro percepiti (per esempio quali insegnanti di religione o per il servizio pastorale nelle carceri e negli ospedali); per il 7,5% dalle parrocchie presso cui prestano servizio . Ogni sacerdote infatti può trattenere dalla cassa parrocchiale una piccola cifra (quota capitaria) per il suo sostentamento, pari a circa 7 centesimi al mese per abitante. In questo modo, nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le offerte vengono allora in aiuto alla quota capitaria: comportano un piccolo esborso ma indicano una scelta di vita ecclesiale.

Il resto è assicurato per il 6,5% dalle rendite degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero, per il 67,6% dalla Cei con una parte dei fondi derivanti dall’8xmille e solo per l’1,7% attraverso le offerte deducibili per il sostentamento del clero indirizzate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero.

A oggi quindi le offerte coprono solo l’1,7% del fabbisogno e per remunerare i nostri sacerdoti diocesani bisogna ancora far riferimento all’8xmille. Nonostante questa piccola percentuale, sono espressione della corresponsabilità dei fedeli verso i sacerdoti.

I contributi versati, infatti, vengono inviati all’Istituto centrale sostentamento clero di Roma, che li distribuisce equamente tra i preti diocesani. Assicura così una remunerazione mensile che va dai 903 euro netti al mese per un sacerdote appena ordinato, fino ai 1.405 euro per un vescovo ai limiti della pensione.

Il contributo è deducibile fino ad un massimo di 1.032,91 euro l’anno.

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