Un dialogo al culmine del pellegrinaggio sui luoghi di Santa Gianna Beretta Molla. «Il mondo va troppo di fretta, voi mostrate che si può vivere senza ansia e ossessioni»

Mesero. I nonni della Diocesi sono aper vivere insieme un pellegrinaggio pttesi omeridiano sulle orme di Santa Gianna Beretta Molla

di Annamaria Braccini

Vivere la vita con una «serena e fiera disponibilità a essere originali», facendo rete nelle comunità e nelle parrocchie, offrendo il proprio contributo di saggezza, compiendo gesti, insieme concreti e simbolici, per dimostrare ai nipoti affetto, amicizia e quanto sia bello sfogliare l’album dei ricordi, raccontando tempi diversi da quelli di oggi, senza ansia, senza fretta, senza necessariamente essere aggiornati su tutto. Sono questi i consigli saggi e quotidiani, ma ricchi di una profonda spiritualità, che l’Arcivescovo propone ai quasi 500 nonni e nonne riuniti per la giornata di pellegrinaggio e riflessione promossa dal Servizio diocesano per la Famiglia.

Nella parrocchia della Presentazione del Signore di Mesero, dove tutto parla di Santa Gianna Beretta Molla, ad accogliere l’Arcivescovo ci sono Paolo e Maria Zambon e don Massimiliano Sabbadini, responsabili del Servizio stesso (collaboratore è don Luigi Galli Stampino), il coordinatore della Pastorale dei Nonni Marco Astuti, monsignor Paolo Masperi (rettore del contiguo Santuario diocesano della Famiglia e del Centro di spiritualità intitolati a Santa Gianna), il parroco don Romeo Rimoldi, e il sindaco Davide Garavaglia. In chiesa portano il loro benvenuto tre piccoli della scuola di infanzia, che donano all’Arcivescovo un disegno coloratissimo.

L’omaggio di un bambino all’Arcivescovo

A servizio delle generazioni

La giornata, coronata da un indiscutibile successo, si confronta, attraverso testimonianze e dialogo, con il tema «La spiritualità dei nonni a servizio delle generazioni», come ricorda Astuti che sottolinea: «Vogliamo considerare non solo i nonni, ma la loro spiritualità nel contesto delle relazioni tra le generazioni. Questo ci pare particolarmente importante, pensando anche che il popolo dei nonni rappresenta più del 50% dei fedeli che partecipano alla Messa».

Una spiritualità che si rende evidente nella recita corale, guidata da don Sabbadini, della preghiera composta da papa Francesco per la prima festa dei nonni, il 24 luglio 2021 (istituita, non a caso, nei giorni della memoria liturgica dei santi Gioachino e Anna), festa che quest’anno cadrà il 23 luglio e che il Santo Padre ha volutamente collegato alla Gmg di Lisbona in agosto (leggi qui).

Bilanci e prospettive

Il ricordo della biografia di Santa Gianna, affidato a monsignor Masperi, e l’ascolto delle parole dedicate da Francesco ai nonni e alla trasmissione della fede, precedono l’illustrazione di quanto fatto dalla Pastorale dei Nonni in questo anno – con la promozione di incontri, sviluppo di sinergie, realizzazione dei gruppi di lavoro territoriali (si veda su www.chiesadimilano.it/servizioperlafamiglia) – e di quanto è già in programma per il prossimo. Ossia, il consolidamento dei gruppi, il loro incremento, la concretizzazione del tema emerso a Mesero, su cui si tornerà in alcune serate di dialogo, e un incontro con la presenza delle tre generazioni a confronto: nonni, genitori, nipoti.

Poi è la volta di alcune testimonianze ed esperienze dei referenti dei gruppi, con un’attenzione specifica rivolta sia alla possibilità degli anziani di essere e sentirsi ancora utili, sia alla necessità di interrogarsi sulle situazioni familiari in cui siano presenti diverse fedi. Senza dimenticare il difficile rapportarsi con l’affettività dei nipoti preado e adolescenti e la trasmissione feconda dei valori cristiani.

Si avvia poi il dialogo con l’Arcivescovo, che subito specifica il suo ruolo di zio, con 14 nipoti e 22 pronipoti.

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«Una vita che non va di fretta»

Un nonno, in rappresentanza del Movimento dei Focolari, chiede «come orientarsi, oggi e a che cosa dare la precedenza». «La rivoluzione digitale rende effettivamente più difficile orientarsi – ammette l’Arcivescovo -. Voi potete essere il segno di un’originalità possibile. Non è importante essere ossessionati dall’aggiornamento o dal giudizio sulla modernità rispetto al passato». Un’originalità che si esemplifica «nell’avere fiducia nella vita, che sia sana o malata, come gente che sa sorridere sempre».

«Mi pare che oggi domini il grigiore del malumore – osserva monsignor Delpini -, mentre noi siamo originali perché sorridiamo, viviamo intensamente la preghiera, laddove la consuetudine pare indicare che si può fare a meno di Dio mettendolo tra parentesi. È l’originalità di una vita lenta, che non corre per stare dietro a tutto, in un mondo che, invece, va troppo in fretta».

Insomma, non avere l’ansia da prestazione, ma essere felici della vita «che vive la domenica come una giornata bella perché si va a Messa, si fa festa in famiglia, mentre ora nella società sembra che la domenica sia cancellata. Una vita in cui si usano le mani per fare qualcosa, e questo credo che possa essere apprezzato dai nipoti, una vita che non censura il pensiero della morte. Abbiate una serena e fiera disponibilità a essere originali».

Il “popolo” dei nonni presente a Mesero

«Ascoltate gli angeli»

Interviene il Movimento Terza Età: «Quali suggerimenti può indicarci affinché possiamo essere testimoni del carisma della nostra età in modo fecondo?». «È un tema molto ampio, ma credo che si possa dire che ogni situazione è occasione», nota l’Arcivescovo con un’espressione da lui molto amata e che ha dato il titolo anche alla sua Proposta Pastorale 2019-2020.

«Il carisma dell’anziano può essere il vivere questa età con l’atteggiamento di chi attende l’annunciazione di un angelo che può essere anche solo un nipote o un vicino di casa – prosegue -. Ascoltate gli angeli che vengono a visitarvi. Sfogliate insieme con i nipoti il vostro album di fotografie della famiglia, diventando così l’anello di congiunzione tra le generazioni, anche per mostrare che ci sono stati tempi in cui la vita era diversa. I ragazzi, oggi, hanno una visione un poco appiattita del mondo, ma voi potete raccontare, per esempio, cosa è stata la guerra o gli anni Cinquanta. Testimoniate che è possibile anche un’altra vita».

Un membro dell’Associazione “Nonni 2.0” si interroga sul significato «del linguaggio simbolico, narrativo e devoto», già indicato dall’Arcivescovo: «Guardando ai Vangeli si capisce bene la preferenza per un linguaggio narrativo e simbolico, perché Gesù utilizza le parabole che restano in mente facilmente, narrando, attraverso un racconto, la verità del Vangelo. Inoltre, credo – aggiunge – che il gesto preceda l’insegnamento, come quando il Signore si china a lavare i piedi agli apostoli per dire il suo messaggio. Spiegate ai nipoti i gesti con cui vi prendete cura di loro. Per esempio, prima di ricordare di andare a Messa potremmo mostrare quanto sia bello per noi farlo, andando oltre una precettistica che suscita, talvolta, insofferenza».

L’Arcivescovo presso la tomba di Santa Gianna Beretta Molla

La strada da percorrere

«La comunità parrocchiale – si interroga, invece, una fedele della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli – è il luogo naturale in cui già tutte le generazioni si incontrano. Potrebbe darci qualche indicazione sulla strada da percorrere?». «Fare rete tra voi e con i giovani, è una prospettiva interessante. Convertire la parrocchia a essere una casa e non una sorta di stazione di servizio che eroga qualcosa di cui ho bisogno, che siano i sacramenti o un pacco viveri. Questo si può fare promuovendo modi diversi per stare insieme, magari dopo la Messa della domenica, come ho visto fare in alcune parrocchie di Milano. Poi, possiamo inventare un cortile tra le abitazioni dove ritrovarsi e, infine, non dimenticate quella che definisco “la fragilità come convocazione”, vivendo le difficoltà o le disabilità magari di un vicino o di un anziano come un richiamo a donare un poco del proprio tempo. Questo aiuta le generazioni a incontrarsi».

A conclusione del pomeriggio, ci si incammina tutti insieme verso il cimitero di Mesero dove l’Arcivescovo Mario sosta in preghiera presso la cappella in cui è sepolta Santa Gianna e imparte la sua benedizione.

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