Don Andrea Restelli, parroco di Lomagna, paese natale della religiosa: «Ha vissuto povera tra i poveri e questo la gente l’ha percepito immediatamente. Era amata da tanti parrocchiani, continueremo a sostenere la sua opera»
di Annamaria
Braccini
«Il mio ricordo è quello di una donna di fede, di una donna santa, che ha nei fatti incarnato il Vangelo e lo spirito di Charles de Foucauld; e che, fino agli ultimi istanti della sua vita, è stata davvero quel seme che muore per portare frutto ancora più abbondante». Don Andrea Restelli, parroco di Lomagna, paese natale di suor Luisa Dell’Orto, la religiosa uccisa ad Hairi (leggi qui), definisce così la religiosa, esprimendo il rimpianto per una «morte che impoverisce tutti noi».
Come il paese e i fedeli hanno vissuto questa notizia tragica?
Direi con un doppio atteggiamento: da un lato, ovviamente, lo sconcerto e la tristezza di fronte a una notizia tanto drammatica come quella dell’uccisione di una figlia del paese e della parrocchia; dall’altro lato, però, anche con tanta fede e gratitudine, perché suor Luisa qui era di casa, era amata e sostenuta dalla parrocchia e dall’affetto di tanti parrocchiani. Credo che tutti abbiano ben compreso, da subito, il senso di quanto è accaduto anche dal punto di vista spirituale: è stata una vita spesa per i poveri di Haiti fino all’ultimo momento, povera tra i poveri, e questo la gente l’ha percepito immediatamente.
La parrocchia è collegata con l’iniziativa benefica “Casa Carlo” di cui suor Luisa era l’anima?
Il gruppo missionario – poi è diventata l’associazione “Il Germoglio” – è nato partendo dall’idea di aiutare l’opera di suor Luisa, quando era ancora in Africa, in Camerun, e poi anche ad Haiti. Altri missionari lomagnesi o comunque legati a Lomagna vengono sostenuti. Quando abbiamo fatto la processione per la festa patronale domenica scorsa, abbiamo voluto dedicarla alla continuazione dell’opera di “Casa Carlo” e quindi abbiamo collocato in chiesa, accanto al ricordo di suor Luisa, una cassetta di carità per iniziare subito a contribuire e a portare avanti, come comunità parrocchiale, la sua iniziativa, che già veniva aiutata. A maggior ragione, ora che lei non c’è più fisicamente, vogliamo proseguire essendo ancora più presenti.
L’Arcivescovo nel suo messaggio di cordoglio – e anche quando ha presieduto il Rosario nella vostra parrocchia dei Santi Pietro e Paolo – ha parlato di suor Luisa, che apparteneva alle Piccole sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld, facendo riferimento alle loro due morti in certo qual modo simili. Questa santità che attraversa il mondo e i tempi, la interroga come sacerdote?
Sto cercando di integrare tutto quello che sto vivendo nel mio primo anno di esperienza come parroco a Lomagna. Un avvenimento così grande non poteva che colpirmi molto e direttamente non solo dal punto di vista umano, ma anche da quello del mio ministero. Di sicuro mi interpella in relazione alla mia capacità di essere qui fra la mia gente, condividendone i sentimenti, ma anche per la bellezza di poter aiutare la comunità in questo momento tragico e insieme di rendimento di grazia al Signore: la gente, infatti, ha bisogno di essere accompagnata nel comprendere la portata di fede di quanto è accaduto. È un momento travagliato, con tante cose di cui ci dobbiamo occupare, tuttavia, credo, che dal punto di vista spirituale si senta bene come la comunità lomagnese abbia in sé il desiderio di pregare, di far sì che ciò che si è compiuto nella vita di suor Luisa diventi un fermento di fede che non finisce. Ci sono, come è ovvio, la tristezza e il dolore, ma anche la gratitudine perché una donna così straordinaria è nata da questa parrocchia.