Don Walter Cazzaniga, decano dei Navigli: «Sul nostro territorio convivono realtà sociali molto differenti tra loro. Ma c’è una bella comunione, che diventa una risorsa per affrontare le difficoltà»
di Cristina CONTI
Giovedì 25 febbraio, nella chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, anche il Decanato Navigli parteciperà all’incontro col cardinale Scola in visita pastorale. «Il nostro è un territorio molto lungo – così lo presenta il decano don Walter Cazzaniga -. Si estende da San Gottardo a Gratosoglio, fino alle porte di Rozzano. È nato dalla fusione, circa 15-20 anni fa, di due Decanati più piccoli. Il Naviglio lambisce quasi tutte le parrocchie, che sono dodici. Le realtà sociali che ne fanno parte sono perciò molto diverse tra loro: si va dalla zona nord, socialmente più alta, fino ai quartieri più popolari di Stadera e Gratosoglio, dove la povertà e il disagio si fanno più sentire. Ma da quando sono arrivato qui ho avuto la percezione che la diversità nel nostro territorio viene vissuta come una ricchezza, è una bella comunione che diventa una risorsa per affrontare le difficoltà. In Decanato abbiamo diverse commissioni, tra cui quella sulla famiglia, quella per le missioni e quella per la pastorale giovanile. Quest’ultima in particolare sta portando avanti un bel lavoro: sono molti, infatti, i giovani che vivono o che comunque gravitano nella nostra zona, sia per la presenza di università (soprattutto la Bocconi), sia per la movida. Tra le diverse iniziative abbiamo in programma nel prossimo ottobre Missione Giovani, in collaborazione con Nuovi Orizzonti: i ragazzi, le religiose e tutti coloro che lavorano per la pastorale giovanile hanno già iniziato un bel cammino di preparazione. La Caritas, invece, sta contribuendo a livello decanale e parrocchiale alle esigenze delle persone più bisognose. Certo, poi dobbiamo fare i conti anche noi con le stanchezze del vissuto parrocchiale, che ci sono ovunque…».
Il disagio sociale è peggiorato negli ultimi anni?
Anche nelle parrocchie socialmente più alte la crisi si è fatta sentire. Cerchiamo di venire incontro alle difficoltà di tutti in modo più o meno significativo. I problemi più sentiti sono comunque quello della casa e quello del lavoro. C’è molta generosità da parte delle persone ed è bello vedere come spesso sono proprio i poveri a sostenere i poveri.
Sono molti gli stranieri presenti? C’è integrazione?
Anche a questo proposito la situazione nel Decanato è composita. Molti provengono dalle Filippine, altri dallo Sri Lanka, altri ancora dal Nord Africa (Marocco, Tunisia, Egitto) e poi ci sono i latinos. Nelle parrocchie più a nord ci sono soprattutto figli di portieri, badanti o domestiche. A sud c’è più povertà. Organizziamo molte iniziative per favorire l’integrazione culturale, ma non è così facile: il problema della convivenza esiste. Negli oratori e nelle scuole si riesce sicuramente a creare maggiore collaborazione.
Che cosa vi aspettate dall’incontro col Cardinale?
Siamo una realtà molto grande. La gente è curiosa di sentire le indicazioni dell’Arcivescovo. Questo appuntamento sarà comunque solo il punto di partenza, da cui prenderanno poi avvio i confronti all’interno dei Consigli pastorali per cogliere i passi da compiere per andare avanti sui quattro pilastri della comunità cristiana presentati negli Atti degli Apostoli. Proprio per l’importanza di questa iniziativa abbiamo iniziato a prepararci già prima di Natale, con la preghiera nelle parrocchie e la riflessione nei singoli Consigli pastorali e in quello decanale.