L’interesse per la storia e la cultura, l’impegno nella scuola e per la famiglia dell’Arcivescovo scomparso nelle parole di don Luigi Ferè, amico che con lui ha condiviso l’appartenenza a Cl e un’esperienza di fraternità sacerdotale

di Annamaria Braccini

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Monignor Luigi Negri (foto Samaritani, da www.luiginegri.it)

L’amicizia di una vita, la condivisione sacerdotale, la comune appartenenza a Comunione e Liberazione e l’interesse per i temi educativi e per la scuola. Sono questi i ricordi a cui dà voce don Luigi Ferè parlando di monsignor Luigi Negri, scomparso il 31 dicembre a 80 anni, compiuti il 26 novembre.

La morte di monsignor Negri è certamente una perdita per la Chiesa e un dolore umano per chi lo ha conosciuto. A quando risale la vostra amicizia?
L’ho conosciuto nell’ottobre del 1967, quando siamo entrati insieme nel Seminario diocesano di Saronno, diventando poi preti ambrosiani nel 1972, dopo aver studiato teologia insieme un anno a Saronno e quattro a Venegono. Attraverso lui e il futuro cardinale Scola è avvenuto il mio incontro con il movimento di Cl, e anche per questo gli sono grato. È stata un’esperienza culturale, di studio, di vita comune e di preparazione molto significativa: erano gli anni in cui era appena finito il Concilio, anni di fermento.

Vi siete sempre frequentati?
Certo, molto spesso. Insieme a diversi amici preti abbiamo iniziato un’esperienza di Fraternità sacerdotale, aiutati personalmente da don Giussani. Poi siamo stati vicini per 15 anni a Milano, condividendo l’impegno per l’oratorio e la scuola che don Luigi seguiva in modo particolare nell’esperienza della Gs. La sua grande dedizione educativa, il giudizio che esprimeva sulle situazioni e le indicazioni di metodo per interpretarle mi sono state davvero molto preziose.

E quando è diventato Vescovo?
Naturalmente non ha più potuto seguire direttamente la nostra Fraternità: ci si vedeva meno, ma non sono mai mancati i momenti in cui ci si ritrovava.

Quale era il tratto distintivo di monsignor Negri?
Il giudizio culturale e l’aspetto educativo, la passione per la storia, specie della Chiesa, erano al cuore della sua esperienza, come ha testimoniato il suo lungo insegnamento in Cattolica. Con don Giussani condivideva la fondamentale passione educativa alla fede e, come Vescovo, ha vissuto l’impegno pastorale in tutti i campi, soprattutto, nell’attenzione per la famiglia.

C’è un episodio che ricorda in modo particolare?
Negli ultimi tempi l’ho visto due volte, l’ultima in occasione dei suoi 80 anni. Era lucido e cosciente. In ottobre, invece, vi è stato il momento, molto bello, dell’incontro delle classi di ordinazione 1971-’72-’73 con l’arcivescovo Delpini. Gli ultimi messaggi inviati agli amici sono particolarmente toccanti: vi si legge tutto il suo amore per il Signore e per la Chiesa.

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