Una componente della Comunità di Villapizzone, un medico di Magenta e una docente di Carugate descrivono i loro sentimenti nei giorni che precedono la festa della Natività
Un Natale più sereno di quello del 2020, grazie all’attenuarsi dell’emergenza sanitaria, e che permette di recuperare gesti e abitudini lo scorso anno forzatamente impossibili. Alla vigilia della festa ecco le testimonianze di una componente della Comunità di Villapizzone, di un medico di Magenta e di una insegnante di Carugate, che descrivono i loro sentimenti di questi giorni.
Da Villapizzone: «Basta un gesto per esprimere solidarietà»
«Essendo qui da 16 anni e, vivendo con le porte aperte sul quartiere di Villapizzone e nell’accoglienza in Comunità, abbiamo capito che basta anche un piccolo e semplice gesto per esprimere una solidarietà da amplificare soprattutto nel periodo che porta al Natale». Elena Pistocchini, membro dell’Associazione Mondo di Comunità e Famiglia (Mcf), storica realtà attiva dal 1978, non ha dubbi. «Dare calore, ascolto, magari bevendo anche solo un caffè insieme, è un dono immenso».
Come avete vissuto il Natale dell’anno scorso?
Il dicembre 2020 è stato molto complicato, anche per la nostra dimensione comunitaria e di apertura che, ovviamente, non ha reso le cose semplici. Oggi si cerca di tenere la porta aperta, con le attenzioni del caso, perché la solitudine si è incrementata e pare che il bisogno sia raddoppiato, dal punto di vista sia economico – tanti passano per poter avere una borsa della spesa -, sia di fragilità emotiva.
Quante persone conta Mcf?
Siamo sei famiglie residenti più la Comunità dei Gesuiti, per un totale di 40-50 persone di tutte le età. L’accoglienza va da quella giornaliera a forme anche molto più prolungate nel tempo. (Annamaria Braccini)
La dottoressa: «Una rinascita del cuore»
«Quest’anno l’attesa del Natale è più normale e serena rispetto allo scorso anno, anche se tra le corsie, in ospedale, permane una situazione di atipicità. Tuttavia cerchiamo di vivere l’attesa in modo intenso e significativo, sia tra noi medici, sia con i pazienti». Giulia Marini, 27 anni, specializzanda in chirurgia generale presso l’ospedale “Giuseppe Fornaroli” di Magenta, membro del Gruppo Barnaba del Decanato Centro storico di Milano, riflette sulla sua esperienza di questi giorni.
Insomma, c’è maggiore fiducia?
Sì. Infatti, per esempio, un bel segno per tutti è stata la tradizionale benedizione che il cappellano ha potuto portare nella nostra struttura, pur con le dovute regole e attenzioni.
Qual è il suo auspicio per questo Natale 2021, come giovane donna impegnata nella professione clinica e come credente?
Spero che questo possa essere davvero un 25 dicembre di ripartenza, ma soprattutto di rinascita del cuore per ognuno, come cristiani, cittadini, lavoratori, con un pensiero particolare per chi il lavoro non l’ha o l’ha perso a causa anche della pandemia. (Annamaria Braccini)
L’insegnante: «Sollecitare i ragazzi a spendersi per gli altri»
Una raccolta di solidarietà per introdurre gli studenti alla gioia del dono. Così Simona Incerti, insegnante di religione alla scuola media di Carugate, coinvolge tutti i suoi ragazzi nello spirito delle feste natalizie. «Insieme alla Caritas abbiamo chiesto di portare tutti quei dolci che nelle nostre case di certo non mancano in questo periodo. E a scuola c’era una bella montagna di panettoni e cioccolatini». Negli ultimi due anni, a causa del Covid, non c’è stato l’invito a un momento di preghiera facoltativo prima dell’inizio delle lezioni, nei venerdì d’Avvento. Ma per esempio, spiega la professoressa, «propongo ai ragazzi di scrivere una frase per quella persona che magari non è proprio un amico, a significare che questa volta ho pensato anche a lui. Poi, certamente, con i miei studenti entro nel merito del Natale, spiego che il dono è quello di Gesù. Ma lo sanno, perché sono grandi».
A scuola non mancano gli addobbi: «Anche se ormai siamo alle medie, con le mie colleghe facciamo il presepe: dà un’idea di festa, fa riscoprire che siamo in un momento diverso dell’anno». Un clima di gioia che l’insegnante confida di aver voluto vivere nonostante un personale lutto: «Ho condiviso con gli alunni il momento difficile della perdita improvvisa di mio papà. I miei studenti mi sono stati vicini e io ho continuato costantemente ad andare al lavoro in mezzo a loro, per cogliere nei loro sguardi quella spensieratezza che sentivo necessaria, ma anche per testimoniare che ciò che insegno a lezione deve avere un riscontro vero nella quotidianità di un cristiano».
Tornando sul perché della festa, Incerti riconosce che, ben più prosaicamente, per i suoi alunni la gioia di questi giorni sta soprattutto nell’attesa impaziente delle vacanze. «Ma anche se sembra che siano superficiali – aggiunge -, che non colgano il vero significato della festa, poi i ragazzi si confrontano, in particolare tra chi è di una diversa confessione». «Se il Natale è il compleanno di Gesù, tu cosa festeggi?», si domandano tra loro. «Poi basta poco per farli riflettere – nota la professoressa -: l’importante è che colgano la sollecitazione sul dono, sul donarsi: è la novità che come cristiani accogliamo; ogni anno attendiamo con impazienza il Natale perché ci sembra che il dono della nascita di Gesù possa far rinascere davvero un anno nuovo».
Ma la sollecitazione alla gratuità permette di andare anche oltre il messaggio cristiano, anche perché ci sono studenti anche di altre confessioni. «A scuola pensiamo sia importante trasmettere ai ragazzi il senso dello spendersi per gli altri, anche nel piccolo della loro quotidianità. Portandoli a riflettere, per esempio, che sul fatto che anche qui, a Carugate, ci sono famiglie in difficoltà economica. Sollecitare i ragazzi a un gesto gratuito, vero, ha un valore importantissimo». (Claudio Urbano)