Nelle parole di una donna di Cuba la semplicità e al tempo stesso la ricchezza di un incontro frutto della comunione offerta da Cristo risorto
di don Adriano
VALAGUSSA
Credo che la bellezza e la ricchezza dei giorni passati con il nostro Arcivescovo si possa riassumere con le parole della donna responsabile di una comunità, che l’altro giorno mi ha detto: «Monsignor Mario es mi amigo».
Devo ringraziare il nostro Arcivescovo per come ha voluto vivere alcuni giorni qui con noi. Con semplicità e umiltà ha semplicemente condiviso la modalità con cui cerchiamo di vivere qui il nostro cammino di fede e di ministero sacerdotale, la missione che lui ci ha affidato. La preghiera comune, le relazioni personali fatte di ascolto e di stima, la visita agli ammalati e ad alcune comunità della città e del campo, il seguire gli incontri già in programma nel nostro ritmo settimanale, la celebrazione eucaristica… in tutto abbiamo vissuto l’esperienza di un incontro frutto della comunione che Cristo risorto ci offre.
Non solo. «Mi amigo», dice quella donna per esprimere anche il fatto che è stato, attraverso la nostre parrocchie, l’incontro con il popolo cubano, con la Chiesa di Cuba. Quando, durante gli avvisi della Messa, mi è venuto spontaneo dire a tutti «No somos extranjeros. Somos un único pueblo», da parte della gente c’è stato uno spontaneo applauso a esprimere la coscienza dell’esperienza che stavamo vivendo, l’esperienza di essere Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Sappiamo di essere qui mandati dalla Chiesa di Milano e la visita dell’Arcivescovo, di don Antonio Novazzi e di don Maurizio Canclini (prete fidei donum in Congo) in questo ci ha confermato e sostenuto. Nei loro volti abbiamo visto la vicinanza di tutta la Chiesa ambrosiana.