Redazione

Una toccante testimonianaza sulla missionaria laica
che per gli ultimi ha dato la vita.

«Chi uccide un giusto, rende fecondo il bene che non può sopportare» : così monsignor Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio, ha descritto il martirologio degli ultimi anni in terra africana, nelle zone della Somalia ed Eritrea, dove ha perso la vita due anni fa la missionaria laica Annalena Tonelli.

«Oltre alla Tonelli, nel 1989 venne ucciso il vescovo Salvatore Colombo, nel 1991 don Pietro Turati, nel 1995 Graziella Fumagalli. Annalena aveva avuto il singolare privilegio di poter tenere in casa le specie eucaristiche – ha detto il vescovo – sin dal 1971».

Da qui era derivata la decisione di lasciare l’insegnamento e divenire medico, al servizio dei più poveri, i malati di Tbc, malattia molto presente nel Corno d’Africa e che la Tonelli ha contribuito ad arginare inventando un metodo di cura poi adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

«La testimonianza della Tonelli –ha proseguito il vescovo – ha mostrato come si possa mettere al centro Dio e trarre da questo donazione totale la forza per seguire i poveri e gli umili. Annalena trasse da Charles de Foucault l’esempio di una spiritualità di servizio, che le ha anche fatto fare grossi passi nella direzione del dialogo con i musulmani, che lei traduceva in una parola: “condivisione”».

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