In Duomo l’Arcivescovo ha ordinato vescovo monsignor Roberto Campiotti, nominato pastore di Volterra da papa Francesco.
di Annamaria
BRACCINI
«Il vescovo Roberto è capace di discorsi coraggiosi, di proposte forti. Però ha proposto, per questa celebrazione, letture piene di domande. Credo che faccia bene alle nostre Chiese sentirsi inquietare dalle domande. Forse anche così la Chiesa svolge la sua missione. In questo nostro tempo così inquietato e tribolato, dominato da parole d’ordine senza pensiero, dal pensiero triste senza speranza, dalla difesa della confusione e dell’arbitrio come fossero condizioni per la libertà, la Chiesa e, nella Chiesa, il Vescovo si propongono con umiltà, mitezza, gentilezza e pongono domande».
Il vescovo, che tale è diventato, con la sua Ordinazione episcopale in Duomo, è Roberto Campiotti e chi riflette con queste parole – partendo proprio dalle letture scelte per la celebrazione dal neovescovo, destinato alla diocesi di Volterra -, è l’arcivescovo Mario che gliela conferisce.
In Cattedrale, per questo momento di festa atteso, sono in tanti, i parenti di monsignor Campiotti, gli amici, i compagni di Messa, i sacerdoti conosciuti a Roma nel Collegio San Carlo, i fedeli provenienti da Volterra, le autorità, tra cui, in prima fila, il rappresentante del sindaco di Milano con la fascia tricolore, Marco Granelli, il primo cittadino della città toscana, Giacomo Santi e Francesco Vassallo, della Città metropolitana di Milano.
13 i vescovi concelebranti, tra cui gli ausiliari ambrosiani, l’Amministratore apostolico di Volterra, monsignor Alberto Silvani – conconsacrante unitamente al vescovo monsignor Paolo Martinelli – e molti i sacerdoti, alcuni volterrani, così come due dei diaconi permanenti presenti.
In apertura l’Arcivescovo legge il messaggio inviato dal cardinale Angelo Scola, impossibilitato a essere presente, che fa riferimento ai compiti sacerdotali vissuti in questi anni da monsignor Campiotti, ambrosiano di Varese, classe 1955, ordinato presbitero nel 1979, impegnato prima nella pastorale parrocchiale, per molti anni a Sumirago e, poi, rettore collegio San Carlo in Roma.
Il messaggio del cardinale Scola
«Riprendendo il motto dell’Ordinazione sacerdotale della tua Classe hai ben delineato lo scopo di questa nuova missione che la Chiesa ti affida: dire all’uomo che Dio ha un volto e che questo volto è Cristo, è la Chiesa L’importante esperienza da te vissuta alla guida del collegio internazionale San Carlo ti ha già introdotto le molteplici capacità di annuncio di governo e di edificazione che ministero episcopale comporta: questo ti consentirà una collaborazione proficua con i confratelli della Conferenza Episcopale Toscana particolarmente disponibile a una pratica di comunione che giunge fino all’amicizia e al sostegno reciproco. Lo dico per l’esperienza che feci, in qualità di vescovo di Grosseto, ormai 30 anni fa»
L’omelia dell’Arcivescovo
Dopo la presentazione dell’eletto, l’omelia del vescovo Mario prende avvio, appunto, dalle domande. «L’Ordinazione di un vescovo è l’occasione per porre domande. Di fronte alle troppe sicurezze, così perentorie e così fragili, la parola di Dio, la Chiesa, il vescovo pongono domande. Di fronte a quell’imperialismo dei luoghi comuni che inducono a pensare che siano ovvie anche scelte e pensieri che incrinano il fondamento del convivere e dell’umanesimo, la Chiesa pone domande».
La prima viene dal Vangelo di Giovanni al capitolo 21. .
«Gesù domanda a Simon Pietro: “è l’amore la ragione per cui prendi la parola a nome di tutti? È l’amore la ragione per cui sei ricordato come il primo dei discepoli? Mi ami tu più di costoro?”, chiede Gesù, chiede il vescovo, chiede la Chiesa a coloro che hanno nella comunità ruoli di responsabilità, coloro che svolgono il loro incarico nei diversi ambiti della vita della Chiesa, la Chiesa di Milano, la Chiesa di Volterra. È l’amore la ragione per cui tu occupi i primi posti? È l’amore la ragione per cui sei insostituibile?»
E, ancora, “Mi ami?” «Cioè che cosa c’è in verità nel tuo cuore, dove volgi lo sguardo per alimentare il tuo desiderio, per orientare il tuo cammino? Mi ami? Sei capace di amare? Riconosci da dove viene il tuo amore per il Signore e per la Chiesa? Sei grato di essere amato da un amore che ti rende capace di amare? Sai che cosa sia l’amore?».
«È l’amore per Gesù l’intimo ardore che unifica la tua vita, che anima il tuo servire, che tiene vivo lo zelo anche nella frustrazione, nella delusione, nell’esperienza della solitudine e dell’abbandono?».
Interrogativi posti all’Apostolo, ma che risguardano tutti, cosi come le domande «che inquietano e provocano», della Lettera ai Romani: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”.
«Le parole di Paolo, fanno intuire il dramma della inadeguatezza, il rischio del grigiore, l’insidia che può spegnere l’amore. Come succede che l’amore con cui Gesù ci ama, in realtà sia accolto con una tiepida indifferenza? Il vescovo, la Chiesa, si pongono domande: Dove è finito l’amore di una volta? Come è avvenuto che lo slancio che ha convinto alla consacrazione possa diventare una grigia mediocrità? Come si può vivere di lamenti, di malumore e di scontento, di nostalgie e di rammarico, come se la sequela ci avesse deluso? ».
Chiarissimo il richiamo soprattutto per i sacerdoti.
«Hai forse l’aspettativa che la sequela di Gesù sia una sorta di assicurazione che garantisca una vita tranquilla, la popolarità facile, la prosperità assicurata? Ti sei forse immaginato che seguire il Cristo che porta la croce possa evitarti di portare la croce? Perché ti deprimi e ti lasci intimidire dal disprezzo, dal discredito che ti circonda nell’ambiente in cui vivi?».
La liturgia di Ordinazione e il saluto del neovescovo
Poi, gli impegni degli eletti, con il “Sì, lo voglio”, le Litanie dei Santi, con il neovescovo sdraiato a terra in altare maggiore; l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, i Riti esplicativi; e, a conclusione della Liturgia di Ordinazione, l’insediamento e l’abbraccio di pace con l’Arcivescovo e i vescovi conconsacranti.
E alla fine, la benedizione portata da monsignor Campiotti, con gli altri vescovi ai fedeli, percorrendo la navata centrale, e ai sacerdoti, riuniti nel transetto di San Giovanni Bono.
Da ultimo, il breve ringraziamento del neovescovo, con un particolare saluto per la Chiesa che lo accoglierà (vi farà l’ingresso solenne il 27 marzo prossimo) e ai ragazzi – davvero molti con tanto di striscione, “Vescovo Roberto, il cuore dei giovani Ac è aperto!” – dell’Azione Cattolica volterrana.
«Siete importanti – si rivolge loro monsignor Campiotti – quando rispondete al Signore che vi chiama, in questo momento storico particolarmente difficile: Voi siete in Cristo la speranza della Chiesa. Affido all’aiuto delle preghiere di tutti il cammino che sto per intraprendere, perché per me e per voi sia sempre più facile, nelle diverse e non sempre facili vicissitudine della vita, riconoscere e testimoniare al mondo che “Cristo è tutto per noi”».