Oltre 1.100 in 25 anni: una giornata ne fa memoria. I volti, le storie, i perché dei 28 morti nel 2016. Don Autuoro, direttore di “Missio”: «Una testimonianza in un mondo con muri che si alzano»
di Patrizia CAIFFA
Tra i più noti all’opinione pubblica europea c’è don Jacques Hamel, il sacerdote di 84 anni ucciso da due terroristi il 27 luglio 2016 mentre celebrava Messa a Parigi. O le quattro Suore missionarie della carità (due rwandesi, una indiana e una keniana) uccise nello Yemen, insieme ad altre persone, da un commando di uomini armati che hanno attaccato la struttura dove assistevano anziani e disabili.
Ma ci sono anche tanti volti non conosciuti, come don José Luis Sánchez Ruiz, della Diocesi di San Andres Tuxtla, in Messico, rapito e poi rilasciato con «evidenti segni di tortura», secondo il comunicato della Diocesi. Nei giorni precedenti aveva ricevuto minacce per le sue critiche contro la corruzione e la criminalità.
Sono stati 28 gli operatori pastorali cattolici uccisi nel 2016, sei in più rispetto all’anno precedente. Secondo le stime compilate dall’agenzia Fides per l’ottavo anno consecutivo il numero più elevato è nelle Americhe (12). È inoltre aumentato il numero delle Religiose uccise, più del doppio rispetto al 2015. Si tratta di 14 sacerdoti, 9 Religiose, 1 seminarista, 4 laici. In Africa sono stati uccisi 8 operatori pastorali, in Asia 7, in Europa 1 sacerdote. Dal 1990 al 2016 sono stati in totale 1.112.
Tutti verranno ricordati nella XXV Giornata in memoria dei missionari martiri che la Chiesa italiana, su iniziativa di Missio, organizza il 24 marzo di ogni anno. La data scelta ricorda il martirio del beato Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo di San Salvador assassinato nel 1980, mentre celebrava la Messa in Cattedrale. Il tema di quest’anno è: “Non abbiate paura”.
Una celebrazione molto sentita
«La celebrazione è molto sentita in Italia – dice don Michele Autuoro, direttore di Missio – e si sta diffondendo anche in altri Paesi. Abbiamo preparato sussidi con proposte di animazione e celebrazioni. Il manifesto è già affisso in tutte le parrocchie. Vogliamo fare memoria di sacerdoti, Religiose e laici che hanno consegnato la loro vita al Vangelo, mettendo in conto anche il martirio. È una testimonianza di donazione totale importante, in un mondo con tanti egoismi e muri che si alzano».
Uccisi per il loro impegno
La maggior parte degli operatori pastorali è stata uccisa a seguito di tentativi di rapina o di furto, in contesti di violenza e povertà economica e culturale. Spesso sono state le stesse persone che aiutavano a tradirli: come don René Wayne Robert, 71 anni, ucciso negli Stati Uniti il 10 aprile 2016 da un ragazzo con problemi psichici. Nel testamento scritto vent’anni prima già temeva: «Non condannate a morte il colpevole del mio omicidio». O come il brasiliano don Joao Paulo Nolli, ucciso da tre adolescenti tossicodipendenti ai quali aveva dato un passaggio, dopo essere stato derubato di tutto.
Oppure sono morti per il loro impegno a favore della giustizia e dei diritti umani, semplicemente perché stavano svolgendo il loro servizio. Padre Vincent Machozi, Assunzionista, è stato ucciso dai militari il 20 marzo nella Repubblica democratica del Congo: stava animando un incontro con i capi tradizionalisti della popolazione Nande, di cui denunciava le sofferenze a causa dei gruppi armati dediti al traffico illegale di coltan, il materiale che usiamo nei nostri telefonini; era già sfuggito a sette attentati.
Altri sono stati rapiti a scopo di riscatto, come don John Adeyi, Vicario generale della Diocesi di Otukpo, in Nigeria: il suo corpo senza vita è stato ritrovato il 22 giugno, due mesi dopo il rapimento, nonostante la famiglia avesse pagato la somma richiesta. Sorte analoga è toccata a due sacerdoti messicani, don Alejo Nabor Jimenez Juárez e don José Alfredo Suárez de la Cruz, rapiti il 18 settembre nella città di Poza Rica e ritrovati uccisi la mattina dopo; la zona è teatro di scontri violenti tra i “cartelli” della droga.
Le Religiose, gli operatori Caritas
La cronaca nera si tinge di rosa con le storie delle 9 Religiose uccise, tra cui la spagnola suor Isabel Solá Matas, 51 anni, missionaria ad Haiti da molti anni, uccisa nella pericolosa capitale Port-au-Prince mentre guidava la sua automobile, solo per rubarle la borsa. O suor Margaret Held e suor Paula Merril, entrambe 68enni, uccise a coltellate nella loro casa a Durant, nello Stato del Mississippi (Usa).
Suor Veronica Rackova, 58 anni, religiosa slovacca delle Suore missionarie dello Spirito Santo, aveva invece ricevuto una chiamata per un parto difficile nel centro sanitario che dirigeva in Sud Sudan; al ritorno è stata assassinata da militari.
Alcuni erano operatori Caritas: Elias Abiad morto sotto le bombe ad Aleppo, in Siria. Nella Repubblica democratica del Congo sono stati uccisi, in luoghi e occasioni diverse, un contabile della Caritas di Basankusu e un autista che trasportava gli stipendi degli insegnanti, a 40 chilometri da Uvira, nel Sud Kivu.
Il progetto per i cristiani di Aleppo
Per la Giornata in memoria dei martiri missionari i giovani di Missio chiedono di sostenere un progetto in Siria, rispondendo a una richiesta di monsignor Boutros Marayati, Arcivescovo di Aleppo per gli Armeni cattolici dal 1989. «La situazione di Aleppo rimane drammatica e preoccupante perché la soluzione definitiva è ancora lontana, ma noi vogliamo continuare a vivere e aiutare i nostri fedeli a pregare in chiesa e a mandare i loro figli nelle scuole – scrive -. Vi chiediamo aiuto per ricostruire la cattedrale e la scuola diocesana “Al Imane”». Servono 8.500 euro… le offerte già iniziano ad arrivare.