Il 24 marzo i cristiani sono invitati a una preghiera che è preludio del Venerdì Santo, ma anche della Pasqua. In Diocesi si ricorda suor Luisa dell’Orto, assassinata ad Haiti. A Valmadrera la celebrazione con l’Arcivescovo
di Piero
Masolo
Ufficio Pastorale missionaria
Ogni anno durante la Quaresima i cristiani sono invitati a una celebrazione che si qualifica come preludio tanto del Venerdì Santo, quanto della Pasqua: la Giornata dei missionari martiri.
Romero e gli altri
La data del 24 marzo non è scelta a caso. Infatti, nel 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, venne ucciso monsignor Oscar A. Romero, vescovo di San Salvador nel piccolo Stato centroamericano di El Salvador. La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri prende ispirazione da quell’evento e per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il Vangelo.
Anche quest’anno giungono notizie di tante, troppe sorelle e fratelli uccisi in missione. Se ne farà memoria durante le celebrazioni dedicate a loro; invitando però a ricordarli durante tutta la Quaresima: il loro sacrificio non passi inosservato, diventi piuttosto stimolo ed esempio di totale dedizione all’annuncio della Buona Notizia tra gli ultimi della Terra, laddove il messaggio di speranza di Cristo è quanto mai urgente e necessario.
L’invito di Gesù
La Giornata a livello nazionale ha come titolo «Di me sarete testimoni» (At 1,8), slogan che già aveva accompagnato durante il mese missionario. Il calzante invito di Gesù, rivolto agli apostoli, risuona forte ancora oggi in chiunque scelga di raccoglierlo: è l’invito a farsi prossimi, ad imitare il Maestro nella vicinanza a chi sta a nostro fianco, a raggiungere coloro tanto distanti da sentirsi smarriti, ad abbattere i muri del pregiudizio, a soccorrere chi è nel bisogno.
La Veglia con l’Arcivescovo
A livello diocesano, la 31ª edizione della Giornata dei missionari martiri verrà celebrata prendendo spunto dalla figura di suor Luisa dell’Orto, la piccola sorella del Vangelo, assassinata in un agguato tra i vicoli della capitale di Haiti lo scorso 24 giugno. «Sulle orme di suor Luisa dell’Orto» è il titolo della Veglia che presiederà l’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, con la testimonianza di Maria Adele dell’Orto, venerdì 24 marzo alle 21 presso la parrocchia di Sant’Antonio Abate, in piazza Mons. Citterio 1, a Valmadrera (Lecco) – leggi qui.
Leggiamo in una lettera di suor Luisa: «Carissimi, in molti vi siete preoccupati per ciò che sta succedendo ad Haiti e per come ho potuto riprendere le attività rientrando nel Paese. Vi ringrazio per tanta attenzione e sollecitazione e ne sono certa, di tanta preghiera e intercessione… Mi direte che sono un po’ folle, visto la situazione di insicurezza, a uscire così ma vi assicuro che eravamo quasi tutti a piedi e che lo spostamento era “obbligatorio” perché sindacati e gruppi della popolazione hanno proclamato tre giorni di sciopero “duro” dal 25 al 28 ottobre con manifestazioni, blocco di strade… Pazzesco, ma questa è la logica in cui il Paese è caduto o è stato condotto; la sola cosa certa è che i sequestri continueranno in quanto le gang non fanno sciopero… Da parte mia, per ora riesco ad andare a insegnare all’istituto dei padri salesiani a una mezz’ora di macchina da casa (è il solo spostamento che faccio); il resto degli impegni sono nel quartiere e il Centro occupa tutte le giornate… Questa è la forza e la speranza della nostra zona: tutto l’ampio territorio della parrocchia sembra ancora abbastanza protetto per i sequestri, bisogna fare più attenzione per le manifestazioni e i disordini. È così che riesco a essere presente alla gente, a stare con loro e con i ragazzi… Perché restare qui? Perché esporsi al “rischio”? Che senso vivere in tale disagio? Stamattina l’impiegato che legge il contatore della corrente elettrica è venuto per la sua lettura e abbiamo parlato un pochino della situazione del Paese, a un certo punto mi ha detto: “Suor Luisa, tu qui nel quartiere puoi kouche a tè, cioè dormire in terra in mezzo alla strada tranquillamente e nessuno ti farà niente perché tutti sanno che fai qualcosa per loro e che possono contare su di te in caso di bisogno”. Mi sono commossa… Testimoniare che si può contare sulla solidarietà che nasce dalla fede e dall’amore di Dio è il più grande dono che possiamo offrire».