Istituiti dal cardinale Martini, in Diocesi sono circa 9000. Sabato incontrano monsignor Delpini in Duomo: «L’Arcivescovo desidera ringraziarli, incoraggiarli e rilanciare la finalità specifica del loro ministero», anticipa monsignor Claudio Magnoli

di Annamaria BRACCINI

Monsignor Claudio Magnoli
Monsignor Claudio Magnoli

Un incontro in Duomo tra l’Arcivescovo e i Ministri straordinari della Comunione eucaristica, sabato 22 settembre alle 15, che si concluderà con la celebrazione dei Vespri. Perché questa scelta? A spiegarlo è monsignor Claudio Magnoli, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale liturgica: «I Ministri straordinari sono stati istituiti dal cardinale Martini ormai più di trent’anni fa e in Diocesi sono diventati una realtà significativa, che conta circa 9000 persone operanti nelle mille parrocchie ambrosiane».  

Quale la loro funzione?
Il compito principale è quello di portare la Comunione agli assenti giustificati dalle Messe, cioè le persone malate o anziane che non possono andare in chiesa. Offrono, inoltre, un aiuto anche nella distribuzione festiva dell’Eucaristia, soprattutto durante le celebrazioni. Il motivo di un incontro di questo genere è, appunto, quello di dare loro un significativo riconoscimento per il compito che svolgono da anni nelle nostre comunità. L’Arcivescovo desidera rivolgere loro una parola, incoraggiarli e anche, in qualche misura, prospettare un indirizzo più preciso al loro impegno. Infatti non possiamo nasconderci che, talvolta, il modo di esercitare questo ministero perde il suo slancio iniziale e diventa, da un lato, un poco abitudinario e, dall’altro, pospone l’attenzione ai malati e agli anziani, esercitando il servizio semplicemente nella celebrazione eucaristica domenicale. Per questo l’Arcivescovo vuole rilanciare la finalità propria e specifica del ministero.

C’è un percorso di preparazione per divenire Ministri straordinari?
Chi diventa Ministro, anzitutto, frequenta un percorso di formazione di base, fatto di sei incontri che toccano sia il ministero liturgico, sia un’attenzione di carattere spirituale-pastorale, ma anche psicologico, verso le situazioni di disagio, di malattia e di anzianità. Dopo questo primo percorso, strettamente obbligatorio, i Ministri ricevono un tesserino, valido cinque anni, che è un mandato ufficiale da parte dell’Arcivescovo. Il Servizio per la Pastorale liturgica ha in carico l’intero cammino, seguendo anche quanto avviene nelle parrocchie, tenendo i contatti con i sacerdoti e con i Ministri stessi.

Come sono articolati i corsi di formazione?
Sono di due tipi, uguali nella struttura, alcuni organizzati direttamente a livello diocesano dal mio Ufficio, in particolare a Milano e al Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso, altri invece promossi a livello locale. Nelle Zone pastorali e nei Decanati vengono attivati su richiesta quando vi è la presenza di un certo numero di Ministri. Mi pare bello, poi, che alcuni Decanati abbiano una loro organizzazione di coordinamento dei Ministri straordinari della Comunione eucaristica, per cui, all’inizio dell’Avvento o della Quaresima, vengono convocati tutti insieme: si fa una mezza giornata di ritiro, un momento di riflessione, si prega e viene condotta anche una verifica del servizio prestato. L’auspicio del Servizio per la Pastorale liturgica è che molti più Decanati possano dotarsi di questa organizzazione interna, in modo che non ci sia soltanto una supervisione generale a livello centrale, ma al contrario un coordinamento nell’ambito di base.

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