L’Arcivescovo ha portato la sua benedizione e il suo saluto nella zona di via Padova, camminando dalla chiesa di San Giovanni Crisostomo alle case popolari, sostando nei cortili dei condomini e dialogando con i commercianti di diverse etnie e fedi

di Annamaria BRACCINI

benedizione natalizia via palmanova_AIZA

La chiesa che, tra le luminarie e il traffico – nonostante tutto caotico – della strada più multietnica di Milano, via Padova, racconta di una normalità sperata e brilla di una luce particolarissima, fatta di porte aperte, di un clima festoso, di gente con famiglie, giovani e anziani che arrivano, alla spicciolata, entrando nella “loro” parrocchia, San Giovanni Crisostomo. A pochi giorni dal Natale con un’emozione in più, perché a portare la benedizione, gli auguri e la solidarietà in questo momento difficilissimo di pandemia, è l’arcivescovo di Milano, che in parrocchia fa sosta come prima tappa di un articolato itinerario, percorso interamente a piedi, che tocca, poi, attività commerciali e condomini popolari fino a via Palmanova. «Quest’anno non si può entrare casa per casa a portare un segno di benedizione, ma io vorrei entrare portando cuore per cuore. Vorrei trovare un linguaggio che capiscano tutti gli abitanti di questo quartiere, non solo quelli che parlano italiano e che festeggiano il Natale come festa cristiana. A tutti coloro hanno paura del futuro, che si sentono soli, che vedono un allarme per le povertà, vorrei dire con la preghiera, il sorriso e la benedizione che la Chiesa vuole darvi speranza, che il Signore Gesù viene per essere principio di vita nuova. Vogliamo vincere questo virus, questa crisi sociale e spirituale», dice il vescovo Mario sulla soglia, prima di fare il suo ingresso tra gli applausi.

In “San Giovanni Crisostomo”

«Grazie» è la semplice parola con cui lo accoglie il parroco, don Felice Capellini, che ricorda «il passato – domenica prossima la parrocchia “compirà” 45 anni – il presente, con la visita appunto di monsignor Delpini, e il futuro «che, per tutti, è quella Gerusalemme celeste», soggetto della vetrata centrale della chiesa.
La pagina del vangelo di Luca, con l’annuncio dell’angelo a Maria, il “Kaire” carissimo al vescovo Mario, ispira l’intera riflessione proposta ai fedeli, tra cui tanti giovani impegnati nelle attività di volontariato della Caritas parrocchiale a favore delle persone in difficoltà e alcune autorità civili quali l’assessore del Comune alle Politiche Sociali e Abitative, Gabriele Rabaiotti, e il presidente del Municipio 2, Samuele Piscina.
Tre le parole-chiave. “Rallegrati” – «l’angelo viene a nome di Dio a dire a Maria e a tutti noi: “Dio vuole la tua gioia”»; “Piena di grazia”, «che ci dice chi è Maria, una ragazza amata da Dio»; “Il Signore è con te”, che dice come si svolge la vita «che va avanti insieme con il Signore».
In questo Natale «che vorrei sia un’annunciazione» come sottolinea, il riferimento è anche Lettere che l’Arcivescovo ha scritto per le famiglie, “Benedetto pranzo di Natale”; per i ragazzi, “Quella notte, per vincere le sette paure”; per i malati, “La spiritualità delle briciole e la preghiera minima” e per i carcerati. Messaggio, quest’ultimo, che porterà lui stesso ai detenuti, recandosi in questi giorni in carcere, come annuncia.
Infine, sono proprio una famiglia, con Rachel che verrà battezzata domenica, e Monica, per i bambini, a ricevere le rispettive Lettere, mentre alla persona malata, costretta a casa, la porterà un giovane.

Tra le case e i negozi di via Padova

Sull’asse di via Padova, il primo saluto è per il fiorista del Bangladesh, Raman Elias, a Milano da1999, cittadino italiano («con orgoglio») dal 2016 che lo attende nel suo chiosco con una stella di Natale in mano come dono. Poi, la benedizione ai tassisti che aspettano la chiamata nello spiazzo davanti alla chiesa. L’incoraggiamento è rivolto a Piero che li rappresenta tutti. E, ancora, la gelateria gestita da persone cinesi, i negozi di abbigliamento, la scuola guida, la pasticceria…. Insomma, il variegato mondo della metropoli dove, nella zona, convivono ben 159 etnie. «Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta ad accendere le luminarie», spiega Davide Agricola, il presidente dei commercianti di via Padova che associa 150 esercizi di cui un terzo di proprietà straniera. «Ci hanno aiutato tutti: i residenti, le famiglie anche musulmane».
Si entra nel grande condominio del numero civico 109: al pian terreno apre la porta il dottor Fabio Limonta, medico di base che sta vistando e somministrando vaccini antinfluenzali agli anziani.
Sui balconi tanti lumini accesi, la gente si affaccia, ringrazia e partecipa alla preghiera e alla benedizione.
«Grazie di avere acceso il lume che dice un punto di riferimento perché Gesù possa trovare la strada di casa vostra. La storia, la vita non è una vicenda insensata e drammatica, ma è vivere nei giorni belli e in quelli brutti, come questi, nei quali il Signore non ci ha abbandonato, sapendo che viene in mezzo a noi con il Natale. Tenete acceso il lume per dire che in questa città c’è speranza». Come gesto per festeggiare la visita del vescovo Mario, viene proposta ai condomini una raccolta di generi alimentari, perché la crisi e il Covid mordono e lo si capisce.
«In collaborazione con Banco alimentare e l’Associazione Milano Positiva diamo aiuto a 300 famiglie in difficoltà indipendentemente dalla regione di provenienza o dalla fede professata», osserva sulla porta della macelleria “Marrakech”, Mahmoud Asfa, architetto, presidente del Consiglio direttivo poco lontana Casa della Cultura Islamica di via Padova 144. A lui e ad altri l’Arcivescovo consegna il tradizionale messaggio di augurio e saluto natalizio per gli «amici musulmani» firmato da don Giampiero Alberti, collaboratore del Servizio Ecumenismo e Dialogo della Diocesi.
«Via Padova – aggiunge Asfa – è un laboratorio di convivenza di diverse etnie, religioni, culture che fa ben sperare per il futuro. Milano è all’avanguardia e può essere un esempio per altre città».

Nelle case popolari e tra i cortili solidali

A dare il benvenuto nell’androne del quadrilatero delle case popolari MM di via Tarabella 4 (132 nuclei familiari), Cesana 3 (135) e Palmanova 59 (160) è Gianni Para, presidente del Comitato degli inquilini, “Cortili solidali”, insignito dell’Ambrogino d’Oro per il suo impegno sociale, mentre, sullo sfondo, all’ingresso di uno dei caseggiati, luccica una statuetta della Madonna illuminata, tipica delle vecchie case popolari. Racconta, infatti, Para: «Questo luogo ha una storia antica, nata nel 1939. Oggi siamo una microsocietà di persone per la maggioranza anziane, cresciute qui («oggi magari costrette a chiedere aiuto alla Caritas parrocchiale»), e di nuove provenienze con sili di vita diversi. Nella pandemia abbiamo fatto fatica a sentirci comunità, ma ci siamo presi cura, comunque, dei più fragili. Tra di noi e con le Istituzioni c’è un percorso e un dialogo aperto di impegno per la dignità e il sorriso della gente, dove conta, in primo luogo, la persona».
Un «discorso intenso», lo definisce il vescovo Mario che attraversa gli spazi verdi interni al complesso. «Parole che dicono di quella determinazione concreta che ha nella gestione delle case, nell’attenzione, nella collaborazione con le Istituzioni un modo di essere fratelli tutti dove ciascuno è protagonista di buon vicinato. Dio benedice queste intenzioni e sta dalla parte di chi opera il bene per edificare un luogo dove sia desiderabile abitare. Milano è più forte della pandemia, perché ci si aiuta gli uni gli altri, Milano vince il male perché è buona», conclude, tra un semplice presepe della periferia e la sede del Comitato, un piccolo spazio, ma fondamentale, di socialità e aggregazione. Insomma di speranza.

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